La questione dei bilanci è sempre più attuale nell’ecosistema del calcio italiano. Ogni giorno, i tifosi sognano ingabbiati tra paletti economici e regole finanziarie che tarpano talvolta troppo presto le ali. Gli esempi non mancano: dalle plusvalenze dell’Inter alle necessità della Juventus, tutte le società devono puntare gli obiettivi tenendo sempre accanto la calcolatrice.
In tal senso, vige un concetto abusato e molto importante, che vale la pena spiegare: l’ammortamento di un calciatore. Da definizione, questo è «la procedura contabile per estinguere in un dato numero di anni l’investimento relativo al lancio sul mercato di un nuovo prodotto». Come si calcola? Redistribuendo i costi fissi sostenuti per acquisirne il cartellino sulla durata totale del contratto, trasformandoli in un flusso annuale di spesa. Semplifichiamo: se acquisti un calciatore pagandolo 30 milioni di euro (omnicomprensivi di cartellino, commissioni e tutto ciò che concerne la trattativa) con un contratto quinquennale, il suo ammortamento equivale a 30/5, dunque 6 milioni a stagione. Dopo una stagione, il suo ammortamento residuo equivale a 30-6, quindi 24 milioni. E così via.
Quante volte avete sentito durante questa estate che «la Juventus deve fare una cessione eccellente»? Sempre questioni di bilancio. Anche qui vi spieghiamo, perché non si tratta prettamente di un rapporto tra acquisti e cessioni. Le difficoltà di manovra in ambito finanziario dei bianconeri non sono legate solo al mercato, sul quale naturalmente riflettono in prima persona. Naturalmente, il calciomercato ha il proprio peso: negli ultimi 5 anni, ci sono stati investimenti per circa 825 milioni di euro contro 540 milioni di entrate. Le cessioni hanno finanziato il 65% degli acquisti. Un’altra variabile fondamentale è il rapporto tra il costo della rosa – che comprende le somme degli stipendi lordi, gli ammortamenti e il costo dei giocatori arrivati in prestito – e i ricavi attesi: se il conteggio oscilla tra il 50 e il 70%, allora la situazione è positiva. Se va oltre, no. E la Juventus, che nell’esercizio 2018/2019 aveva fatto segnare un 57%, è balzata a 75% (conteggiando già lo scambio Danilo-Cancelo, come mostra Calcio&Finanza), fuoriuscendo dai paletti. Per questo, è necessario un sacrificio per un ultimo colpo.
Perché si parla sempre di Dybala? Perché l’argentino è colui che potrebbe, tra ammortamento e risparmio sull’ingaggio, generare la più alta plusvalenza. Partendo da un valore stimato di 80 milioni di euro, la plusvalenza sarebbe di 60 milioni, a cui si sommerebbero altre voci, come appunto quella dello stipendio risparmiato. Un trend che farebbe scendere il rapporto incriminato al 64%. Dato che comunque non basterebbe per un ulteriore acquisto di grido: a quel punto, sarebbe indispensabile un’altra partenza. Dybala è arrivato a Torino nel 2015, rinnovando il contratto con la Juventus due stagioni dopo, portando per accordi prestabiliti il prezzo del cartellino da 32 a 40 milioni di euro. Semplificando, l’ammortamento è stato ancor più facilitato da questa mossa, aumentando la resa di plusvalenza della Joya.