Gonzalo Villar: «Vorrei restare alla Roma. Morata mi scrisse dopo un numero su Lukaku»

by Lorenzo Lombardi

Minuto 92. Roma 2-2 Inter.

Ibañez nei pressi di centrocampo manca lo stop di petto; per sua fortuna a coprirgli le spalle c’è il giovane Villar. Quasi ultimo uomo, con la serenità che si ha quando si gioca al parco con gli amici, stoppa palla di collo piede, la accarezza una, due, tre volte disorientando Brozovic e Barella; tutto questo proteggendo il pallone col corpo dall’attacco di Lukaku. In una situazione così pericolosa, quel mix di sfrontatezza e abilità racchiude tutto Gonzalo Villar alla prima esperienza romanista. «Non sapevo nemmeno che minuto fosse ma ero talmente sicuro di me stesso, in quel periodo, che sapevo di poter fare quella giocata. Con Fonseca giocavo sempre, avevo tanta fiducia in me stesso e sapevo che era ricambiata da allenatore e compagni. Quando ti senti così bene fisicamente e mentalmente puoi solo fare bene». Quella giocata, in quella partita, alla quale aggiunge anche un assist per Mancini, fa innamorare i tifosi romanisti e non solo. «A fine partita, dopo aver aperto Instagram, ho visto il messaggio di Álvaro Morata. Mi disse che stava guardando la partita insieme ai compagni della Juve e che ero piaciuto molto a tutti». La prima stagione romanista regala gioie al giovane spagnolo; gli anni successivi non sono stati altrettanto fortunati ma, grazie alle difficoltà affrontate, è cresciuto ancora di più e dopo vari prestiti è pronto per tornare in terra capitolina.

La Roma nel cuore

«Spero di poter tornare alla Roma, dove ho ancora un anno di contratto, e di giocarmi le mie carte, dimostrando il mio valore». Così si è presentato Gonzalo Villar, precisando la sua voglia di tornare nella capitale per poter aiutare il gruppo a cui è rimasto molto legato. Le esperienze in prestito tra Getafe e Sampdoria lo hanno fatto crescere e fortificato sotto vari punti di vista: la parentesi genoana, sponda blucerchiata, gli ha fatto capire il valore del gruppo e del sacrificio, quanto conta gettare il cuore oltre l’ostacolo; in Spagna, nella sua terra, ha potuto realizzare i suoi sogni, giocando al Camp Nou e al Bernabeu, oltre ad aver aiutato il Getafe a raggiungere un importante salvezza. Ora si sente pronto a fare ritorno in terra capitolina: «Penso che, visti i tanti infortuni di quest’anno, avrei potuto dare una mano. Sarebbe un onore per me tornare a far parte di quel gruppo e poter giocare agli ordini di Mourinho, uno dei più grandi allenatori degli ultimi vent’anni». A differenza di quanto è stato detto sul suo conto, lui non ha mai avuto problemi con lo Special One, semplicemente si è trattato di scelte tecniche, condivise da entrambe le parti. «Per Mou nutro grande rispetto. Mi disse subito, dal primo giorno, che preferiva centrocampisti con doti diverse dalle mie. Io ho cercato in tutti i modi di farmi notare in allenamento ma purtroppo non è andata bene. Complessivamente la mia vita a Roma è durata il tempo di una stagione completa; nonostante ciò faccio sempre il tifo per loro, ho seguito tutte le partite, compresa la finale persa». Dopo essere passato, nel giro di pochi mesi, da titolare fisso a giocatore ai margini del progetto, è stata la voglia di giocare, di poter battersi al fianco dei compagni la domenica, ad aver convinto Gonzalo ad accettare i prestiti.

Gli ‘insidiosi’ prestiti

La partenza, nel mercato di gennaio, direzione Getafe è stata una boccata d’aria fresca per Villar, ansioso di tornare a giocare dopo più di cinque mesi. «Quando rimani fuori per tanto tempo, nasce dentro di te una sorta di ansia di giocare; molto spesso, purtroppo, questa è una cosa negativa perché ti porta a essere insicuro e timoroso in campo. La serenità, quando si è in campo, è una degli aspetti principali, soprattutto per un giocatore come me che ama toccare tanto il pallone». Questa ansia di cui parla Villar lo ha portato a essere troppo esigente con sé stesso, cercando di ottenere tutto subito senza aspettare il momento giusto. 10 presenze sono tutto ciò che ha raccolto nel suo primo prestito in Spagna.

La stagione 22/23 per lui è partita in ritardo, avendo raggiunto i compagni doriani direttamente dopo il ritiro di agosto. Le premesse per disputare un’annata di livello c’erano tutte; partendo dal gruppo, formato da giocatori esperti e di categoria, passando per mister Giampaolo. Purtroppo però le difficoltà societarie hanno influito tanto e, complici i risultati negativi, hanno condizionato la stagione. «È stata un’annata difficile. Avevamo un gruppo molto affiatato e stavamo molto bene insieme. I risultati però non sono mai arrivati e siamo entrati in una spirale negativa, dove tutto girava contro di noi. Inoltre non vedevamo un euro. Tutto questo mi ha fatto capire che, a volte, non dipende tutto dai giocatori in campo». E pensare che, per il suo stile di gioco, Gonzalo sposava a pieno gli ideali di Giampaolo. Dopo aver giocato le prime tre gare da titolare, acquistando la fiducia che mancava da tempo, è arrivato l’esonero del tecnico. «Non eravamo liberi di testa e tutto ciò che ruotava attorno a noi aveva creato un ambiente negativo. Quando me ne sono andato ho chiesto scusa ai tifosi; sono un ragazzo onesto e so di non essere stato all’altezza della Samp. Loro invece sono stati incredibili e ci hanno sempre supportato, nonostante tutto. Ci tengo a mandargli un abbraccio e sono sicuro che torneranno presto in Serie A».

La maturità di Villar

La crescita, umana e calcistica, dovuta a queste difficili esperienze, è stata evidente ed emerge dalle sue parole. Pochi giorni fa il Getafe, dove è tornato per la seconda volta a gennaio, si è salvato e continuerà a giocare ne LaLiga. Il suo apporto, soprattutto da subentrato, è stato di grande aiuto per salvare la squadra spagnola. Negli ultimi mesi ha lavorato tanto per farsi trovare sempre pronto; non vede l’ora di tornare a Roma, «fosse per me partirei ora per poter essere domani a Trigoria», e chissà se, nella prossima stagione, lo Special One darà una seconda chance al talento spagnolo. La sua classe e il suo temperamento possono sempre fare comodo.