Si parla spesso delle ‘sliding doors’ della vita, di quei momenti che hanno il potere di cambiare in un attimo l’esistenza delle persone. Yannick Bright, calciatore italiano classe 2001, lo ha vissuto sulla propria pelle quando è stato scelto al Draft dall’Inter Miami.
4 anni fa si divideva tra panchina e tribuna nella nostra Serie D, all’Arconatese. Poi la scelta coraggiosa di mollare tutto e partire, destinazione Stati Uniti (New Hampshire) per giocare e studiare in un college. Ora Yannick è laureato in finanza e, soprattutto, sta vivendo il sogno di tutti: «Quando mi fermo a pensarci non trovo le parole per descrivere tutto quello che sta accadendo. Sono passato da essere un semplice studente-atleta, a condividere lo spogliatoio con quattro dei calciatori più forti di sempre. Sono persone stupende, umili e disponibili. Leo è molto riservato, ‘Busi’ mi regala tantissimi consigli preziosi e poi Jordi Alba, ragazzi è un mito. È divertentissimo, scherza con tutti e urla sempre. Lo adoro».
I consigli di ‘Don Busi’
Messi, Busquets, Jordi Alba e Luis Suárez. No, non stiamo elencando la rosa del Barcellona che ha vinto qualsiasi trofeo, bensì stiamo elencando quelli che da 4 mesi sono i compagni di Yannick Bright, il primo italiano di sempre a essere selezionato al SuperDraft MLS, come 15 ͣ scelta.
Da quel momento è davvero iniziato il suo sogno, passato però per i duri periodi iniziali, in cui ha dovuto guadagnarsi il vero e proprio contratto. «Da rookie (così vengono definiti quelli che sono alla prima esperienza con i grandi) devi mantenere un certo standard di rendimento se vuoi farti notare. Beh pensate che, nel mio ruolo, lo standard da mantenere è stato quello di Sergio Busquets. Io vengo dal college, lui è stato un insegnante pazzesco. Per me è come un fratello maggiore e durante gli allenamenti spesso mi prende da parte per aiutarmi».
Per un centrocampista come Bright, abituato a fare della corsa e dell’agonismo il suo punto di forza, non potrebbe esserci un maestro migliore di Sergio Busquets. «Un giorno mi ha dato un consiglio, spiegandomi come lo applica lui, che mi ha fatto capire quanto sia superiore alla media. Mi ha spiegato che quando lui riceve palla, oltre a guardarsi attorno 5/6 volte, riesce a pensare, nel giro di 3 secondi, già alla giocata successiva alla sua, cioè a quella che dovrà fare il compagno a cui lui passerà la palla. Robe da matti, ha un cervello fuori dal comune». In generale, condividere il campo con fenomeni di questo calibro rappresenta, ogni giorno, un’opportunità per imparare qualcosa direttamente dai migliori interpreti al mondo. «Loro 4 hanno un’intesa clamorosa. Un’altra cosa impressionante è la facilità che hanno di essere sempre al posto giusto al momento giusto e raramente sono fuori posizione. E poi vabbè c’è sempre Messi. In allenamento ogni tanto fa cose che io non riesco nemmeno a pensare».
L’incontro con il mito
Emozioni contrastanti, tra felicità e ansia, lo hanno accompagnato per i primi giorni, già a partire dal momento delle visite mediche: «Io non ho mai avuto nessun tipo di problema al momento dei ‘medicals’. Il primo giorno qui all’Inter Miami però, ho dovuto rifare il test della pressione 4 volte. Avevo tutti i parametri sballati».
Ora immaginate le sensazioni che Yannick può aver provato, cercando di contenere le emozioni, al momento di incontrare determinate leggende, ora diventati compagni di squadra: «Non dimenticherò mai il mio primo incontro con Messi. Io ero nell’equipment room, la stanza in cui teniamo tutto il materiale, dalle scarpe ai vestiti, e stavo parlando con un membro dello staff. Mi sono girato un secondo e l’ho visto camminare verso di me. Mi sono rigirato e ho chiesto alla persona con cui stavo parlando se fosse realmente lui.
Lui ha annuito e lì mi sono dovuto fermare, mi sono sentito svenire. Avete presente quelle sensazioni, profonde nello stomaco, che proviamo quando dimentichiamo qualcosa di importante? Ecco, ho provato davvero la stessa cosa, mi sono quasi sentito male. Ci siamo stretti la mano e lui mi ha detto:
‘Nice to meet you, Leo’.
Io gli ho risposto dicendogli che era un onore per me e che non c’era bisogno che si presentasse. Ragazzi, parliamo di Lionel Messi».
In viaggio con le leggende (e il bodyguard)
Nei primi giorni di allenamento i ‘college players’, quelli appena scelti al draft, vengono un po’ messi da parte, lavorando prevalentemente a livello fisico e atletico, in attesa di poter davvero dimostrare il proprio valore sul rettangolo verde. «La prima squadra inizialmente aveva due amichevoli già programmate da tempo e noi ‘nuovi’, in quel periodo, ci siamo allenati con la seconda squadra. Due giorni prima di partire per il tour in Arabia Saudita però, mi hanno comunicato che avrei fatto parte del roster ufficiale, dei 24 giocatori che avrebbero preso parte alla tournée. Ecco, lì ho realmente capito che era tutto vero».
La prima esperienza al fianco di questi campioni è stata quindi un tour di 3 settimane, passato tra Arabia, Cina e Giappone. Proprio durante questo periodo Yannick ha conosciuto meglio i compagni di squadra e ha legato con Yassine Cheuko, il bodyguard personale di Leo Messi: «È un mio grande amico. Lui è sempre con Leo: anche quando ci alleniamo lui rimane nei paraggi per controllare che sia tutto sotto controllo. Vi assicuro che non è affatto scontroso come sembra, al contrario, è sempre sorridente. Poi è un grande professionista. È un ex Navy Seal, parla 6 lingue tra cui arabo, spagnolo, inglese, francese e anche il filippino. Ora ha lanciato anche la sua personale linea di vestiti, ‘Voclain’».
La tournée è stata un’esperienza meravigliosa tra allenamenti, partite davanti a migliaia di persone e la scoperta di posti nuovi. L’unico problema? Un giochino che rende particolarmente focosi i quattro ex Barcellona: «In realtà è una cosa molto divertente. Quando viaggiamo loro quattro giocano sempre, che sia notte o giorno, a questo gioco sul tablet il cui obiettivo è ovviamente battere gli avversari. Vi giuro che ci giocano 3-4 ore di fila, anche alle 2 o alle 3 di notte. Jordi Alba poi urla sempre e non ci fa dormire».
Da quando sono arrivati Messi e compagni, l’attenzione dei tifosi statunitensi (e non solo) è improvvisamente virata sull’Inter Miami. Ora, ogni volta che si muove, la squadra attira una marea di tifosi, disposti a tutto pur di vedere da vicino i loro idoli: «Pochi giorni fa abbiamo giocato a Kansas. Lì non c’è tradizione calcistica ma comunque c’è stata una richiesta tale da far spostare la partita nello stadio di NFL, per poter ospitare più di 70’000 spettatori. È venuto anche Patrick Mahomes (quarterback dei Kansas City Chiefs) a conoscere la squadra. Siamo passati però da situazioni come in Messico, con più di 1000 persone fuori dal nostro hotel ad aspettarci, a poter girare tranquilli per Kansas senza che nessuno ci fermasse. C’è una cultura diversa dalla nostra, le persone rispettano di più la privacy degli sportivi».
Il sogno americano
Dopo mesi di partite e allenamenti convincenti, Yannick ha davvero firmato il suo primo contratto da pro e di fatto ha coronato il suo sogno. Quando era partito dall’Italia, in pieno lockdown, mai si sarebbe aspettato di arrivare a questo punto. Dopo 3 anni e mezzo, in cui si è anche laureato con 6 mesi di anticipo, ha ottenuto risultati eccellenti sia in ambito accademico che sportivo.
Poi è arrivata la chiamata dell’Inter Miami che gli ha stravolto la vita.
«Devo essere sincero: se non mi avesse scelto nessuno al Draft, non so cosa avrei fatto. Non avevo le idee chiarissime». Ora la sua giornata si divide tra campo e palestra con la squadra durante la mattina, e una nuova casa da arredare: «Mi sono trasferito solo dopo aver firmato il contratto. Ora passo il mio tempo libero su Amazon, per comprare qualsiasi cosa mi possa essere utile per la casa. La mattina mi sveglio alle 7 e fino alle 14 sono al campo. Abbiamo strutture fantastiche a disposizione e tra allenamento, palestra e recupero il tempo passa molto in fretta. In futuro però mi piacerebbe continuare a studiare e provare a prendere un master, sempre a tema finanza».