a cura di Giacomo Brunetti

Alla scoperta di Giuliano Simeone: ‭«La chiamata dell’Atlético in spiaggia, il nome sulla maglia e lo Scudetto a Napoli».

Quando entra nella chiamata, Giuliano Simeone sa che la sua carta d’identità non può passare inosservata. Infatti recita: 18 dicembre 2002, Roma. Sì, nato nella capitale quando il padre Diego giocava nella Lazio. «Non mi ricordo molto, sono sincero! Sono nato lì, ma ci sono rimasto pochi anni. Ne avevo 4 quando mi sono trasferito in Argentina: non parlo italiano infatti, so solo qualche parola, le classiche ‘Ciao’, ‘Come stai?’, ‘Tutto bene’», ci racconta.

 

Giuliano è il più piccolo dei suoi fratelli e questa è la sua stagione. A 22 anni si è finalmente preso l’Atlético Madrid dopo esserci arrivato nel 2018 dal River Plate. Nel settore giovanile ha spaccato, dalla quarta serie con l’Atlético “B” fino ai prestiti, prima al Zaragoza e poi all’Alavés. Oggi è un punto di riferimento che si è sudato ogni minuto per arrivare fino alla prima squadra, dov’è rimasto dopo l’Olimpiade con l’Argentina: ha convinto tutti, a distanza, e alla fine è rimasto. Niente prestito: «Quando sono rientrato all’Atlético, all’inizio non stavo giocando molto, anche perché non ero al meglio. Ho dovuto adattarmi e trovare il ritmo che c’è in un grandissimo club, ci ho messo un po’, ho fatto molti sforzi ogni giorno per dare il massimo e raggiungere un livello che mi facesse giocare 5 minuti o essere titolare. Ho sempre dato il 110% per questa squadra e ora sono contento perché le cose si stanno sviluppando in grande».

 

 

I consigli più importanti sono arrivati dai suoi fratelli. Anche quando le cose non andavano, anche quando i problemi fisici nella prima parte di stagione all’Alavés gli davano il tormento: «Ho parlato sempre tantissimo con i miei fratelli, sono più grandi di me e mi hanno riempito di consigli, anche nella vita. Ho sfruttato la loro esperienza e li ho ascoltati per imparare a migliorare». Giovanni condivide con lui una carriera ad alti livelli: «Sono stato a Napoli a trovarlo. Sono rimasto colpito perché lo amano tantissimo in Italia, per me è un grande giocatore. Quando ha vinto lo Scudetto con il Napoli sono stato veramente felice per lui, ho visto i festeggiamenti in tutta la città ed erano veramente incredibili. La città è impazzita, tutto si è trasformato. Si è meritato tutto questo. So come lavora tutti i giorni e gli sforzi che ha fatto negli anni per raggiungere questo livello. E poi quando vado lì… il cibo non è niente male! Pasta, pizza…».

 

Il suo percorso, come detto, è stato scandito da una gavetta non tipica del “figlio del capo”. Anzi, quando sono al campo Diego e Giuliano non sono parenti. Sono un allenatore e un calciatore qualsiasi. «Nel 2018 ho firmato per l’Atlético – ci spiega Giuliano, raccontandoci la sua carriera – e sono entrato nel settore giovanile. Ho giocato in varie categorie e quando sono arrivato in Primavera, abbiamo vinto il campionato. È stato bellissimo trionfare nella División de Honor e grazie ai miei progressi, sono passato nella seconda squadra, l’Atlético B: siamo retrocessi in quarta serie, però, ma nella stagione successiva abbiamo subito conquistato la promozione e siamo tornati in terza. Proprio in questo anno ho avuto modo di giocare con continuità e mi sono guadagnato un’occasione in prestito, al Zaragoza, dove ho fatto benissimo, un campionato veramente incredibile in una società pazzesca e con tifosi attaccatissimi, e infatti mi ha chiesto l’Alavés in prima divisione. Sarò sempre grato a loro per l’opportunità, purtroppo dopo un ottimo ritiro mi sono infortunato a una settimana dall’inizio del campionato: ho saltato tutta la prima parte di stagione. Anche l’Atlético mi ha aiutato molto in questo periodo, così come la mia famiglia e i miei amici».

 

 

Giuliano ha voluto scrivere la sua storia. Ora che è uno dei calciatori motore dell’Atlético, la scelta di mettere solo il proprio nome sulla maglietta assume ancor più valore: «Quando sono arrivato nella seconda squadra dell’Atlético, per la prima volta ho dovuto mettere il nome sulla camiseta. I miei fratelli hanno sempre avuto sulla schiena il nome “Simeone” e io, dopo averci pensato molto, mi sono detto che fin da piccolino ho sempre voluto essere riconosciuto per il mio nome e non per il cognome che tengo. Ho quindi deciso di mettere Giuliano per creare un mio cammino, che è quello che ho sempre voluto: in campo voglio essere Giuliano. Un percorso distinto per diventare grande nell’Atlético, che è quello che voglio fare qui». E anche i tifosi glielo riconoscono: ormai, quando esce, è solito ascoltare il coro «Olè, olè, olè, Giuliano!».

 

Contro il Getafe ha finito da terzino, servendo pure un assist. Sta dando tutto pur di giocare e trovare spazio. E pensare che se oggi suo padre Diego allena da quasi 15 anni l’Atlético… il merito è anche suo: «Quando il Madrid ha chiamato mio padre per la prima volta era il 2011 e ci trovavamo in spiaggia. Eravamo in vacanza per due giorni a Mar del Plata, in Argentina, era senza squadra e lo contattarono per proporgli questa opportunità. Lui stava ragionando sulla cosa, ma io gli dissi subito: ‘Papà, ma ti rendi conto che in Spagna ci gioca Messi? Cioè potresti affrontare lui e Cristiano Ronaldo, devi assolutamente andare a giocare contro di loro!’. Da figlio, in quel momento, ho pensato: siamo in Argentina, se parte per l’Europa e inizia a vincere, poi non torna più. E glielo dissi. Effettivamente è stato così».

 

 

Qualche anno dopo è arrivato anche lui: «Ero nelle giovanili del River Plate, dov’è cresciuto anche Giovanni. Ma non ho esordito in prima squadra, ero un ragazzino e per fortuna: in Argentina c’è una tradizione che ti obbliga a tagliare i capelli a zero dopo il tuo esordio, infatti ci sono le foto di mio fratello in quelle condizioni. Beh… certo… dopo il mio esordio con l’Atlético ho comunque pagato una cena a tutti!».

 

Adesso la sfida al Real Madrid e al Barcellona per la testa de LaLiga. I blaugrana saranno avversari anche nel ritorno di Copa del Rey. Partite fondamentali che scandiscono una stagione: «La partita d’andata in coppa finita 4-4 è stata incredibile. Hanno grandissimi giocatori che fanno la differenza e sono tra le migliori squadra del mondo».

 

Giuliano prepara la sua storia.