Silvio Merkaj vola al Südtirol: «È stato difficile passare dai dilettanti alla C»

by Lorenzo Lombardi
Merkaj intervista 2

Parlando con Silvio Merkaj, attaccante di 25 anni del Sudtirol, si percepiscono consapevolezza e umiltà. Consapevolezza di essere uno dei giocatori più in forma della Serie B, con 2 gol e 1 assist in 3 partite; umiltà perché Silvio non dimentica il suo percorso, che parte da lontano, dall’Eccellenza, e arriva fino al professionismo. «Ho sempre creduto nelle mie capacità. Non mi sono mai dato altre opportunità, se non giocare a pallone. Lo devo a me e alla mia famiglia».

Merkaj tra Eccellenza e Serie D

Silvio arriva in Italia a 4 anni dall’Albania e si trasferisce, insieme alla famiglia, a Perugia, patria di un grande numero 9 come Fabrizio Ravanelli. I primi passi, nel calcio dei grandi, sono fatti di anni di gavetta e lavoro sporco: «Sono partito, a 17 anni, alternandomi tra juniores e prima squadra del Castel Del Piano, Eccellenza umbra. L’anno successivo ho fatto tutto il campionato da titolare, segnando 10 gol da esterno di centrocampo». Un traguardo importante, per un under della sua età, che gli vale il salto di categoria. Il Foligno punta su di lui. A dicembre però, a causa di problemi societari, Silvio è costretto a tornare in Eccellenza, nonostante 12 partite e 4 gol in un campionato tosto come la Serie D.

«È stata una batosta, dura da digerire. Ho passato momenti molto difficili a causa di quella scelta. Mi sentivo bene e a causa di vincoli sportivi ero stato costretto a fare un passo indietro». Da quella che poteva sembrare una bocciatura, parte invece un percorso importante, alternato tra Sicilia, Campania, Puglia e Molise. Rispettivamente Igea Virtus, Gelbison, Bitonto e Vastogirardi sono state le tappe, e le ultime esperienze, di Merkaj nel dilettantismo.

La crescita tecnica e tattica

«In Serie D alla Gelbison, grazie a mister De Felice c’è stato il primo momento chiave della mia carriera. Decise di spostarmi da esterno a prima punta. Grazie a questo cambiamento feci 8 gol e capii che in quel ruolo potevo avere un futuro». Diventa così un centravanti importante, seguito da tante squadre in categoria. Infatti arriva la chiamata del Bitonto, squadra ambiziosa che punta a vincere il campionato. «Era una bella opportunità, purtroppo però giocai pochissimo. Venti partite di cui solo tre da titolare». Silvio capisce di dover cambiare aria e coglie al volo l’opportunità che si presenta. Accetta la corte del Vastogirardi di mister Prosperi, che lo seguiva da tempo. Si ritrova così in un piccolissimo paesino (650 abitanti circa) nel profondo Molise. La cosa però non lo scoraggia, al contrario, in questa piccola realtà ‘familiare’ Merkaj diventa devastante. «Devo tanto al mister e al suo staff. Mi insegnarono a lavorare maggiormente tra le linee, a dialogare di più con i miei compagni. Feci 14 gol e 6 assist e non dimenticherò mai quelle persone e quel posto».

Di nuovo si trova a dover scegliere il posto migliore per il suo futuro. Stavolta però è diverso. Stavolta alla sua porta bussano Piacenza, Triestina e, soprattutto, la Virtus Entella.

Merkaj intervista

Il posto giusto al momento giusto

«Non è stata una scelta facile. Sono tre grandi squadre e per me è stato un onore poter ricevere le loro offerte. L’Entella però fu la più convincente e, visto anche il lavoro che avevano fatto in precedenza con giocatori di Serie D, divenne la mia priorità». Merkaj approda così in Liguria, in una squadra attrezzata che punta alla Serie B, e non è certo tra i più referenziati. «Sono partito come sesto attaccante. Ero l’ultima scelta ma mi sono dato tempo. Tempo per adattarmi alla categoria e al nuovo ambiente. Sono rimasto sempre sul pezzo e ho lavorato duro per farmi trovare pronto». Ed è proprio questo ciò che succede. Non gioca per le prime partite ma, alla prima occasione da titolare, contro il Cesena, fa doppietta. «Da lì non sono più uscito. Ho imparato a non esaltarmi troppo quando le cose andavano bene, e allo stesso tempo a convivere con gli errori e con i momenti difficili. Questa è la vera chiave secondo me. Un giocatore deve essere sempre al massimo e pronto mentalmente per dare il meglio». Chiude il terzo anno da professionista, tutti con la maglia dell’Entella, con 30 gol in 80 partite. Un attaccante che ama correre e ‘fare a sportellate’, che ama faticare per la squadra e che, appena può, da l’anima per fare gol. Quella è la sua vera linfa vitale, ciò che lo spinge, ogni giorno, a lavorare per migliorarsi.

Una squadra ‘affamata’

Quest’anno è arrivato un ulteriore salto di categoria. Il Sudtirol ha puntato forte su Merkaj, riconoscendo in lui le caratteristiche ideali per il progetto. La squadra di Bisoli, dopo l’ottimo campionato trascorso, punta a confermarsi ed è partita con il piede giusto. Merkaj ha già segnato 2 gol, fornito 1 assist e procurato un rigore, non male per uno alla prima esperienza nel campionato cadetto. «Ho avuto più difficoltà nel salto dalla D alla piuttosto che dalla C alla B. Qui a Sudtirol tutto è come lo immaginavo. Molti compagni hanno un trascorso simile al mio, e questa è la nostra forza. Nessuno qui è un campione che ha alle spalle anni di Serie A. Siamo giovani, determinati e affamati». La strada è ancora lunga e Silvio dovrà fare ancora tanto per ripagare la fiducia che gli è stata data. A piccoli passi, senza sbilanciarsi troppo e lasciarsi trasportare dall’euforia del momento.

«Nulla accade per caso e sono convinto che venire qui è stata la scelta migliore che potessi fare. Io darò tutto me stesso in campo e continuo a pensare partita dopo partita, perché questo dev’essere un altro punto di partenza per me».

Di nuovo consapevolezza e umiltà.

Per il Sudtirol come per Silvio Merkaj tutto passa da qui.