È stato sequestrato dal fratello, roba che nemmeno nei film, come può non sconvolgerti la vita una roba simile? Vale più di tutto il resto.
Alcuni suoi ex compagni e amici vero indicano quell’evento come il turning point della sua vita.
È stato un talento raro, unico per fisionomia, fossimo nel basket sarebbe un centro che tira da tre come una guardia. È stato forse il più grande rimpianto degli ultimi 30 anni, forse più di Adriano, se si sommano potenzialità e resa.
È stato poi vittima di qualche sua scelta. Arriva alla Juventus, tutti gli dicono di operarsi. Due strade: pulizia del menisco, 2 mesi out. Sutura: 5 mesi, di cui 40 fermo a letto ma risoluzione definitiva del problema. C’è il Mondiale a Dicembre e decide di non fare né l’una né l’altra, ma solo terapia conservativa. Scelta sbagliata tanto che si deve operare successivamente e salta il Mondiale.
È stato quello che ha detto no all’Arabia e sperava di tramutare presto quei 30’ in 60’ per tornare ad avere un impatto sulla Juve. È stato quello che a Marzo ai tifosi ha detto: «Scusate, non ho la testa».
È stato il ragazzo che a Le Figaro ha dichiarato di aver sofferto di depressione quando c’era Mourinho a Manchester e di avere a che fare con un male oscuro. Aspettiamo le controanalisi, ma nel frattempo non mettiamolo alla gogna.