«Norme FIFA contro diritto UE». Ma il mercato verrà rivoluzionato?

by Alessandro Lunari

Andiamo con ordine: è il 2014 e l’ex centrocampista di Real Madrid  e poi anche PSG, Lassana Diarra, rompe il suo contratto triennale con il Lokomotiv Mosca, a distanza di una sola stagione dalla firma. Su di lui c’è lo Charleroi, club di prima serie belga. Ma a Diarra viene vietato il trasferimento. Secondo i russi, il calciatore non ha rispettato l’accordo ‘senza giusta causa’ e, stando al regolamento FIFA, il club avrebbe dovuto sborsare 20 milioni di euro come ‘pagamento solidale’. La richiesta arriva anche sul tavolo della Camera di risoluzione dei litigi della Fifa e al TAS.

Quali sono e quando si applicano le norme contestate da Diarra

Da qui, parte il ricorso di Lassana Diarra davanti alla Corte europea contro il divieto di trasferimento impostogli dopo aver interrotto il proprio contratto. Dalla sentenza si legge come la contestazione riguardasse «alcune norme adottate dalla FIFA sostenendo che hanno ostacolato il suo ingaggio da parte dello Charleroi. Tali norme sono contenute nel ‘Regolamento sullo status e i trasferimenti dei calciatori’ della FIFA».

Ma quando verrebbero applicate queste norme contestate da Diarra? Quando un club ritiene che il calciatore abbia risolto il proprio contratto ‘senza giusta causa’. Da qui il calciatore e la possibile nuova squadra sono responsabili del pagamento di un’indennità al club di provenienza. Inoltre, quando fra un club e un calciatore c’è una controversia pendente, la Federazione nazionale (quindi quella russa in questo caso) nega il rilascio del certificato internazionale di trasferimento alla nuova Federazione (nello specifico, quella belga).

 

Norme conformi o meno al diritto dell’UE?

La corte d’appello di Mons, in Belgio, aveva dunque interpellato direttamente la Corte di giustizia europea in merito a tali norme. Il motivo? Riconoscere se queste fossero conformi o meno alla libertà di circolazione dei lavoratori e al diritto della concorrenza. Oggi, a distanza di 10 anni, è arrivata la sentenza: ‘Le norme ostacolano la libera circolazione dei calciatori professionisti’. Sia perché su questi e sui nuovi club gravano rischi, sia perché di fatto tali norme impediscono la concorrenza.

Ma attenzione, una specifica importante: la Corte di giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata sulle interruzioni contrattuali ‘senza giusta causa’. Quindi da questo momento non è che la rescissione da parte dei calciatori sia concessa così liberamente. Semplicemente, la FIFA non può impedire a priori il passaggio di un calciatore in un altro club, dopo essersi svincolato. Ai club di provenienza rimane concesso di far causa al proprio ex tesserato e al suo eventuale nuovo club.

In quel caso, saranno poi i Tribunali della FIFA e il TAS a pronunciarsi. Di fatto, non sono stati messi in discussioni i Regolamenti della FIFA sui trasferimenti dei calciatori, ma solamente l’Art. 17 sulle interruzioni contrattuali ‘senza giusta causa’.  E in tal senso va letta la risposta della FIFA alla sentenza: «Ci riteniamo soddisfatti del fatto che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza. Vengono messi in discussione due paragrafi del Regolamento FIFA sullo status e il trasferimento dei giocatori».

 

Il calciomercato verrà rivoluzionato?

Ma quindi il calciomercato verrà rivoluzionato? Sicuramente questa sentenza può essere letta verso una maggior ‘liberalizzazione’ nei confronti dei calciatori e dei loro possibili trasferimenti. Ma gli effetti reali potrebbero essere più contenuti proprio perché è presente la discriminante ‘senza giusta causa’. Si parla di ‘caso Bosman 2-0’ – come detto da Jean Louis Dupont, il legale di Diarra e già in passato di Bosman’: nel 1995 pose fine al numero massimo di calciatori stranieri presenti in rosa. Ma forse, per questa è una definizione eccessiva.