Poche ore prima della nostra chiacchierata aveva fornito un assist e segnato uno dei rigori decisivi nella semifinale di FA Cup contro il Coventry. Diogo Dalot è protagonista con il Manchester United, con cui ha tagliato il traguardo delle 150 presenze, e con la maglia del Portogallo, cui con affronterà anche l’Europeo.
«Sono contento di questa stagione a Manchester a livello personale. Certo, come squadra potevamo fare meglio e non possiamo essere soddisfatti. Ho tanti compagni di squadra di qualità ed è un piacere giocare insieme a loro. Da Rashford ad Antony o Bruno Fernandes», ci ha raccontato, «e in Premier League ci sono tanti avversari difficili da affrontare, specialmente tra gli esterni. Giochi contro i migliori al mondo, ma soprattutto contro le migliori ali: penso a Grealish o a Doku, Saka, Martinelli. Ce ne sono tante che hanno dribbling e vanno molto veloce. Non ho avuto modo di stare molto vicino ad Haaland perché lui è al centro e io sulla fascia, ma quando si decentra e viene dalle tue parti è veramente una bella sfida perché è forte, alto e rapido».
Nella stagione del Manchester United è in affari anche un ex “italiano”, ovvero André Onana, trasferitosi dopo l’annata all’Inter, che però ha iniziato con alcune difficoltà: «Va in crescendo. Ovviamente non ha iniziato al meglio: lo scorso anno è stato fantastico e le pressioni erano altissime appena è arrivato allo United. Ha trovato una realtà completamente diversa: anche all’Inter le aspettative sono grandi ma qui è completamente diverso, anche solo per cultura e per tipologia di campionato, che è differente dalla Serie A. L’inizio per lui è stato un po’ scioccante ma gli ultimi mesi sono stati positivi per lui».
Tra le curiosità che avvolgono Diogo Dalot ci sono anche le sue origini. Nato in Portogallo, ha scoperto insieme alla madre le sue origini francesi ma soprattutto circensi: «Scoprirlo è stato molto divertente. Quando ero piccolo la mia famiglia mi raccontava del mio nome, tramite internet e Facebook abbiamo trovato anche i familiari meno vicini, investigando abbiamo scoperto che i nostri avi erano circensi che giravano e alla fine si sono stabiliti nella città in cui sono nato, generazioni fa».
Dalot ha giocato in 3 stati, dal Portogallo fino all’Inghilterra, con una parentesi in Italia nel 2020/2021, nel Milan. «Giocare in Serie A – racconta – è stato molto bello, la mia conoscenza calcistica è aumentata, e anche quella del gioco. In Italia gli allenatori sono più importanti dei giocatori, incidono sulle partite in modo forte. Ad esempio, se Pioli vuole battere Inzaghi attua una strategia in base a come gioca l’avversario. Spiega A, B, e C soprattutto in base all’avversario. Mentre in Premier League i calciatori sono più determinanti e gli allenatori hanno uno schema a prescindere da chi hanno di fronte. E poi le partite sono diverse, in Serie A è più difficile vedere rimonte o incredibili comebacks, le squadre stanno più compatte nei finali di partita».
Al Milan, Diogo ha potuto lavorare con Stefano Pioli: «Un piacere lavorare con lui, un bravo manager e soprattutto umano. Il suo rapporto con i giocatori è top, nessuno di disconnette con lui, neanche chi gioca. Ho only good things con lui. Ricordo una volta in cui mi ero allenato molto bene per tutta la settimana, ma arrivati alla partita mi mise in panchina. Davanti a tutti nello spogliatoio mi ha usato come esempio, mettendo in mostra la mia attitudine. Non è semplice ammettere una scelta del genere per un tecnico, ma se hai un bel rapporto con tutti, anche con chi non gioca, puoi permettertelo». Oltre a mister Pioli, c’era anche Rafael Leão: «Lo conosco fin dalle giovanili, quando ci affrontavamo in Portogallo. Sono contento della sua crescita, è veramente una brava persona. Ha mille interessi: canta, segue la moda. E poi ha una passione infinita per il calcio. Se penso a lui, mi viene in mente il suo sorriso. È un ragazzo che dà atmosfera positiva in uno spogliatoio: mi ricordo una volta quando nevicò a Milanello e lui iniziò una battaglia di palle di neve. È un ottimo amico: non c’è stato un singolo giorno in cui non mi abbia fatto ridere».
A proposito di portoghesi, questa estate spazio all’Europeo: «Sono molto eccitato e carico». In Nazionale, ma anche a Manchester, ha potuto conoscere e condividere momenti con Cristiano Ronaldo: «Non dimenticherò mai il primo momento in cui l’ho incontrato. Ha una bella energia ed è ossessionato dal migliorare, nel lavoro come nella vita, come per il corpo, la mente e la famiglia». Con lui ha condiviso un aneddoto, riguardante anche Garnacho, che come idolo ha proprio CR7: «Prima di una partita contro la Real Sociedad, Garnacho andò da Cristiano a chiedere se potesse esultare come lui in caso di gol. CR7 si girò, mi batté sulla spalla e mi disse: ‘Hai sentito? Vuole esultare come me! Gli diciamo di sì?’, scherzando. Per Garnacho aver vissuto dei momenti insieme al suo idolo dev’essere stato unico. Lui è un bel talento, se unisce lavoro e talento può diventare tra i migliori al mondo».
Chiusura sulla Nazionale italiana, che Dalot potrebbe incontrare all’Europeo: «Ha mancato gli ultimi due Mondiali, ma credo che in questo periodo si siano ristrutturati per tornare più forti. Rimasi impressionato già in Serie A da alcuni giocatori, su tutti Raspadori e Berardi, che giocavano nel Sassuolo di De Zerbi, una squadra difficile da affrontare. Raspadori era giovanissimo ma ci segnò una doppietta».