Niccolò Fortini, l’estero che spacca: «Sono il terzo 2006 in B, ma non ho paura»

by Giacomo Brunetti

Niccolò Fortini è il terzo 2006 a giocare in Serie B, dopo Giovanni Leoni della Sampdoria e Leonardo Mendicino del Cesena. Tutti ce ne hanno parlato bene, in campo e fuori. Cresciuto nella Fiorentina, passato in prestito alla Juve Stabia e protagonista con l’Italia u-19, ha trascorso tutta la pre-season agli ordini di Raffaele Palladino in maglia viola: «Il mister mi ha portato anche in tournée in inghilterra, e inoltre mi ha messo titolare in due partite, facendomi entrare in quasi tutte le amichevoli. Lo ringrazio. È un allenatore con cui devi sempre andare forte». 

La prima esperienza tra i grandi – «con il mister devi sempre stare sul pezzo. Ho avuto Biraghi e Brekalo, ma soprattutto Mandragora, che mi hanno aiutato molto. Il mio gruppo? Mi trovavo bene con gli argentini. Ovviamente tralasciando i più giovani» – e adesso il salto alla Juve Stabia: «Ho stimoli altissimi: negli ultimi giorni di mercato sono arrivato a Castellammare, in prestito. Una piazza incredibile». Infatti fin da subito ne ha percepito il calore: «Nell’ultima trasferta a Frosinone c’erano 2500 tifosi. Gli ultimi tre mesi sono stati incredibili: ero in ritiro con la Fiorentina, poi il prestito per giocare tra i professionisti, ora la chiamata della Nazionale u19. Sono giovane, non ho niente da perdere».

«Sono nato pochi mesi prima del Mondiale 2006. Il mio ‘2006’ è l’Europeo del 2021. Che estate indimenticabile: le ho viste tutte con i miei amici», e il legame con la Nazionale prosegue. Dopo l’esordio in u-19, la prima vera stagione tra i professionisti è l’occasione per bruciare le tappe. Seguendo, magari, le orme di uno dei suoi punti di riferimento: «Calafiori è già un modello da seguire per noi giovani. La sua storia parla da sola: poteva smettere, invece è diventato più forte».

Lui, come tanti altri ragazzi del 2006, è stato frenato nella crescita dai lockdown che hanno fermato a più riprese l’attività agonistica: «Durante il Covid non è stata facile per la mia generazione. Ci allenavamo poco, giocavamo ancora meno. Abbiamo perso la forma fisica, facevamo le sedute in videochiamata». Si ispira «a Calafiori, appunto, che è riuscito a riguadagnarsi tutto con fame e cattiveria», ma non solo: «Il mio idolo è stato Hazard, ma un giocatore che studio e a cui mi ispiro è Reece James del Chelsea». Niccolò Fortini ha il gas nel sangue, corre sulla fascia e si adatta sia a destra che a sinistra. A 18 anni è chiamato all’occasione tra i professionisti. Ce la metterà tutta.

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