Non è solo la classifica che fa paura. A Lione c’è un problema grosso. Sono ormai lontani i tempi di Juninho, di Benzema, Ben Arfa e di quella squadra che sfiorò il tetto d’Europa. Quello fu merito di Jean-Michel Aulas, imprenditore francese che si è fatto da solo e con il calcio ha trovato modo di farsi un nome internazionale. È ancora protagonista di questa storia, anche se nel frattempo è cambiato tutto: Aulas nell’estate del 2022 ha venduto le quote di maggioranza del Lione a John Textor, imprenditore statunitense a cui oggi non sta rendendo la vita facile. Questione di soldi e di idee. E intanto, mentre la squadra precipita nei bassifondi della Ligue 1, il clima è terribile.
Lione: tutte le tappe che hanno portato al caos
Andiamo con ordine. A giugno 2022 il Lione annuncia uno storico passaggio di consegne. Dopo 35 anni, Jean-Michel Aulas vende la maggioranza delle quote dell’OL alla holding ‘Eagle Football’, presieduta dall’imprenditore americano John Textor. La fine di un’era, sebbene Aulas avesse già fatto sapere che sarebbe rimasto dentro la società, con quote di minoranza e un ruolo più marginale (presidente onorario per i successivi tre anni). Così è stato fino maggio scorso, quando Textor gli ha tolto il ruolo dirigenziale, lasciandolo solo come azionario di minoranza (essendo Aulas tuttora proprietario dell’8,7% delle quote). Secondo Santiago Cucci, nuovo presidente del Lione nominato da Textor, dietro all’esclusione di Aulas ci sarebbero state delle prove che attestavano la sua malafede, in alcune operazioni che avrebbe fatto contro gli interessi del club. A queste dichiarazioni, rilasciate da Cucci all’agenzia AFP, Aulas non ha replicato.
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Volano denunce
Altra data importante di questa storia. 4 luglio 2023. La DNCG (Direction Nationale du Contrôle de Gestion, ossia l’organo che monitora e controlla i conti dei club professionistici francesi) pubblica l’esito dell’esame dei conti dell’OL e arriva una brutta notizia: la decisione presa è l’imposizione di un tetto ingaggi e delle spese sul mercato. In sostanza, niente libertà di spesa: al Lione vengono messi dei paletti e più di un tot non può spendere. Textor se la rifà con Aulas, accusandolo di non averlo messo al corrente della situazione economicamente delicata del club. Aulas ha risposto su Twitter (come ha sempre usato fare in tutti questi anni): «Mi auguro che Textor non abbia detto davvero quelle cose, altrimenti rischierebbe un’accusa per diffamazione». Cosa che poi ha presentato.
I conti del Lione congelati
A fine agosto, la saga è continuata: Aulas. tramite il Tribunale del Commercio di Lione, ha fatto partire una procedura con la quale è riuscito a far congelare una percentuale dei conti dell’OL (circa 14,5 milioni) per qualche giorno. Secondo l’ex proprietario del club, quella era la quota che aveva accordato da contratto con la nuova proprietà e che ancora non aveva riscosso. Textor e la sua holding hanno contrattaccato: «Abbiamo avuto liquidità congelate in pieno mercato. L’ex presidente difende gli interessi personali e mette a rischio tutto il club».
«Io non l’avrei mai fatto»
In tutto questo, la stagione calcistica è ripartita e la squadra fa acqua da tutte le parti. Dopo un mercato tutt’altro che affascinante – con i baby gioielli Barcola e Lukeba che sono partiti e con l’acquisto più oneroso che è stato fatto per prendere il trentenne Clinton Mata (5 milioni) dal Brugge -, la squadra è ultima in classifica (un punto in quattro giornate), tre gol fatti, dieci subiti. Laurent Blanc in panchina sembra già con le ore contate. I tifosi sono furiosi, un po’ con la squadra un po’ con Aulas, che nelle ultime settimane – per non farsi mancare nulla –, non ha mai smesso di criticare l’operato dei nuovi dirigenti con frasi del tipo: «Non mi aspettavo che avrebbero venduto i nostri gioielli Barcola e Lukeba. Io non l’avrei mai fatto». Ai giocatori, invece, il tifo organizzato ha parlato apertamente dopo il fischio finale di Lione-PSG (1-4): «Noi vogliamo tifarvi, ma voi dovete rispettare noi e questa maglia». Per Blanc c’è stato uno striscione: «Se non hai più le pa**e per lottare, dimettiti». Per Aulas, invece, iniziano a piovere commenti negativi anche da chi lo ha amato (e giustamente) per anni.
Questa è la storia del triste declino del Lione, una squadra che era stata protagonista di una scalata incredibile. Dalla serie b francese alle semifinali di Champions e sette campionati vinti consecutivamente. Merito di Jean-Michel Aulas, un ex sessantottino diventato grande imprenditore che oggi sembra come se si sia fatto prendere un po’ dal rimorso, un po’ dall’invidia per aver lasciato in mani di altri la sua creatura. Quella che aveva costruito con cura, passione e i suoi soldi. E che ora vede allontanarsi sempre più. A oggi, la storia è questa. Ma sembra certo che molta trama debba ancora essere scritta. E non promette nulla di buono.