Giada Pellegrino Cimò è orgogliosa di essere siciliana. «Palermitana», specifica in alcune occasioni. È nata nell’ottobre del 2006 e a soli 14 anni ha esordito con il Palermo in Serie C, segnando anche 2 reti nel corso della stagione e contribuendo alla promozione. Il feeling è esploso da subito anche con la maglia azzurra: ha debuttato con l’u-16 segnando una doppietta (5 gol in 5 gare totali con tale selezione), ripetendosi anche all’esordio con l’u-17 (8 reti in 11 gare). Adesso è in u-19: ha già segnato due gol contro l’Irlanda del Nord, pochi giorni fa.
«Non ho mai avuto un piano B nella vita, se non il calcio. Essere in Nazionale è bellissimo, pensate che alla prima convocazione mi ero presa il Covid… Appena sono arrivata, la ‘doc’ mi ha inviato un messaggio con l’esito del mio tampone. Sono rimasta una settimana chiusa in camera da sola, saltando tutte le partite», ma si è rifatta con gli interessi. «Ho iniziato a 4 anni giocando insieme ai maschi nel mio paese, poi mi sono trasferita a Palermo. Sono contenta di quello che sto facendo»: nel 2022, dopo un anno da capitano del Palermo Primavera (era troppo piccola per giocare in Serie B e la Lega non ha concesso la deroga), è stata tesserata dalla Roma.
Nel primo anno in giallorosso ha vinto lo Scudetto Primavera (e assaporato la Prima Squadra, che ha trionfato in Serie A): «Sapevo che mi sarei trovata bene, ero stata a Roma per i provini ed era andato tutto alla grande». Lasciare casa non è semplice, «ma ormai ci sono abituata, i miei vengono a trovarmi ogni mese e nella Capitale mi trovo benissimo con tutti». Ogni visita della famiglia è un piacere anche per le compagne di squadra: «Portano i piatti tipici della mia terra e io li condivido. Quando ci sono i cannoli, è festa».
Spesso le chiedono di raccontare la Sicilia. Un territorio a cui Giada è attaccatissima, in modo viscerale: «Amo l’ambiente di Palermo, il modo di essere, sono fierissima di essere palermitana e il senso di familiarità e accoglienza lo riporto nella mia vita, con chiunque. Anche a Roma». Qualche parola romana ogni tanto spunta nel suo dialetto, non meno marcato di qualche tempo fa: «Quante volte ho preso l’aereo per venire qui… i primi tempi viaggiavo con i miei, poi ho iniziato da sola. La segretaria della Nazionale mi chiedeva se avessi bisogno di un accompagnatore, ma le dicevo di no. Non ho mai rischiato di perdere nessun volo, sono maniaca della puntualità».
L’assenza della famiglia si fa sentire. Ma da lontano, la seguono sempre. Quando nelle ultime settimane ha esordito in Champions League contro il Vorskla Poltava, i suoi erano incollati alla televisione. «Sono la componente più importante, senza di loro e i miei fratelli non sarei mai arrivata qui». Sono i suoi genitori a essere i suoi idoli. La strada è ancora lunga, ma quel giorno non potrà mai dimenticarlo: «Appena il mister mi ha chiamato dalla panchina, sono iniziate le farfalle nello stomaco. Mi ha detto ‘Scaldati, che forse è arrivato il momento’. Sono entrata e mi sono fatta i miei 25 minuti, straemozionanti e con un pubblico bellissimo. All’inizio l’ansia è normale, poi sono stata tranquilla».
A farle compagnia a Roma, da Palermo, è arrivata un’altra compagna: Giuliana Falzone. «Ci conosciamo fin da piccole e ora ci siamo ritrovate», racconta con il sorriso fisso stampato sul volto. Giada frequenta il liceo scientifico-sportivo dentro Trigoria, a disposizione di calciatori e calciatrici. Nello spogliatoio è una di quelle tenaci, che stimola e non molla mai: «Me lo dicono tutti, ma sono fatta così. Entro in campo e motivo sempre tutti, succede ogni domenica. Sono sempre carica al massimo e voglio tenere alta l’asticella anche delle mie compagne».
Ora in Nazionale per misurarsi su altri palcoscenici: «Ciò che noto di più è la differenza fisica rispetto ad altri Paesi. Dobbiamo lavorare molto su questo. La Francia, ad esempio, su questo è clamorosa. Sono veramente forti». In Prima Squadra a Roma sta imparando tanto: «Sono la più piccola e mi alleno con gente di altissimo livello come Giugliano, Greggi, Linari… chiedo loro consigli durante l’allenamento e tutte sono molto disponibili. E mi metto a disposizione: certo, se vedo Bartoli che va a fare scarico, io vado a raccogliere i palloni!». Sa come tramutare gli avvisi in assist: «Spesso il prof mi dice ‘Sveglia che ora sei in Prima Squadra! So che lo fa per spronarmi, perché è difficile stare appresso a calciatrici così forti».
Dal calcio «sono ossessionata». Il suo amore per questo sport si percepisce parola dopo parola. Ha 17 anni e si è già tolta numerose soddisfazioni. Ora è arrivato il mondo dei grandi.