Il Lecco dei miracoli non vuole smettere di sognare. Dopo la battaglia dell’andata, nel clima infernale dello Zaccheria, vinta 2-1 contro il Foggia nella finale d’andata dei playoff di Serie C, ora ai ragazzi di Foschi rimane un ultima gara da giocare. L’incredibile stagione del Lecco si concluderà tra le mura amiche del Rigamonti-Ceppi, dove più di 5 mila cuori nero-azzurri proveranno a spingere i propri ragazzi verso un traguardo storico. L’inizio difficile, i cambiamenti a stagione in corso e le certezze acquisite col passare del tempo; questi passaggi, che delineano il sogno di un’intera città, racchiudono anche l’annata di Federico Zuccon, talento classe 2003 dell’Atalanta: Dopo una prima parte di stagione altalenante, oggi è lui che possiede le chiavi del centrocampo della squadra e, in questi playoff, sta compiendo un salto di qualità. È uno dei pochi ad aver giocato tutti i minuti a disposizione nei playoff, facendolo con qualità e quantità. «Quest’anno, che è anche il primo tra i grandi per me, mi sta aiutando moltissimo; la fiducia e la continuità acquisite durante l’anno mi hanno permesso di esprimermi al meglio. Quella dell’andata è stata una vittoria incredibile; 15 mila persone, un ambiente pazzesco e non è stato facile adattarsi, ma dopo il gol subito abbiamo cambiato marcia. Ora ci rimane una sola gara da giocare, bisogna spingere!».
La storia di Federico Zuccon
Gli ostacoli, che il passaggio da settore giovanile a prima squadra può presentare, sono molteplici; a partire dalle responsabilità, nei confronti dei compagni e soprattutto della città, dei tifosi. Ogni partita mette in palio tre punti pesanti, dando un peso a ogni vittoria e a ogni sconfitta. «La Primavera è come una bolla: pensi che il calcio vero sia cosi e invece è molto molto diverso. Io me ne sono accorto quest’anno quando i primi errori sono sembrati pesare il doppio rispetto agli anni passati. Stessa cosa per le sconfitte: dopo due consecutive c’è stata una prima contestazione dei tifosi».
I giovani non sono abituati a giocare in grandi stadi, pieni di tifosi e le reazioni di conseguenza possono essere diverse: alcuni giocatori possono subire queste pressioni, facendosi condizionare e trasportare ‘fuori’ dalla partita; altri vengono stimolati dai grandi stadi e dalle partite importanti, quelle che valgono una stagione. È il caso di Zuccon che, nel ritorno della semifinale playoff al Manuzzi di Cesena, davanti a 15 mila persone, ha giocato 120 minuti di altissimo livello, smistando palloni con la sicurezza di un veterano e lottando fino all’ultimo secondo. Ai rigori, sotto la curva cesenate, ha poi segnato: «A Cesena siamo partiti subito forte e abbiamo meritato la vittoria. Anche in quella partita il tifo è stato incredibile e non è stato facile, soprattutto quando abbiamo capito che avremmo tirato i rigori sotto la loro curva. Ad ogni turno dei playoff siamo stati considerati gli ‘sfavoriti’. Noi non abbiamo dato peso a ciò che si diceva e abbiamo fatto parlare solo il campo».
Gli allenamenti con Gasp e il sogno del Lecco
Cresciuto nel settore giovanile della ‘Dea’, da quando ha 15 anni, ha trascorso un lungo periodo, fatto di allenamenti e 5 panchine, con la prima squadra. «Lì ho capito davvero cosa significa il lavoro che fa Gasperini: in ogni seduta lui corregge ogni minimo particolare, a partire dai movimenti dei giocatori; questo lavoro maniacale ha dato i suoi frutti, trasformando l’Atalanta nella squadra che oggi conosciamo tutti. Mi ispiro a Koopmeiners; clamoroso. Mi ha impressionato per tecnica e visione di gioco».
Durante l’anno è cresciuto costantemente, attraversando e superando periodi difficili, senza mai perdersi. Ha accumulato 39 presenze ‘condite’ da 3 assist. Il suo cartellino è di proprietà della Dea, dove è cresciuto insieme a Scalvini e Okoli tra gli altri. Nell’attesa della finalissima, evidentemente emozionato al solo pensiero di riportare il Lecco in Serie B, ci ha raccontato parte della sua storia, sperando che questa sia solo la prima tappa di un lungo viaggio.