Erevan, capitale dell’Armenia, città tanto antica (fondata 29 anni prima di Roma, per intenderci), quanto affascinante. Nata alle pendici del Monte Ararat, con una storia millenaria e un’atmosfera unica, questa città ha saputo rinnovarsi per restare al passo con i tempi. È bello immaginare che Henrikh Mkhitaryan, come la sua città natale, non abbia mai smesso di migliorare. Perché a 35 anni il centrocampista armeno, arrivato a Milano a parametro zero, è una pedina fondamentale, essenziale, per l’Inter di Simone Inzaghi.
Statistiche spaventose
È il giocatore più utilizzato della rosa interista, tra tutte le competizioni, con 1973 minuti disputati. 24 su 26 da titolare, Mkhitaryan non riposa quasi mai. In Serie A è il calciatore con più assist (7) e contrasti effettuati, e in più ha segnato anche 2 gol, discretamente pesanti nel derby contro il Milan. La più recente apparizione, in Supercoppa contro la Lazio, lo ha visto letteralmente dominare: 11,577 km percorsi, secondo il report ufficiale della Lega Serie A. Una condizione fisica smagliante che gli ha permesso di dispensare calcio in ogni zona del terreno. Ha toccato 62 palloni, realizzando 42 passaggi (91% di precisione) di cui 27 in avanti. Dai suoi piedi sono nate 3 occasioni da gol: 2 tentativi personali verso la porta biancoceleste, uno è l’assist finale per Davide Frattesi. Una prestazione semplicemente sontuosa, a cui ha aggiunto anche 7 recuperi (il dato più alto in assoluto), dimostrandosi fondamentale in ogni frangente del gioco. Finita qui? Neanche per sogno. Perché l’Inter ha perso solo due partite, nelle competizioni a eliminazione diretta nel 2023 (contro Manchester City e Bologna): in entrambe le gare Henrikh Mkhitaryan non era a disposizione.
Un uomo al comando
Dai numeri, e dalle statistiche, non si può sfuggire, perché certificano le sensazioni delle persone. È il caso di Mkhitaryan, che a inizio stagione sembrava destinato a partire dalla panchina, per fare spazio al giovane rampante Frattesi. L’armeno però ha dimostrato in campo, con prestazioni eccezionali, di essere davvero insostituibile. Giocatore che passa, troppo, inosservato e di cui si parla troppo poco. In 1 anno e mezzo di vita in nerazzurro ha giocato 76 partite, mantenendo una continuità di rendimento e un’integrità fisica impressionanti. Inoltre dal suo arrivo, Simone Inzaghi ha avuto la possibilità di avere 3 centrocampisti di altissimo livello, in grado di ruotare le proprie posizioni in campo grazie alla loro duttilità.
La heatmap stagionale è l’ennesima dimostrazione dell’influenza di Mkhitaryan. Parte da mezzala sinistra ma è davvero capace di ricoprire intere porzioni di campo. Centrocampista completo, abbina qualità difensive (interdizione, contrasti e recuperi) a visione di gioco e capacità di realizzare l’ultimo passaggio. Un’altra grande qualità dell’armeno sono gli inserimenti senza palla, nell’area di rigore avversaria.
Calciatore unico, professionista impeccabile
Dallo Shakhtar Donetsk all’Inghilterra, con Arsenal e Manchester United, passando dal Borussia Dortmund, fino all’Italia con Roma e Inter. Mkhitaryan ha giocato in alcuni dei club più importanti e prestigiosi del mondo, e non ha mai deluso. In carriera ha giocato in tutti i ruoli, dal centrocampo in su, segno di un’intelligenza calcistica sublime.
Comportamenti esemplari, mai una parola fuori posto, massimo impegno e ovviamente qualità (e quantità) sopraffina in campo. Questi sono gli ingredienti principali della ricetta con la quale Mkhitaryan ha conquistato anche il popolo nerazzurro. E poi, quando Mkhitaryan è in campo, l’Inter gioca il suo miglior calcio.