«Al centro sportivo abbiamo una parete fuori dallo spogliatoio dedicata ai giocatori con il maggior numero di presenze nella storia del club. Mi mancano 40 presenze per raggiungere il leader e questo è il mio obiettivo. Voglio diventare il giocatore con più presenze della storia del Südtirol». Oggi Fabian Tait conta più di 326 partite, condite da 21 gol e 25 assist. Nei 9 anni di permanenza in biancorosso non è mai sceso sotto le 26 partite in campionato, indipendentemente dalla categoria, simbolo di una continuità e una professionalità fuori dal comune.
Questa stagione, la prima in Serie B, ha dimostrato una volta di più di che pasta è fatto. 34 partite, 3 gol e 1 assist; un bottino esaltante per un centrocampista all’esordio in categoria. Il capitano del Südtirol ha accompagnato, anzi guidato, i propri compagni alla prima stagione della storia del club in B. «Il mio compito è stato anche quello di trasmettere i valori, i principi, che contraddistinguono il club a livello nazionale. Umiltà, ambizione e impegno». A livello personale e collettivo, un percorso sopra le righe, terminato solo negli ultimi minuti della semifinale playoff a Bari. Arrivando fino a lì i ragazzi di Bisoli hanno stupito l’intera Italia calcistica: «Quella sera, a causa della sconfitta, un mix di sensazioni negative pervadeva lo spogliatoio. A mente fredda, nei giorni successivi, ho realizzato cosa avevamo fatto. A inizio stagione tutti ci davano per spacciati, eravamo visti come la classica matricola che non si sarebbe salvata. Noi quella sera abbiamo messo paura a più di 50.000 persone, numeri da Champions League».
La rinascita in campionato
Un inizio preoccupante, fatto di 3 sconfitte consecutive. L’arrivo di Pierpaolo Bisoli, reduce dalla grandiosa salvezza col Cosenza, è stata una manna dal cielo: «Ricordo il primo giorno del mister come se fosse oggi; era un periodo negativo e tutto ciò si rifletteva sulla nostra quotidianità. Al suo arrivo Bisoli ha tenuto un discorso di 1 ora e mezza, facendoci capire cosa potevamo davvero fare, credendo nelle nostre potenzialità. Penso che, dopo quella riunione, tutti noi abbiamo cambiato marcia». Da lì in poi un cammino quasi inarrestabile, fatto di grandi vittorie e pochissimi gol subiti. Già l’anno scorso il Südtirol aveva fatto di questo fondamentale la base de proprio successo: nel campionato vinto in Serie C, la difesa biancorossa venne infilata solo 9 volte. Avete letto bene; 9 volte nell’intero campionato. Il reparto difensivo, a conferma che la differenza tra le categorie non sta solo nei piedi e nelle qualità dei singoli, è rimasto quasi invariato, dopo la promozione. Risultati positivi, fiducia crescente e piedi ben saldi a terra sono state le chiavi del successo: «Col passare del tempo, ci siamo abituati alle nostre vittorie e abbiamo iniziato a credere nel sogno playoff, un’utopia a inizio campionato. Quando il mister ha iniziato a parlarne lo abbiamo preso per matto. Poi abbiamo visto tutti cos’è successo».
Il quarto posto consolidato, a fine campionato, ha dato accesso alla ‘fase finale’, dove i tirolesi hanno ben figurato, arrivando a un passo dalla finale. «Sono convinto che tutto ciò ci darà una mano nella prossima stagione; ripartiremo con la consapevolezza di poter fare grandi cose, a patto di rimanere sempre umili. Il primo obiettivo sarà sicuramente la salvezza, da raggiungere il prima possibile».
Il percorso di Tait e la forza mentale
Fabian Tait è l’esempio più fulgido dei risultati che grazie a sacrificio, passione, forza di volontà e impegno si possono ottenere. È partito dall’Eccellenza e dalla Serie D, prima di sposare l’attuale progetto. Da 9 anni è un giocatore del Südtirol e, insieme al club, ha condiviso una crescita straordinaria, partita da una visione lungimirante, che li ha portati, insieme, a sfiorare la Serie A. Oggi, in un calcio sempre più ‘liquido’ e legato ai soldi, con giocatori che cambiano casacca di stagione in stagione, lui è una delle poche bandiere rimaste. «Ho sempre vissuto qua. Amo la mia terra e aver trovato un progetto come Südtirol è stato fantastico. Con la società condivido ogni idea e oggi, dopo tanti anni di gavetta, abbiamo raggiunto risultati fantastici. È stato incredibile vedere lo stadio Druso sempre pieno; vi assicuro che in un posto come questo, dove non c’è tanta tradizione, è un traguardo bellissimo».
Quest’anno, nella rosa del Südtirol, erano ben 9 i calciatori che, nei precedenti anni di carriera, avevano giocato fra i dilettanti. «Credo fortemente, anche in base alla mia esperienza personale, che la vera differenza fra le categorie, oltre che qualitativa, sia in gran parte mentale. Io l’ho imparato quest’anno, quando sono stato messo alla prova davanti a 40 o 50.000 persone. È difficile reggere a certe pressioni ma, allo stesso tempo, è la cosa che tutti sognano, fin da bambini» Il traguardo raggiunto, da un gruppo parzialmente inesperto in categoria, dà ancora più valore ai successi di una squadra che ha fatto dell’unione la propria forza. «Ho un rapporto speciale con Jack Poluzzi; siamo come fratelli e abbiamo un tatuaggio in comune, dovuto alla vittoria della Serie C dell’anno scorso; un piccolo squalo, che rappresenta la mentalità e la ‘fame’ che dobbiamo mantenere. Come esempio di cosa può fare la mentalità giusta, prenderei Odogwu: negli anni passati è sempre stato un buon attaccante di D e C. Quest’anno ha trovato minuti e fiducia ed è diventato una pedina imprescindibile».
Il rinnovo e l’importanza del viaggio
Tait ha recentemente rinnovato il proprio contratto fino al 2025, consapevole di essere sempre di più, il cuore di questa società, il simbolo di un percorso fatto di miglioramenti e successi. «Sono contento di essere un punto di riferimento. Questa stagione è stata una delle più soddisfacenti a livello personale; è stato fantastico giocare in stadi da Serie A. La cosa più bella però, era vedere, durante l’arrivo al campo in pullman, migliaia di persone, dai più piccoli ai più grandi, carichi di sciarpe e passione. Mi ha fatto capire di essere diventato giocatore, per davvero».
Il segreto del Südtirol nessuno può conoscerlo. Solo chi ha vissuto, quotidianamente, negli ambienti della società, dal centro sportivo allo stadio, può davvero capire il significato dei recenti successi. Tait ha capito una cosa e durante l’anno l’ha ribadita spesso ai compagni: «La cosa principale è ricordarsi che stiamo vivendo un sogno. L’importante è goderci ogni momento, perché saranno esperienze che ci rimarranno dentro per sempre».
Il Südtirol e Tait quindi, pensano al futuro, con voglia, determinazione e umiltà; allo stesso tempo però, si godono a pieno il momento presente.