Ivan Provedel è l’uomo della serata di Champions, che ha saputo unire i tifosi italiani sotto al grido del telecronista Luca Marinozzi di Sky Sport che, incredulo, ha commentato quanto di più improbabile potesse accadere al 95’ di Lazio-Atlético. «Ha segnato il portiere!», mentre chiunque per un attimo ha virtualmente abbracciato quel «ragazzo biondo» trasformatosi in eroe della serata, prima con un salvataggio extreme su Lino e successivamente con un gol da attaccante vero.
Perché a colpire della rete del portiere della Lazio, non è tanto l’unicità del gesto (2° portiere della storia a segnare in Champions su azione dopo Sinan Bolat nel 2009) ma la modalità: un inserimento da attaccante vero sul secondo palo, ad aspettare il cross di Luis Alberto. Tutto calcolato: «Ho studiato Immobile. So che Luis la mette sempre lì, mi sono infilato automaticamente», ha raccontato dopo il fischio finale. Un movimento che parte da lontano: quando avevamo intervistato qualche mese fa Sergio Marcon, il suo preparatore nelle giovanili dell’Udinese (uno che ha allenato e plasmato anche Vicario e Meret), ci aveva spiegato che «quando ho incontrato per la prima volta Provedel, lui era solo un anno che giocava in porta, prima era attaccante».
La storia ha fatto il giro d’Italia e – oltre a essere il secondo in carriera dopo quello segnato contro l’Ascoli con la maglia della Juve Stabia nel 2020 – il suo gol è diventato una copertina. Tanto che scavando nella sua carriera, abbiamo scoperto che la sua spalla da attaccante era… Riccardo Dose, youtuber italiano che ci ha svelato la genesi del Provedel-giocatore: «Eravamo la coppia offensiva dei Giovanissimi Regionali del Pordenone. Abbiamo giocato insieme per due, massimo tre anni. Era a Treviso, club a quei tempi in B e reduce dalla Serie A, ma il Pordenone aveva deciso di investire sul settore giovanile e dato che lo avevamo affrontato molte volte e si era dimostrato forte, gli fecero una proposta. Già all’epoca, nonostante segnasse a raffica, chiedeva ai dirigenti di giocare in porta».
Stiamo parlando di un ragazzo che segnava quasi 30 gol a campionato. Difficile cambiargli ruolo: «Nonostante l’altezza, era forte tecnicamente. I suoi gol più belli li ricordo segnati di piede, ma ne fece uno grazie a un mio assist proprio di testa contro l’Itala San Marco, una delle società rivali più forte. Quella rete mi ricorda quella all’Atlético!».
Il racconto continua, con il passaggio dall’attacco ai guanti: «Prima degli allenamenti, calciavamo sempre in porta e lui parava. Sospettavamo che come portiere sarebbe comunque stato bravo, ma mai una cosa del genere! Decise di lasciare il Pordenone per andare in una piccola squadra locale, il Lia Piave, dove lo avrebbero fatto giocare tra i pali. Ebbe ragione: dopo un solo anno in cui veniva anche aggregato alla Prima Squadra, arrivarono le richieste dai professionisti, come Fiorentina, Chievo ed Hellas. Andò all’Udinese».
Riccardo gli ha proposto una challenge in estate, ma non sono ancora riusciti a sfidarsi. Il loro destino si è diviso: Ivan in Serie A, lui spacca sui social con 1,4 mln di follower su Instagram e 2,3 mln su YouTube. Ma ieri sera, dopo la rete all’Atlético, si sono sentiti. Gli ho scritto: ‘Ma che cazzo hai combinato?! Si vede che hai ancora i movimenti da attaccante’. Mi ha risposto ridendo», e poi la chat è proseguita. Semplicemente incredibile. Corsi e ricorsi storici con il loro epilogo in Champions League.