Il 1° luglio 2022 il calcio femminile è diventato professionistico a tutti gli effetti. Il passaggio al professionismo, poco più di un anno fa, ha rappresentato il punto di svolta di un movimento cresciuto, sotto tutti i punti di vista, nelle ultime stagioni. Nelle ultime due manifestazioni internazionali, la Nazionale maggiore non ha ottenuto grandi risultati: al quarto di finale della Coppa del Mondo nel 2019, infatti, sono seguite due eliminazioni al primo turno prima nell’Europeo del 2022 in Inghilterra, poi nel Mondiale di quest’anno in Australia e Nuova Zelanda.
C’è chi, però, quella maglia azzurra la sta sognando. Addirittura da fuori i nostri confini nazionali. In Germania, a Monaco di Baviera, c’è chi sta emergendo e convincendo tutti, tanto da meritarsi la fascia da capitano dell’U17 del Bayern Monaco: Claudia Petruzziello.
«Ma come? Andiamo in Italia solo due volte l’anno?»
Claudia è nata nel 2007 a Monaco di Baviera, insieme al suo gemello. I suoi genitori si sono trasferiti in Germania circa vent’anni fa, prima che il fratello maggiore nascesse. Proprio guardandolo giocare si è avvicinata al pallone da bambina: «Ho chiesto ai miei genitori di poter iniziare a giocare a calcio in un vero club dopo aver visto le prime partite di mio fratello. Fino a quel momento capitava giocassi giusto con gli amici. Lui faceva il difensore centrale, ma a me all’inizio mi mettevano sempre in attacco. Segnavo eh, non credete! Poi crescendo sono diventata prima terzino e poi difensore anch’io».
In casa sua, a Monaco, sono sei: due genitori e quattro figli. All’appello finora mancava la sorella minore di dieci anni: «Siamo una bella famiglia numerosa come tutte le famiglie del Sud che si rispettino. I miei genitori vengono dalla Campania: mio padre è di Avellino, mia mamma di Caserta. Vent’anni fa sono partiti da soli lasciando tutto in Italia: ora torniamo un paio di volte l’anno, giusto a Natale e durante l’estate». La storia della sua famiglia è quella di tante altre: storie di migrazione in cerca di lavoro e stabilità per assicurarsi un futuro più sereno.
Il legame con l’Italia, però, è stato sempre tenuto vivo: «Sono nata a Monaco, frequento la scuola tedesca ma a casa nostra si è sempre parlato italiano, fin da quando sono nata. Io lo parlo da sempre… anche se devo ammettere che faccio ancora fatica a scriverlo. I miei genitori a me e ai miei fratelli hanno sempre trasmesso tutto il loro amore per l’Italia: prima di trasferirmi al Bayern tre anni fa chiedevo sempre di tornarci più spesso. Due volte all’anno, per me, erano un po’ poche! Ora fra partite e allenamenti è molto più complicato».
«La chiamata dell’Italia? L’avevo già detto ai miei: ‘Non sceglierei mai nient’altro’»
Da settembre Claudia fa parte della Nazionale italiana U17 di Jacopo Leandri. La chiamata in azzurro è stato il coronamento di un sogno per tutta la sua famiglia: «Quando mi hanno chiamata per il torneo in Portogallo non ci credevo. Finito l’allenamento, salgo in macchina e mio padre mi fa: ‘Claudia, ho appena finito di parlare con il tecnico del Bayern. Ti vuole l’Italia!’. Non riuscivo a crederci, davvero. Ero senza parole. Ho visto la felicità nei suoi occhi».
Quella è stata la prima volta in cui il nome Petruzziello è stato inserito nella lista delle convocate. A distanza di un mese è arrivata già la seconda chiamata: «è stata una conferma importante per me. Ora l’obbiettivo è qualificarsi agli Europei». Intanto, con lei, l’Italia ha passato la prima fase delle qualificazioni al prossimo Europeo, arrivando seconda nel girone alle spalle della Francia: una vittoria, una sconfitta e un pareggio con Claudia in campo nell’ultima gara contro la Scozia anche con un occhio nero per una botta rimediata proprio nel match contro le francesi.
Claudia ha 16 anni, viene dalla Germania e fino a quel momento non aveva mai conosciuto le sue compagne. La prima volta che si sono viste era come se si conoscessero già da una vita: «Le altre ragazze mi hanno riempito di domande mentre eravamo in Portogallo. Sono sincera: io non so come giochino l’U17 della Juventus o della Roma qui in Italia, io non so se un giorno tornerei per giocare nel campionato italiano. È presto per dirlo. Il Bayern è il Bayern, ma intanto prima arriviamo in prima squadra, poi ne riparliamo». Tempo al tempo, senza fretta.
In tutto questo, però, c’è una certezza: «Sia qui in ritiro che altrove mi chiedono da sempre: ‘Ma un giorno vorresti giocare con la Germania?’. E io: ‘No, grazie. Voglio solo la maglia azzurra’. Non sceglierei mai nient’altro. A casa mia si è sempre parlato italiano, anzi mia mamma dopo vent’anni non ha ancora imparato bene il tedesco».
Vivere il Bayern Monaco a 16 anni
Femminile o maschile, poco importa. Immaginate essere un amante del calcio ed entrare a far parte di una delle società più importanti d’Europa e non solo. «Appena entri lo capisci subito: sei al Bayern Monaco. È tutto perfetto: siamo un U17 ma il nostro centro sportivo è immenso. Si allenano le ragazze della prima squadra e poi tutte le selezioni giovanili, sia maschi che femmine. Ci sono più di dieci campi, un ristorante pazzesco, palestre, addirittura uno stadio. Ed è tutto curato nei minimi dettagli. Ecco questa, forse, è la differenza più grande rispetto all’Italia». Calcio e non solo: quello dove si allena Claudia è un centro polisportivo che ospita anche tutta la trafila giovanile della pallacanestro.
Petruzziello ha sostenuto un provino circa tre anni fa. Dopo alcune stagioni è diventata capitano e titolare inamovibile. Da quelle parti non è scontato, anzi: «Essere il capitano del Bayern Monaco è un onore. Ricordo che una volta ero a casa insieme a mia mamma e ad un certo punto torna mio padre: ‘Claudia, il Bayern mi ha appena inviato una mail. Vogliono farti fare un provino’. Tremavo. E poi quando mi hanno presa sono esplosa di gioia.
E dopo tre stagioni sono ancora lì: non è semplice, perché da noi è complicata la situazione. Ogni anno sali di categoria. Sei in U16? Fai un anno, poi o vai in U17 o ti mandano via. C’è un continuo ricambio di calciatrici e questo a volte influisce un po’ sul gioco e sul trovare continuità».
L’amore per Pirlo e quel cognome così difficile da pronunciare
Da attaccante a difensore centrale: nel corso degli anni, gli allenatori hanno spostato Claudia dietro. Dal far gol ad evitare che gli avversari facciano gol. Questione di prospettiva, ma i risultati sono sempre arrivati. Eppure il suo idolo da bambina non era né una punta né un difensore: «Ero innamorata di Andrea Pirlo. Da piccola non facevo troppo caso alle posizioni, ma guardavo soprattutto quelli che spiccavano per talento. E Pirlo era ingiocabile. Un difensore che ammiro ora? Araújo del Barcellona, mi piace davvero molto».
Quando l’Italia ha vinto il Mondiale nel 2006, lei non era ancora nata. Eppure a noi sembra una vita fa. La famiglia Petruzziello ha festeggiato come non mai, insieme ad altre migliaia di italiani trasferitisi in Germania. Portare un cognome italiano lì non è mai stato troppo facile. Figuratevi se il cognome è ‘Petruzziello’: «A scuola i maestri mi chiedevano sempre: ‘Ma sei italiana? Ah, e ora come si pronuncia il tuo cognome? Dopo anni ancora non riescono a dirlo. Per tutti sono Claudia: nessuno vuole dire il mio cognome, hanno paura di sbagliare. E dopo anni… li capisco, lo hanno storpiato in tutti i modi».
«Il calcio femminile in Germania è più avanti? Sono capitati brutti episodi anche qui, non temete»
Negli ultimi anni in Italia sono stati compiuti importanti passi avanti per tutto il movimento calcistico femminile. Pregiudizi e scetticismo vengono scardinati piano piano dal livello delle atlete, dall’attenzione dei media e dal crescente numero di tifosi.
In Europa tutto ciò è già consolidato, ma in Germania non è sempre stato così, anzi: «A differenza di quanto uno possa credere, in Germania non è che le cose siano state molto meglio fino a poco tempo fa. Prima di trasferirmi al Bayern Monaco, era difficile per me seguire il calcio femminile. Non c’era così attenzione e non conoscevo molte calciatrici.
Negli ultimi 3-4 anni è cresciuto il movimento. Prima non era visto di buon occhio. Anche a me, in classe con i compagni, sono capitati molti episodi spiacevoli: ‘Sì va bene Claudia. Il calcio è per maschi, quello femminile non è niente in confronto». Fortunatamente la situazione sta cambiando: Petruzziello è al Bayern Monaco, in mezzo a tante altre atlete che sognano un giorno di vestire la maglia della prima squadra.
«Spesso andiamo ai loro allenamenti: siamo lì in panchina a bordocampo e osserviamo. Le ragazze della prima squadra sono tutte gentili, ci chiedono se vogliamo fare foto o avere autografi e poi si fermano per darci alcuni consigli». Ah, e ovviamente un tesserato del Bayern Monaco significa una cosa: biglietti ogni domenica per l’Allianz Arena. Certo, se la sua U17 non gioca!
«Datemi carbonara, caldo e mare: così sono felice»
Claudia è nel pieno della sua adolescenza. Se non è in campo fra allenamenti e partite, è a casa per studiare. Essere a 16 anni al Bayern Monaco comporta molti sacrifici: «Ci alleniamo quattro volte a settimana e poi abbiamo la partita nel weekend. Non ho molto tempo in realtà, ma il calcio è sempre stata la mia unica scelta. Da piccola facevo atletica leggera e nuoto, ma ad un certo punto mia mamma ha detto: ‘Claudia, deciditi! Puoi fare uno sport solo’. Non ci ho pensato due volte».
Dal calcio in Germania è arrivata fino alla Nazionale italiana. L’obiettivo è quello di restarci, mentre sognando l’esordio intanto con il Bayern Monaco maggiore: «Dove mi vedo fra 5 anni? Al Bayern Monaco. Voglio diventare la migliore, spero di riuscirci. Ma poi so che la voglia di giocare a calcio non mi passerà mai». Intanto si gode il tempo trascorso con le sue nuove compagne, l’italiano d’altronde lo parla benissimo, ma non chiedetele della musica: «Quando siamo in hotel o nello spogliatoio le ragazze mettono tutti i loro artisti preferiti. Io spalanco gli occhi, non ne conosco mezzo. E loro: ‘Dai, ma come fai Claudia? Questo devi conoscerlo, per forza’. E no, le deludo ogni volta. Ma non ho il coraggio di mettere canzoni tedesche… le canterei da sola, è più bello vederle cantare tutte insieme, mi fanno ridere».
Tutte le volte che torna in Italia passa giorni interi nel suo posto preferito: la casa della nonna. Non è difficile immaginare il perché: «Qui si mangia troppo bene, davvero. Quando andiamo a casa di mia nonna, mangio di tutto. A cosa non rinuncio mai? La carbonara, il mio piatto preferito. Altre due cose che vorrei portare in Germania dall’Italia? Il clima assolutamente perché qui fa molto caldo. E poi il mare, datemi il mare per favore!».
Intanto Claudia si sta godendo ora sprazzi d’Italia con la Nazionale di Leandri. Stiamo entrando nell’autunno anche noi ormai, niente più caldo e niente più mare per un po’. Ci vediamo a Natale Claudia, come sempre la sua Italia e casa di sua nonna la attendono. Possibilmente – dice lei – davanti ad una bella carbonara.