Se cercate l’etimologia del suo nome nel dialetto Persiano vi uscirà «colui che sta sempre avanti». Sardar Azmoun, attaccante iraniano di 28 anni, rispecchia a pieno la definizione. E per raccontarlo quindi ci affidiamo al dizionario e a una vecchia espressione militare. Già, perché Sardar “sta in avanti” non solo in campo, anche nella lista dei desideri di Josè Mourinho. Il portoghese lo aveva già corteggiato alla sua prima estate a Roma, poi la società scelse di prendere Abraham e Shomurodov e non se ne fece nulla. Adesso invece è il momento giusto. I giallorossi cercavano una punta e l’hanno trovata.
Azmoun in passato aveva già sfiorato l’Italia più volte. La prima a 16 anni. Poteva andare all’Inter, ma preferì la Russia. Poi è stato accostato tante volte alle squadre italiane. Tra queste la Juventus, punta all’Allianz nel novembre del 2021. Show di Dybala e gol di Sardar. Da oggi saranno compagni.
Chi è davvero Azmoun?
Questo ci si chiede. Perché Azmoun non è mai stato una prima punta, segna ma si è trovato a meraviglia con Dzyuba. Compagno di reparto fisico e strutturato. In giallorosso invece dovrà fare il centravanti puro, con Pellegrini e Dybala alle sue spalle. I gol son sempre stati la sua cifra. Anche se i punti interrogativi sono la tenuta fisica – visto che è fermo dal 24 luglio – e la Coppa d’Asia che lo impegnerà a gennaio. A proposito di etimologie, il suo cognome tradotto, vuol dire “esame”. Chissà se passerà il più importante della sua carriera: davanti a una commissione esigente come il pubblico della Roma e un professore come Mourinho.
LEGGI ANCHE
Jobe Bellingham, il 18enne con più pressione al mondo
Numeri e coppe
A San Pietroburgo ha trovato la sua isola felice. 53 centri in 83 partite, con tre titoli vinti tra campionato russo e coppe nazionali. Javier Ribalta, ex d.s. dello Zenit, passato anche per Parma, lo acquistò dal Rubin per 12 milioni, facendolo diventare il secondo iraniano più pagato della storia. Nel gennaio del 2022 saluta lo Zenit con un gol al Chelsea e firma con il Bayer Leverkusen. In Germania le cose andranno così e così: 5 gol in 32 partite. Era la prima volta fuori dalla Russia, si è visto. Adesso l’Italia lo aspetta per ritrovarsi. Dribblando i dubbi e le difficoltà di adattamento avute in Germania.
Cavalli e pallavolo
Ha due posti del cuore. L’area di rigore e il maneggio. E sul perché del primo ci si arriva a intuito, al secondo è legato da una storia. «I cavalli sono la cosa che mi manca di più fuori dall’Iran». Aveva raccontato. Chi lo conosce lo racconta come un ragazzo silenzioso, che trova la sua pace nel silenzio. Grazie ai cavalli, magari restando a dormire lì, sotto le stelle. E la pallavolo? È una questione di famiglia. Suo padre è stato il miglior pallavolista d’Asia per due stagioni di fila. E Sardar fino a 12 anni giocava e anche bene. Poi una chiamata gli ha cambiato la vita: «Verresti a giocare con noi? Ci serve un centravanti». Accettò senza pensarci su, dicendo addio a muri e bagher. Papà Khalil, con il tempo, capirà la sua scelta.
Nazionale
Non ha mai avuto paura di esporsi in difesa dei diritti o delle sue idee. «La semplicità con la quale stanno uccidendo delle persone è uno scandalo. Lunga vita alle donne iraniane». Aveva scritto prima del Mondiale, consapevole di rischiare il posto. Ma se ne è fregato. Già dopo il mondiale in Russia del 2018 aveva lasciato la nazionale per un mese: troppi insulti ricevuti. Poi è tornato e ha ricominciato a segnare: è a quota 45 gol in 71 presenze. È secondo solo ad Ali Daei, ancora lontano a quota 109.