Dopo la retrocessione in Serie B, abbiamo iniziato a lavorare per cercare di capire più in profondità possibile cosa sta succedendo alla Sampdoria. Ecco come stanno le cose.
A cura di Emanuele Corazzi
Ci sono due schieramenti al momento per acquisire la Sampdoria. Da una parte Andrea Radrizzani, azionista di maggioranza del Leeds United, che ci aveva già provato con il Genoa: nella giornata di lunedì ha fatto tutti gli incontri istituzionali e visionato le strutture del club, si è persino offerto anche di acquisire lo stadio Marassi dopo averlo visionato. Dall’altra parte Alessandro Barnaba, con Garrone che ha dato disponibilità al fondo Merylin ad essere tra gli investitori e ha dalla sua il vantaggio temporale: ha presentato l’offerta 7 mesi fa. Che sia Radrizzani o Barnaba servono almeno tre condizioni: 30 milioni subito, accordo con la proprietà e accordo con i creditori.
La verità su ciò che sta accadendo alla Sampdoria
Il primo aspetto da tenere in considerazione sono i creditori. Dei 160 milioni circa di debiti, la maggior parte coperti da Banca Sistema (impossibile stabilirne la cifra certa) 8-9 sono debiti verso i fornitori. Per intenderci, per una normale partita di calcio servono 250 steward, 80 tra dipendenti di bar e food, 20 addetti alle pulizie, 40 ambulanze, 15 medici infermieri per un totale di circa 450 persone che fanno si che una gara si realizzi. Tutti questi fornitori hanno un credito con la Samp e se non dovesse essere saldato ci sono aziende che rischiano di chiudere e famiglie che avrebbero seri disagi finanziari e dunque sociali. Il Cda della Sampdoria ha diviso in cluster i fornitori e sta proponendo un pagamento dilazionato. Ma questa dilazione costringerebbe comunque tante aziende a chiudere. Se il 60% dei creditori dice sì, l’accordo è considerato valido. Ma se non arriva il sì di questo 60% la vendita della Samp non può procedere. C’e un aspetto umano e sociale gigante dietro questa questione, magari non è la prima cosa a cui si pensa, ma ha una drammaticità enorme. Dopo gli incontri di martedì 23 maggio, l’accordo non si è trovato.
Il rischio fallimento
Il secondo aspetto sono le date. Per il 26 e 29 maggio il Cda della Sampdoria ha convocato un’assemblea con l’intenzione di proporre un aumento di capitale. Se non dovesse arrivare, il Cda potrebbe anche dimettersi. La società al momento è di proprietà di Ferrero, il Cda (tutta gente che non ha preso un euro e ha fatto di tutto per portate a termine la
Stagione) è composto dal presidente Marco Lanna da Antonio Romei, Giovanni Panconi e Alberto Bosco.
Il 20 Giugno è la data ultima per avere i contratti a posto per iscriversi alla Serie B. Altrimenti è fallimento.
Il terzo punto è il ruolo della Federazione. Perché nel 2018 Cellino fu squalificato per 18 mesi e multato dalla federazione inglese non avendo le carte a posto e in Italia tutto ciò può succedere? In Italia la legge è diversa da quella inglese, l’ente della FIGC preposto a questi controlli è la Covisoc. Nel 2014 – al momento dell’acquisto della Samp- la cessione di un club era solo un accordo tra privati ed era sufficiente che chi comprasse non avesse la fedina penale sporca. Dopo i casi Parma e Sampdoria la regola è cambiata e se compri almeno il 10% devi presentare dei documenti che passano al vaglio del COAPS. Dopodiché, la Samp ha sempre pagato le iscrizioni e gli stipendi dei calciatori (a parte gli ultimi 4 mesi).
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Come siamo arrivati a questo punto?
Una breve cronistoria. Nel 2014, dopo aver ricevuto uno sputo da un tifoso in Corso Italia, Edoardo Garrone decide di vendere la Sampdoria. Il club gli costa troppo e lui non ha troppa voglia di stare nel calcio. Nel 2013 la Erg è accusata di irregolarità fiscali, reato per cui viene giudicata non colpevole nel 2018. Ferrero acquista nel 2014 la Sampdoria per la cifra simbolica di 1000 euro e tra gli accordi è prevista una fideiussione bancaria di Garrone per garantire la continuità economica del club.
Ora è difficile acquistare un club con 160 milioni di debiti nei tempi previsti. L’alternativa è prenderla a 0, seppur ripartendo dalla D (o dalla C in caso di ripescaggio). I tempi, in più, per chiudere tutti gli accordi coi creditori (fisco compreso) sono molto ravvicinati. In più, il Doria è stato messo in un trust a garanzia dei beni di Ferrero e chi lo compra dovrà pagare almeno quei 30-35 milioni di euro alla famiglia.
Chi dovesse comprare dopo il fallimento sa che la Samp perderebbe tutti i cartellini dei giocatori, ha un ammontare totale di circa 13 milioni di mutuo (tra centro sportivo e gestione stadio) e dovrebbe coprire tutti i costi delle giovanili e del Femminile. I costi di gestione solo di campo e stadio sarebbero di 2 milioni Ci sarebbe un curatore nominato dal Tribunale Fallimentare che dovrebbe indire una gara al rialzo per cedere il club. Ma come insegnano Fiorentina, Parma e Napoli si può tornare in fretta protagonisti.
Caso Sampdoria, una perdita per tutti
Dal piano razionale cartesiano a quello emotivo, che botta per Genova. I genovesi sono come la loro città. È tutto stretto, intersecato. È un paesone da 550mila abitanti. Questa questione riguarda tutta la gente. Per chi perde un amore, per chi perde un lavoro e per chi, semplicemente, perde l’altra metà della città da prendere in giro. È qualcosa di grande e qualcuno non se n’e assunto la responsabilità da troppo tempo.