Ecco come le squadre di Serie A sfruttano il Decreto Crescita sul mercato

by Grei Hasa
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Il Decreto Crescita è un decreto legge pubblicato il 30 aprile 2019 dall’allora governo Conte II che prevedeva una serie di misure finalizzate all’incremento degli investimenti in Italia. L’articolo numero 5, denominato ‘Rientro dei cervelli’, era stato pensato per favorire il ritorno in Italia di lavoratori espatriati e l’arrivo di stranieri. 

La norma ha ridotto la tassazione al 25% per quei lavoratori che non sono stati residenti in Italia nei due anni precedenti e che si  impegnano a farlo per almeno i due anni successivi. Uno sgravio fiscale molto conveniente per il lavoratore in sé, ma anche per l’azienda che può offrire stipendi netti più alti, senza toccare il lordo. E il calcio ne ha approfittato. 

Il Decreto Crescita nel calcio e nel calciomercato

Per farvi un esempio in cifre. L’Inter ha chiuso l’affare Marcus Thuram offrendo al giocatore uno stipendio netto di 6 milioni di euro per 5 anni di contratto. Grazie al Decreto Crescita lo stipendio lordo peserà nelle casse nerazzurre per 7,8 milioni di euro. Se non ci fosse stato, il lordo darebbe stato di circa 11 milioni.

Tutto facile no? Sì, se non ci fossero le varie casistiche. Ecco le principali, che spiegheremo con i casi di Di Maria e Lukaku.

Il caso Di Maria alla Juventus

La Juventus la scorsa stagione ha fatto di tutto per convincere l’argentino a firmare un biennale per ottenere lo sgravio fiscale (perché ricordiamo, ci si deve impegnare a rimanere in Italia almeno 2 anni). Di Maria ha chiesto un solo anno di contratto, quindi non ha goduto dello scarico fiscale. Se avesse accettato il rinnovo con la Juventus, avrebbe ricevuto le agevolazioni, ma solo per questa seconda stagione. 

Se invece un giocatore arriva in un club italiano, firma un contratto pluriennale, gode dell’esenzione, ma viene ceduto dopo una sola stagione nuovamente all’estero, in questo caso il giocatore deve restituire al fisco italiano l’ammontare di denaro che aveva risparmiato grazie al Decreto Crescita. 

La soluzione dell’Inter per Lukaku

C’è un ulteriore caso davvero particolare, quello rappresentato dal ritorno all’Inter di Lukaku la scorsa stagione. Il Belga non aveva né trascorso due anni all’estero (ma solo una stagione) né si è impegnato a rimanere in Serie A per le seguenti due stagioni (ha firmato un prestito secco di una stagione). Come ha fatto a risultare in linea con ciò che la norma richiede?

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L’Inter e gli avvocati di Lukaku hanno trovato il cavillo. Avendo chiuso l’accordo per il suo ritorno in nerazzurro prima del 30 giugno 2022, i dirigenti hanno così garantito la presenza del giocatore in Italia per almeno 183 giorni nell’anno solare. Questo ha fatto sì che, a livello burocratico, il soggiorno di Lukaku al Chelsea (sempre nell’anno solare) sia stato considerato come una semplice ‘vacanza’. Di conseguenza, l’attaccante ha potuto continuare a percepire un diritto che legalmente non ha mai perso.

Ma quanto dura questa agevolazione? Teoricamente per cinque anni, a cui si possono aggiungere altri cinque anni se il lavoratore ha un figlio minorenne a carico o se diventa proprietario di un immobile in Italia. 

Nel maggio 2022 il decreto in ambito sportivo ha già subito una prima modifica. Si è notato che a causa delle agevolazioni i settori giovanili si stessero riempiendo di giocatori stranieri. Non si potrà più applicare il Decreto Crescita per giocatori di età inferiore ai 20 anni e con uno stipendio inferiore al milione di euro.