Quella del Velodrome tra Brighton e Marsiglia sarà una sfida italiana che ha una già una storia. Gattuso contro De Zerbi, due allenatori separati da grandi divergenze di percorso e di ideologia. Ma ci arriveremo. Sarà il primo in Europa, anche se in precedenti sono diversi e belli da raccontare. Soprattutto per quello che successe fra di loro. E pensare che partì tutto da una bottiglietta d’acqua.
Galeotto in realtà fu un lancio, preciso a bersaglio, che centrò la testa di Gattuso in un Foggia-Pisa che ha fatto storia. Ma andiamo con ordine e inquadriamo il contesto, per prima cosa. Scenario. È il giugno del 2016 ed è il primo incrocio tra i due allenatori. Rino allena il Pisa, Roberto il Foggia – favorito alla vigilia – e in palio ci sono i playoff di Serie C. Tradotto, si gioca quindi l’ultimo posto per andare in B. All’andata la spunta Gattuso, 4-2 e dominio nerazzurro. Sette giorni dopo allo Zaccheria si prevede un clima infuocato.
«Andremo a Foggia con l’elmetto»
«Andremo a Foggia con l’elmetto», disse Gattuso alla vigilia. E gli sarebbe servito per davvero. Perché, dopo un’ora di gioco, dalla tribuna dietro le panchine, dei tifosi lanciano una bottiglietta verso Gattuso e lo prendono in pieno in testa. L’ex centrocampista del Milan frana a terra, la partita viene sospesa. Curiosità: la bottiglietta era però vuota e la scena che ne seguì – con Gattuso a terra e poi con la sacca del ghiaccio – fece infuriare De Zerbi. «È sbagliato tirare oggetti in campo, ma se cadi così per una bottiglietta vuota vuol dire che stai recitando bene». Diretto, senza giri di parole.
In campo c’era il caos. La partita però dopo un po’ riprende e i due, che già non se le erano mandate a dire all’andata, vengono espulsi insieme. E menomale che i collaboratori li trattengono e li portano via, sennò adesso staremmo raccontando un’altra storia. Al fischio finale Gattuso – passa e festeggia, perchè la gara finisce 1-1 – ma poi cerca di calmare gli animi e fa per abbracciare il collega, che però lo spinge via infastidito. Insomma, fu il Far West.
Gli altri incroci
Poi si sono incontrati tante altre volte – dieci – ma ce ne è una che più delle altre merita di essere ricordata. A Benevento arriva il Milan di Gattuso, neo allenatore rossonero all’esordio in A. Di là c’è De Zerbi, che non fa punti da più di un mese. Finisce 2-2, con il celebre gol di Brignoli, il portiere giallorosso, a tempo scaduto in mischia. Stavolta lo scherzo glielo ha fatto Roberto. Un anno e mezzo dopo la bottiglietta e l’abbraccio mancato.
Filosofie a confronto
Rino e Roberto sono due allenatori giovani, che hanno fatto la gavetta nello stesso periodo e che si sono fatti largo tra difficoltà, porte in faccia e strade in salita. Sono diversi nella filosofia, nel modo di far giocare le loro squadre ma anche nel blasone dei club allenati. Gattuso – dopo le prime esperienze – è stato sulle panchine di Milan, Napoli, Valencia e ora Marsiglia. De Zerbi è partito dalla Serie D, poi ha superato tutti gli step fino ad arrivare a fare la Champions con lo Shakhtar e adesso la Premier con il Brighton. Ed è certamente tra i più apprezzati in Europa, per modo di giocare e idee. Propone un calcio offensivo, moderno. Mentre Gattuso, come anche da giocatore, è più pragmatico. Entrambi si rivedono un po’ nel modo in cui mettono in campo le proprie formazioni. Estroso Roberto, di grinta Ringhio. D’altronde erano così anche da calciatori. Anche se Gattuso al Velodrome ha promesso un calcio diverso, fatto costruzione dal basso e palla a terra. Vedremo. Sarebbe in antitesi con quanto si è visto finora.
La sfida di domani
Una cosa è certa: non si sono mai amati. In conferenza o negli incroci successivi hanno sempre fatto buon viso a cattivo gioco, con sorrisi e foto di circostanza. Ma la macchia del caos di Foggia rimane. Sicuramente si stimano «De Zerbi è tra i migliori allenatori italiani al mondo», ha detto Gattuso in conferenza stampa, ma la sfida resta e sarà accesa. Stavolta la prima in Europa. E chissà, se si dovessero abbracciare a a inizio partita – se ripenseranno alle vecchie ruggini causate da una famigerata bottiglietta di plastica. Vuota, sottolineerebbe De Zerbi. Ma sarà un’altra storia. Sette anni e mezzo dopo la prima volta.