Musah, parla il vice di Gattuso: «Vi stupirà, ha tutto per imporsi»

by Lorenzo Cascini
Musah

Ci sono degli eventi che Jung, psichiatra e filosofo svizzero,  chiamava sincronici. Succede una cosa in una parte del mondo, che allo stesso tempo né influenzerà un’altra in un posto completamente diverso. Cambiando gli equilibri del mondo. In questo caso a spostarli, una ventina d’anni fa, è stato un funzionario dell’aereoporto JFK di New York, respingendo al Gate una signora incinta che desiderava tornare in Italia per partorire. «Signora, dove vuole andare in quello stato?» Ma io veramente sono qui in vacanza, dovrei tornare per far nascere mio figlio…’  Niente da fare, nascerà in America. La nazione che poi suo figlio, pur non avendo nessun legame con quella terra, sceglierà di rappresentare da calciatore. La donna della storia è Amina, madre di Yunus Musah, centrocampista di 21 anni e nuova stellina del Milan di Pioli. Nato nel Bronx per sbaglio, cresciuto a Castelfranco Veneto e arrivato poco più che ventenne a San Siro per imporsi in Serie A. In mezzo l’Arsenal, il Valencia e qualche tirata d’orecchie di Gattuso, uno dei suoi migliori sponsor.  «Chi lo prende fa un affare!>, così aveva risposto Rino quando da Milano, in via confidenziale, gli avevano chiesto di Yunus. La telefonata arrivava da un vecchio amico.

Musah raccontato da chi l’ha allenato

«Sia io che Gattuso lo abbiamo sempre stimato molto. È uno che ti trasmette allegria, sorride sempre. Poi lo vedi in campo e resti stupito. Si trasforma. Lotta, corre e non tira mai indietro la gamba». L’identikit è affidato a Gigi Riccio, storico vice di Rino, che lo ha avuto per sette mesi a Valencia. «Ha sempre giocato. Dove lo vedo bene? Mezzala destra, senza dubbio. Al Mondiale con gli Stati Uniti a giocato a sinistra e secondo me ha faticato un po’ di più. Ma con noi ha fatto anche l’esterno alto. Può giocare anche in mezzo, a due, per questo lo vedo bene al Milan. Perché Pioli potrà utilizzarlo dove più gli servirà». Duttilità al potere.

Yunus è un giramondo. Come detto è nato in America, ha vissuto in Italia, a Castelfranco, dove la famiglia Musah, originaria del Ghana, si era stabilita. Poi a dodici anni l’Arsenal, i consigli di Özil e la fascia da capitano dell’Under 19. Quindi il Valencia, Bordalas, Gattuso e 94 presenze in Liga con i bianconeri. «Ha avuto tante esperienze diverse ed è un fattore che lo aiuterà ad adattarsi alla Serie A. Parla anche già italiano. Vedrete che vi stupirà, è pronto per fare il titolare nel centrocampo del Milan». Garantisce Riccio.

«In Italia si parla troppo, ma lui sa tenere botta»

Ha quattro passaporti. Ghana, Italia, Inghilterra e Usa. Ha scelto di rappresentare gli Stati Uniti, dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili con l’Inghilterra. Gli USA lo hanno convinto mettendolo al centro di un progetto giovane, fatto di diversi talenti che già brillano in Europa. Chissà che prima del trasferimento non abbia fatto uno squillo a Pulisic. ‘Come è Milano?’. «Si sta bene, vieni». Deve essere andata più o meno così. Altro assist decisivo.

Musah infatti ai rossoneri aveva detto si fin da subito, poi ha forzato la mano con il Valencia affinché cedesse. È andata bene, facendolo diventare il quarto americano a vestire la maglia del Milan dopo Pulisic – arrivato anche lui quest’anno – Dest e Onyewu.

Ora dovrà affrontare l’ultima tappa del viaggio. Il Milan, San Siro e la Serie A. «Saprà reggere la pressione. Poi l’Italia in questo è particolare perché si parla troppo e sempre troppo presto… ma lui è uno che sa tenere botta». In campo e fuori. «Il Milan ha preso un lottatore, a suo agio nella battaglia». Con un gran sorriso come biglietto da visita e piu di cento presenze tra i pro, tra club e nazionale, a soli 21 anni. Il Milan lo aspetta, Pioli non vede l’ora di accogliere un giocatore estremamente duttile che dà tutto per la causa. Gli equilibri del mondo – in questo caso del Milan – si spostano anche così. Pronti a cambiare, come quel pomeriggio di 21 anni fa, all’aeroporto di New York.