Pep Guardiola non potrà essere al seguito dei suoi ragazzi per alcune settimane. Il tecnico, infatti, si è operato d’urgenza alla schiena a Barcellona per un dolore che lo faceva soffrire da tempo. Lì proseguirà anche la sua degenza, in quella città in cui tanto è stato amato. A prendere il suo posto per questo periodo sarà, infatti, Juanma Lillo, suo vice allenatore da poco tornato dal Qatar.
Il primo incontro con Pep
È nato il 2 novembre 1965 a Tolosa (quella in Spagna) e ha legato tutta la sua vita al calcio, essenzialmente. I due si conobbero a metà degli anni ’90 quando Guardiola vestiva la maglia del Barcellona. In un match contro il Salamanca, all’epoca allenato proprio da Juanma, Pep rimase folgorato dallo stile di gioco proposto dall’allenatore avversario, tanto da seguirlo fino negli spogliatoi per complimentarsi. Da lì nacque un rapporto unico, destinato a durare nel tempo nonostante tutto.
Lillo e le esperienze in giro per il mondo
Lillo è un personaggio un po’ ‘sui generis’, come tutti i geni, e che si sposa perfettamente con le idee di Guardiola. Juanma ha girato il mondo portando in ogni dove la sua esperienza e la sua onniscienza calcistica: ha allenato in Spagna, nei Paesi Baschi che gli hanno dato i natali, in Messico, dove ha allenato per la prima e unica volta proprio Guardiola, andato lì solo per lui. E ha lavorato anche in Colombia, Cile, Giappone, Cina e per ultimo anche in Qatar.
Cresciuto con l’ideale del Barcellona di Cruyff, il ‘dream team’ che ha dominato la scena negli anni ’90. Per anni ha studiato il calcio olandese e quello argentino di Menotti, provando a trasmettere alle sue squadre le nozioni principali per attuare questo gioco innovativo. Con il suo Salamanca, che gioca un calcio affascinante, in due anni passa dalla Segunda B alla Primera e diventa l’allenatore più giovane a debuttare ne LaLiga, a 29 anni.
Gli esoneri e la sua identità di gioco
Tuttavia nel massimo campionato spagnolo non ha mai avuto tempo. In un decennio non ha mai concluso una singola stagione alla guida di un club. I risultati, spesso scarseggianti, hanno sempre prevalso sulla sua voglia di fare un bel calcio. Salamanca, Oviedo, Tenerife e Saragozza lo hanno esonerato anticipatamente.
Tuttavia per capire però l’impatto che ha avuto Lillo sul calcio europeo dobbiamo pensare a quanto fossero innovative le sue idee, all’epoca in cui le applicava: 4-2-3-1 di partenza, con terzini alti e impostazione 2+1. Occupazione totale degli spazi, a partire dall’ampiezza, che consentiva alle sue squadre di trovare varchi centralmente. Per Lillo non esiste una fase offensiva separata dalla difensiva: adotta un’idea di calcio totale in cui l’una è dipendente dall’altra. Il possesso consente di avere le energie giuste per correre addosso agli avversari, e viceversa.
Tra il romanticismo e l’ossessione
Lillo, come Pep, è un romantico. Impazziva quando le sue squadre non giocavano bene, non se perdevano. Era molto credibile, tanto da essere amato dai suoi giocatori, coloro che lavoravano a stretto contatto con lui. Semplicemente per lui, questa ricerca spasmodica del calcio ‘totale’, questo modo innovativo di fare calcio, era la via migliore per ottenere successo.
Nel calcio però i risultati contano: il lavoro e le idee, come la fiducia e la confidenza, contano poco, se questi non arrivano. Nonostante tutto Lillo è stato un maestro e ha saputo lasciare il suo, particolare, segno. Oggi siede al fianco di Guardiola, grazie all’amicizia basata sull’ossessione e sulla ricerca del miglior modo di fare calcio. Due menti geniali, che si sono influenzate reciprocamente. Uno non è mai stato esonerato, l’altro non ha ricevuto il tempo adeguato. Nei prossimi giorni, finalmente, Lillo avrà la possibilità di guidare la squadra più forte del mondo, lasciata ‘in prestito’ dall’amico Pep.