Manuela Giugliano: «Al Mondiale daremo tutto. A Roma sogno il Triplete»

by Lorenzo Lombardi
Manuela Giugliano

Manuela Giugliano è abituata ad affrontare i pressing avversari e a uscire da situazioni difficili, senza titubare. Lo fa in campo e fuori, nella vita di tutti i giorni. Col sorriso che la contraddistingue, ci ha portato all’interno del suo mondo, e, tra successi e ambizioni future, ci ha raccontato parte della sua vita. «L’obiettivo per il prossimo anno è vincere il triplete a Roma. Semplice no?». Quest’anno è arrivato lo scudetto, tanto ambito, con la maglia della Roma; Manuela veste la maglia numero 10, che a Roma significa solo Francesco Totti: «Dopo la vittoria del campionato mi ha scritto un messaggio per farmi i complimenti. Sono rimasta a bocca aperta. Non potevo crederci; Francesco è da sempre uno dei miei idoli. Ci siamo promessi di andare a pranzo insieme».

Manuela, centrocampista che compirà 26 anni ad agosto, è una delle giocatrici più rappresentative della Nazionale femminile impegnata al Mondiale e farà di tutto per onorare la maglia. «Vestire questa maglia è un motivo d’orgoglio immenso. È il sogno di tutte le ragazze che iniziano a giocare a calcio».

I primi passi di Manuela Giugliano

«La mia passione per il calcio nasce nella pancia di mamma. Continuavo a scalciare; le ho fatto passare le pene dell’inferno. Mio padre e mio fratello, ex calciatori, mi hanno convinto a provare. Quando ero piccolina, 5-6 anni, giocavo insieme a loro nel campetto vicino a casa». Capisce subito di avere qualcosa in più delle altre e muove i primi passi in prima squadra con il Barcon, in provincia di Treviso, che ai tempi militava in Serie C.

Il successivo trasferimento alla Torres (squadra di Sassari) segna, per vari motivi, un punto di svolta nella carriera e nella vita della Giugliano: «Era la mia prima esperienza fuori casa. Mi sono realizzata, come calciatrice e come persona, in quell’anno lì». Nel periodo sardo, oltre alle soddisfazioni dettate dal campo, è arrivata anche la prima convocazione in nazionale maggiore. «Ricordo, come se fosse oggi, quel momento. Una gioia immensa; il traguardo più importante per una calciatrice. Io mi aspettavo di fare tutta la trafila giovanile e quella chiamata fu una grande, piacevole, sorpresa». Il successivo debutto in una competizione ufficiale avviene il 18 settembre 2015 allo ‘Stadio Alberto Picco’ di La Spezia, quando scende in campo da titolare nella partita vinta per 6-1 sulla Georgia, siglando la rete del parziale 2-1.

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Solo il preludio di un’ottima, fin qui, carriera nazionale che ha raggiunto l’apice col mondiale francese del 2019. Le azzurre di Milena Bertolini approdarono alla fase finale dopo vent’anni di assenza, concludendo il percorso ai quarti di finale, dopo aver superato un ostico girone che includeva Brasile ed Australia. «Quel mondiale è stata un’esperienza fantastica. Siamo riuscite a portare, a tutto il movimento femminile italiano, una visibilità senza precedenti. Abbiamo fatto appassionare tante persone che inizialmente erano scettiche. Quest’anno voglio fare il possibile per fare ancora meglio; darò tutta me stessa per aiutare le mie compagne a raggiungere un traguardo storico».

Quel Mondiale ha cambiato tutto: «Sicuramente oggi le ragazze che sognano di giocare a calcio hanno più possibilità. Io ho vissuto l’evoluzione del movimento femminile sulla mia pelle: sono passata da avere un campetto pieno di buche, con spogliatoi sottoterra, ad avere un campo perfetto, un posto col mio nome e un comodo sedile in pelle. Ricordo che inizialmente avevo un solo mister che faceva tutto; oggi, a volte, sono di più i componenti dello staff, rispetto a noi calciatrici».

Lo scudetto e la Champions a Roma

Oggi è una delle migliori centrocampiste italiane e una delle giocatrici più incisive della Roma Women. Da 4 anni è tra le leader di una delle migliori squadre italiane, con la quale è riuscita a coronare, quest’anno, uno dei tanti sogni: «Vivere quotidianamente, fianco a fianco con le mie compagne, una stagione del genere è stato fantastico. È stato un motivo d’orgoglio e una liberazione a livello personale. Da quando ho firmato alla Roma non ho fatto altro che pensare a questo obiettivo». Insieme alle compagne, al di là dei trofei conquistati, è entrata nella storia della Roma e del calcio femminile italiano: Oltre a partecipare per la prima volta alla Champions infatti, le giallorosse sono riuscite a compiere un percorso in grado di infiammare l’entusiasmo dei romanisti che, in massa, hanno risposto presente alla partita contro il Barcellona. Sono stati circa quasi 40mila i tifosi presenti sugli spalti dell’Olimpico; numeri da record se si considera che si tratta della gara di calcio femminile con il maggior numero di spettatori paganti registrati in Italia. «Non era mai successo prima. Ci ha fatto capire di aver realizzato grandi cose e allo stesso tempo, ci ha reso consapevoli del lavoro che ancora c’è da fare. È stata un’esperienza unica e un grande passo in avanti per tutto il movimento. Rispetto alle altre nazioni siamo ancora indietro, soprattutto a livello di infrastrutture e riguardo al modo, in cui i club stessi, vedono il calcio femminile».

I riti prepartita

I calciatori, e le calciatrici, si sa, spesso sono molto scaramantici e sono molto legati alle proprie routine. A maggior ragione se le cose vanno per il verso giusto. Questa stagione piena di successi personali ha ‘costretto’ Manuela a tenersi stretta i suoi riti: «La Roma ha realizzato una clip, di dieci minuti, dedicata ai riti miei e di Valentina Giacinti. Comprendono molti momenti delle fasi preparatorie delle partite; a partire dal ritiro fino a pochi minuti prima dell’ingresso in campo. Anche in Nazionale, quando facciamo le riunioni tattiche, devo sempre avere alla mia destra Valentina Cernoia. Quando non è convocata, lascio la sedia libera e non faccio sedere nessuno». E prima di scendere in campo, un’occhiata agli scarpini: allaccia prima il destro e poi il sinistro, e spera che tutto vada per il meglio. Finora è stato così.