«Scelsi di rimanere, per mettermi alla prova a Ravenna, in Serie D. Non ero sicuro del posto da titolare, anzi, al contrario, me lo sono dovuto guadagnare con sudore e fatica. Ero certo che sarebbe stata una grande opportunità per la mia carriera». L’annata ravennate, iniziata tra dubbi e incertezze, è stata il grande trampolino che lo ha lanciato nel professionismo. Nessuno però, se non Matteo Prati stesso, avrebbe creduto che, nel giro di due anni, quel ragazzino avrebbe attirato le attenzioni di tanti club di Serie A. La scalata è appena iniziata; le esperienze fatte con la Spal, al primo difficile campionato di B e, soprattutto, quella del mondiale under-20, lo hanno fatto crescere sotto molti aspetti. Ora Matteo è pronto a fare il grande salto. «Ogni step, fin qui, è stato fondamentale. Tutte le sfide che ho affrontato mi hanno fatto crescere e col tempo ho acquisito la consapevolezza di poter giocare in D, in B e poi anche di poter vestire la maglia della nazionale».
Il primo anno di Prati coi grandi
Rispetto a molti dei suoi coetanei che militano in serie professionistiche, Prati non ha mai vestito maglie di squadre di Primavera 1. Il salto, dal calcio giovanile al calcio dei grandi, tralasciando gli anni di Primavera, gli ha permesso di sviluppare una buona esperienza e delle caratteristiche che altri non hanno. Una di queste è la duttilità. Nato come trequartista, con il tempo ha spostato il proprio raggio d’azione qualche metro più indietro, imparando a fare il mediano, la mezz’ala e di adattarsi all’occorrenza nel ruolo di terzino sinistro. Dopo la trafila giovanile tra Cesena e Ravenna, nell’estate del 2021, scelse di rimanere lì, per fare la prima esperienza con i grandi partendo dalla Serie D, vestendo la maglia della sua città.
La retrocessione del Ravenna (dalla C alla D) è stata l’occasione giusta al momento giusto. E pensare che, almeno inizialmente, Prati era la seconda scelta, il sostituto del terzino titolare che ricopriva la quota del 2003 (under d’obbligo in Serie D); il grave infortunio subito da Magnanini, gli ha spalancato le porte della titolarità; Matteo poi, partita dopo partita, è diventato inamovibile. «Ho cercato di farmi trovare sempre pronto. Quando ho trovato continuità, è aumentata la responsabilità e, allo stesso tempo, anche la fiducia nei miei mezzi. Non avevo mai giocato mediano, era un ruolo inedito per me; grazie al mister e ai compagni mi sono adattato subito e sono riuscito ad affermarmi in quella posizione». A fine campionato, in una categoria che riserva diverse insidie, dentro e fuori dal campo, soprattutto per i giovani, Prati totalizza 37 presenze, 5 reti e 4 assist; numeri eccezionali che non passano inosservati. Tra le tante voci di mercato di quell’estate, la Spal, agendo tempestivamente e concretamente, lo ha portato a Ferrara. Un doppio salto inaspettato, un’occasione unica, in grado di dare una svolta alla sua giovane carriera: «La Serie D è un campionato tosto. A me è servito tanto quell’anno; mi ha preparato tecnicamente e, soprattutto, fisicamente alla Serie B».
La Spal, De Rossi e Nainggolan
L’adattamento alle categorie superiori, si sa, spesso richiede tempo e fatica. Insieme però, Prati e la Spal, hanno dato una bella lezione al calcio italiano, dimostrando che bisogna credere nei propri giovani. Nonostante la tentazione di cederlo, in prestito, in Serie C, fosse forte, la Spal e mister De Rossi hanno scelto di puntare su di lui, dandogli tempo e risorse per crescere. Inizialmente oscurato dal capitano Salvatore Esposito, dal quale ha potuto imparare tanto, e col quale condivide un passato ravennate; dopo la sua partenza, direzione Spezia, partita dopo partita, Prati si è preso sulle spalle il centrocampo estense, diventando una delle poche note positive dell’annata fallimentare dei biancazzurri. «Non avrei mai pensato, al mio primo anno di B, di poter essere allenato da De Rossi e di poter giocare al fianco di Nainggolan, un giocatore fortissimo». Dopo 18 partite e solo 23 minuti in campo, Prati è riuscito a conquistarsi il posto da titolare e, di fatto, non è più uscito. Dopo le prime gare, di ‘ambientamento’ alla categoria, ha alzato l’asticella: «Ho lavorato molto durante l’anno per arrivare ad avere i 90 minuti nelle gambe. Tra la D e la B cambiano i ritmi e i tempi di gioco». Fisicamente e tecnicamente è sempre stato uno dei migliori, tanto da guadagnarsi i complimenti di Radja Nainggolan che, pochi giorni dopo l’arrivo, in conferenza stampa ha dichiarato: «Qui alla Spal ci sono ragazzi interessanti; in particolare mi piace un centrocampista, si chiama Prati, è forte».
Il mondiale e le caratteristiche principali
Testa alta e sangue freddo. Lanci diagonali, imbucate verticali e un ottimo tiro. Oltre a mostrare lucidità nella gestione del pallone, Prati si è rivelato un centrocampista in grado di leggere le diverse trame di gioco. Oltre alle grandi doti tecniche, è bravo ad accompagnare l’azione e ad inserirsi senza palla. La prima rete in B e la rete siglata al Brasile, all’esordio in una competizione internazionale, sono arrivate così, grazie a due spunti offensivi.
Quel gol, il primo della campagna mondiale degli azzurrini, è stato il punto di partenza di un torneo vissuto da protagonista. Al fianco dei compagni, romagnoli, Casadei e Giovane, ha dato spettacolo facendo girare, a proprio piacimento, la mediana azzurra. «È stata un’esperienza unica e irripetibile. Viverla insieme ai miei compagni ha reso il tutto ancor più speciale». Il secondo posto finale è un grande traguardo, personale e collettivo, che ha messo in risalto le qualità dei nostri giocatori. Prati ha dato il meglio di sé, dimostrando, per l’ennesima volta, di non aver paura di niente; dopo questa annata speciale ha attirato l’attenzione di molti club di Serie A, che si daranno battaglia per assicurarsi il suo cartellino.
La sua vita, fuori dal campo è rimasta invariata: «Sono sempre lo stesso; l’unica cosa che è cambiata sono i ragazzi che mi fermano per strada per fare delle foto. A me piace uscire con gli amici di una vita e cerco di ritagliarmi del tempo per stare con la mia famiglia». In campo Matteo è diventato grande, grandissimo. Oggi è uno dei prospetti più interessanti del calcio italiano. Lui, in questi anni, ha dimostrato tenacia e caparbietà, non tirandosi mai indietro davanti alle difficoltà. Il suo percorso è appena iniziato; Matteo però ha già dimostrato che ciò che conta è il viaggio, non la destinazione.