Okazaki e il Basara Mainz: una squadra di giapponesi che punta alla Bundesliga

by Simone Bernardini

Appesi gli scarpini al chiodo, poco più di 6 mesi fa, Shinji Okazaki si è subito dato da fare nella sua nuova vita. È tornato attivamente all’interno di un progetto che aveva lanciato 10 anni fa con un ex compagno di liceo e punta a scalare tutte le divisioni del calcio tedesco. Vi presentiamo il modello del Basara Mainz, una squadra che punta al professionismo in Germania, composta per la quasi totalità da calciatori giapponesi.

Dove nasce il Basara Mainz

«Yamashita è il mio socio e ha fatto la mia stessa scuola, ha due anni in più di me. Abbiamo giocato insieme, stesse insegnanti e stessi allenatori. Ma soprattutto stessa filosofia di vita e di come intendere il calcio».

Okazaki è il miglior marcatore all time della nazionale giapponese, con la quale ha vinto anche una Coppa d’Asia nel 2011, ma la sua carriera l’ha costruita in Europa e tutto è iniziato in Germania.

«Nel 2011 giocavo allo Stoccarda e ci siamo incontrati, lui aiutava già giovani calciatori giapponesi ad emergere in Germania. Lidea era buona, ma gli serviva qualcuno che avesse esperienza nel mondo del calcio. Abbiamo così iniziato parlare di fare qualcosa di nuovo insieme e nel 2014 a Mainz abbiamo iniziato il nostro progetto, dall’11ª divisione».

Dopo due stagioni allo Stoccarda, nel 2013 Okazaki si sposta al Mainz e l’anno successivo viene fondata la nuova squadra. «Io stesso nella mia prima esperienza in Europa avevo avuto problemi. Il Giappone è unisola, sei isolato. L’Europa è completamente un altro mondo. C’è uno shock culturale, molti giovani calciatori tentavano la fortuna trasferendosi, ma dopo una stagione tornavano indietro per le troppe difficoltà. Questo per noi era frustrante, volevamo fare qualcosa per cambiare questa situazione». 

Il progetto del Basara Mainz decolla, in 5 stagioni ci sono altrettante promozioni. La squadra ingrana e Okazaki prosegue le sua carriera. «Siamo convinti che per degli aspiranti calciatori questa sia un buon percorso. Siamo unici perché in rosa abbiamo tantissimi giocatori giapponesi».

La rete del Basara, però, non si limita alla Germania. La squadra è un vero ponte tra i due paesi. «A Hyōgo c’è unaltra squadra del Basara. È come se fosse il secondo livello di una piramide. Il primo, il livello più alto è il Basara Mainz, sotto c’è il Basara Hyōgo che gioca nella 5ª serie del campionato giapponese». Finito qua? Assolutamente no. «Per svilupparci al meglio, puntiamo molto anche sui settori giovanili. Abbiamo una grande rete e a Mainz c’è unaccademia internazionale».

Ma quindi quali sono gli obiettivi del Basara? Fondamentalmente due, uno nel medio lungo termine e uno più a breve termine. «Vogliamo avvicinarci il più possibile alla Bundesliga, ma anche creare dei giocatori che siano appetibili per il professionismo».

E per ora come sta andando? «Fino ad ora abbiamo avuto un solo ragazzo che è riuscito a mettersi in mostra tra i pro. È partito dal Basara e ora gioca nellU21 dello Stoccarda. Ovviamente dobbiamo ancora migliorare, se otterremo promozioni, il settore giovanile migliorerà. I nostri due obiettivi vanno di pari passo».

A questo punto gli chiediamo chi porterebbe a Mainz, se potesse coinvolgere nel progetto una sola persona che ha conosciuto durante la sua carriera (giocatore, allenatore, dirigente, chiunque). «Jamie Vardy. Ha una storia singolare, perché è partito dall’8ª divisione e dopo è diventato il capocannoniere della Premier e lha pure vinta. Ha esperienza ed è abituato a partire dal basso».

Tuttavia, Okazaki sta studiando per diventare allenatore e nel corso della sua carriera ha avuto diversi allenatori importanti. «Porterei anche Zaccheroni, lho incontrato 3 mesi fa, e stavamo parlando del periodo in cui lui ha allenato la Nazionale giapponese. Ha avuto una grandissima carriera da allenatore e anche lui si è formato da solo, è molto interessante per me. Mi ha dato alcuni consigli interessanti».

Impossibile, poi, non pensare ad un altro allenatore che ha avuto un ruolo centrale nella carriera del giapponese. «Ci potrebbe stare anche Ranieri. Finisce di allenare alla Roma e viene al Basara. Ha ancora energia e motivazione».

Infine, tra i nuovi allenatori emergenti ce n’è uno che uno che particolarmente lo affascina. «Un altro che mi piace moltissimo è Michel Sanchez, sono andato a Girona a trovarlo per vedere come lavora».

La particolare attenzione di Okazaki agli allenatori e al loro modo di lavorare è legato al ruolo che lui ha all’interno del club. «Al Basara faccio l’allenatore, ma mi occupo anche di selezionare giocatori, vado in giro a vederli. Nel club siamo pochi, tutti si danno da fare e hanno più ruoli».

 

L’esperienza a Leicester e la Premier vinta

Una volta toccato l’argomento Leicester, non possiamo fare a meno di chiedergli il suo ricordo su quella stagione. «Semplicemente non ci credevo. Vincere il campionato, per di più la Premier, non è normale. Per me è stato incredibile, nessuno se lo sarebbe aspettato prima della stagione».

Ci racconta poi come hanno festeggiato il titolo. «La partita che ci ha resi campioni è stato il pareggio tra Tottenham e Chelsea, ma non eravamo certi. In caso di vittoria degli Spurs avremmo poi dovuto vincere in casa con lEverton. Ci siamo visti a casa di Vardy per guardare la loro partita. Eravamo lì quando abbiamo vinto la Premier League. Quelli sono ricordi che non dimenticherai mai».

Per Okazaki, il titolo a Leicester, è stato l’unico trofeo in carriera a livello di club. «Non ho fatto nulla di incredibile dopo aver ottenuto la matematica di essere campioni, ero solo troppo felice. Se non avessi ottenuto quel campionato con il Leicester non avrei mai provato lesperienza di vincere e non avrei mai scoperto le sensazioni che si provano».

Quando si ottengono risultati così grandi e inaspettati, ci si chiede a volte quando ti accorgi realmente di quanto fatto, se subito o più tardi. «Ovviamente mi sono reso conto della vittoria subito, tutto il mondo parlava di noi, anche i giornali in Giappone che solitamente non danno grande spazio a questo genere di notizie. Tutti erano contenti di vedere il Leicester, gli underdog, aver vinto».

«Tuttavia, ti rendi realizzi veramente cosa è successo quando anni dopo ancora tutti ti riconoscono per strada anche fuori dallInghilterra. Dopo la Premier sono andato a Malaga e Huesca in Spagna e poi in Belgio. La gente mi fermava e mi diceva: Tu sei Okazaki, una leggenda del Leicester. Lì ho realizzato quanto fosse stata grande limpresa che avevamo fatto qualche anno prima, in tanti mi riconoscevano e io non ero Vardy o Mahrez».

Sempre su quell’anno, poi, ci ha raccontato un aneddoto sul suo rapporto con Ranieri «Non avevo fatto molti gol, ero un attaccante, ma avevo segnato solo 5 gol. Quindi ero molto arrabbiato sotto quel punto di vista. Non giocavo tutte le partite da titolare, quindi mi è capitato di litigare con Ranieri». Nulla di grave, per fortuna. «La stagione è terminata con un titolo storico e quindi tutti eravamo contentissimi».

Gli chiediamo poi un suo parere sull’attuale Premier League e sulla possibilità che un’altra piccola squadra possa riuscire a primeggiare sulle ricchissime big del calcio inglese. «Ora il campionato è cambiato ancora, è ancora più difficile fare quello che abbiamo fatto noi. Per esempio il Nottingham sta facendo molto bene, ha unottima classifica, ma non penso che vinceranno la Premier. Il Leicester lo fece e penso sia qualcosa di irripetibile».

38 anni, un importante carriera in Europa e le idee chiare per il suo futuro: aiutare quanti più giovani giapponesi possibili a raggiungere il professionismo, magari chissà direttamente con il Basara Mainz.