La carriera di un calciatore professionista è davvero breve, se ci si pensa. Nella più ottimistica delle ipotesi, vent’anni con gli scarpini allacciati i piedi, non sono tanti a fronte di una vita composta (mediamente) da poco più di ottanta primavere.
Per questo, al termine del periodo ‘attivo’, i calciatori beneficiano di una pensione, proprio come tutti i lavoratori del nostro Paese.
Come funziona?
La tutela previdenziale per gli sportivi è stata riconosciuta per la prima volta con la legge 14 giugno 1973, n.366.
Come si legge sul sito ufficiale dell’INPS, dal 1° gennaio 2012, i soggetti per i quali il primo accredito contributivo è stato effettuato nel periodo che va dal 1° gennaio 1996 ad oggi, possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia grazie ad una delle seguenti condizioni:
- 63 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
- 20 anni di assicurazione e di contribuzione;
- importo di pensione non inferiore a 2,8 l’ammontare dell’assegno sociale;
- cessazione dell’attività lavorativa dipendente, anche se svolta all’estero.
Oppure con:
- 70 anni di età anagrafica sia per gli uomini che per le donne;
- 5 anni di assicurazione e di contribuzione;
- cessazione dell’attività lavorativa dipendente, anche se svolta all’estero.
Nel caso in cui la durata della carriera come calciatore fosse inferiore a tali limiti minimi richiesti, vengono comunque conteggiati anche gli anni da allenatore in seguito al ritiro.
Pochissimi
Come riporta Calcio&Finanza, il giocatore professionista italiano percepisce, come stipendio, in media 50 mila euro lordi a stagione. Coloro che, a fine carriera, possono vantare i milioni in banca sono soltanto il 5% del totale.
I numeri forniti dall’Assocalciatori parlano di circa 1.500 euro al mese per quel che riguarda la pensione media di quei calciatori che hanno raggiunto la quota di contributi prevista dalla legge.
Perciò, niente bengodi (anche se non per tutti). Soprattutto se si considera che i professionisti post 1996 andranno in pensione a 66/67 anni e percepiranno un assegno in base al versato.
Secondo l’INPS, invece, le cifre sono leggermente più alte. Al 31 dicembre 2018, i contribuenti nel Fondo sportivi professionisti erano 5.340 con 2.580 pensioni correnti.
Considerando aliquote contributive e altre quote di partecipazione, il totale versato nel 2018 è stato di 105.5 milioni di euro: una media di 19 mila euro annui per ciascun contribuente, circa 1.600 euro al mese. Mentre l’Istituto ha pagato, a chi è già in pensione, un totale di 64.2 milioni di euro: pari circa a 24 mila euro annui per ciascun pensionato, ovvero quasi 2 mila al mese.