Riccardo Calafiori, difensore del Bologna, ha rilasciato un’intervista esclusiva con ‘Cronache di spogliatoio’.
IL LEGAME CON DE ROSSI – «Nel suo ultimo anno a Roma si è formato un legame importante con De Rossi. Abbiamo trascorso molto tempo insieme, non me lo sarei mai aspettato. Se ripenso a quelle giornate, quando eravamo in macchina insieme: è stato quasi un sogno per me. Lui mi accompagnava a casa e mi portava a Trigoria, non so cosa gli sia passato per la mente per fare questo con me. Sicuramente aveva visto che ero in un momento difficile, dato che era il periodo in cui ero infortunato. Ha visto che ero un bravo ragazzo e mi ha aiutato in questo senso. In ogni caso, anche dopo, per qualsiasi decisione importante sentivo il suo parere. L’altra settimana ci siamo incontrati sul campo ed è stato stranissimo, però sta andando bene anche lui e spero continui così. Nel giorno del ritiro, quando fa il giro di campo l’ultima persona che abbraccia sono io: sono scoppiato a piangere, non ce l’ho fatta. Era stato troppo emozionante per me. Poi non volevo che smettesse perché l’anno dopo sarei rientrato e mi sarei allenato con lui in prima squadra. Invece poi è andato al Boca».
L’INFORTUNIO – «Balzaretti è stato il primo a venire in ospedale dopo l’infortunio al ginocchio. Mi hanno portato la maglia autografata da tutta la prima squadra e avevo solo 16 anni. Questo mi ha sollevato tanto il morale.
Nei primi giorni dopo l’infortunio per ciò che mi avevano detto i medici avevo perso un po’ la fiducia. Poi quando abbiamo deciso che mi sarei operato negli Stati Uniti ho sempre pensato che sarebbe finita bene».
PERIODO AL GENOA – «Behrami ha detto che da subito ha notato la mia personalità? Non me l’aspettavo. I sei mesi al Genoa non sono stati molto positivi: ho fatto solo 1 presenza da titolare. Ero andato per giocare e alla fine ho giocato di più a Roma. Forse ero un po’ nervoso perché mi sentivo pronto per poter giocare: penso si percepisse il fatto di avere questa volontà e questa personalità in campo».
ESPERIENZA AL BASILEA – «Quella scelta è stata 20% mia e 80% frutto della necessità. Era l’ultimo giorno di mercato ed era l’unica opportunità che avevo. Una volta arrivato mi sono accorto del clima che c’era e della serenità con cui poteva giocare un giovane. Questo perché a 18-19 anni puoi non essere pronto alle pressioni, specialmente se cresci in un grande club come me nella Roma. Non avevo mai fatto 10 partite di fila prima di quel momento, a Basilea ne ho fatte 20, 30: questo fa la differenza. Se rivedo adesso le partite del campionato svizzero dico che il livello è diverso, ma quando ci sei dentro in realtà c’è tanta intensità, tanti cambi di fronte, poca tattica. Quindi anche a livello fisico è molto allenante. Le strutture sono ottime, nonostante sia una categoria inferiore».
MODA – «De Silvestri ha detto che sono fissato con la moda? Mi piace lo stile ‘baggy’, oversize. Piaccia o meno, a me interessa che mi riconoscano e che io abbia un mio stile. De Silvestri mi aiuta un po’ perché oltre al calcio non ho tante passioni, quindi mi consiglia di insistere su questa. Mi piace il mondo della moda, ma senza eccedere nelle spese».
POSIZIONE IN CAMPO – «Il passaggio da terzino a difensore centrale è avvenuto per necessità, però dal primo giorno a Bologna ho parlato con Thiago Motta e lui mi ha subito detto che mi vedeva anche al centro della difesa. Io gli ho detto che lo avevo fatto già in passato, però in una difesa a 3. Lui mi ha rassicurato, dicendo che cambiava poco tra difesa a 3 e a 4. Io mi sono fidato. In allenamento mi sono accorto che andava bene e partita per partita abbiamo alzato il livello. Lo stile di gioco che mi si avvicina di più è quello di Stones, però non decido da solo di andare a giocare a centrocampo: sono tutti dettami del mister».
THIAGO MOTTA – «Se mi piacerebbe lavorare a vita con lui? Sicuramente ha cambiato il mio modo di leggere l’avversario e di capire gli spazi. Poi difficilmente mi sono trovato in disaccordo con quello che diceva e questo non mi era mai capitato, al di là delle simpatie. Se non è empatico? Il nostro è un rapporto tutto sul campo, ma non è assolutamente antipatico, anzi».
NAZIONALE – «La Nazionale è sempre un obiettivo. Credo alle parole di Spalletti su un mio possibile coinvolgimento per gli Europei, è venuto anche nello spogliatoio nell’ultima partita con la Nazionale e ci ha detto che l’Under 21 è un prolungamento della selezione maggiore. In quelle partite servivo io e altri giocatori all’Under e secondo me ha fatto bene così. Il grande obiettivo resta quello di quest’estate, ce la metterò tutta. In ogni caso andrà bene».