Sento il mondo lamentarsi intorno a me. Compagni che si piangono addosso, genitori in preda a ansie e mille problemi, amici impauriti dal domani. Non pensate che io sia diverso, che non abbia il terrore di crescere e gli stessi identici dubbi di chi colora la mia vita. Ma sono un attaccante e ho imparato ad aspettare, a capire quando arriverà il mio momento e riconoscere dentro me quell’orgasmo incontrollabile. Quando l’attesa incontra il desiderio, quando il sacrificio si sublima in realtà e in un attimo nulla fa più paura. Ecco, io ho deciso di dedicare la mia vita a quell’emozione. Conoscerla, studiarla, sedurla e darmi da fare per viverla di nuovo. Sta tutto lì. L’istante in cui la rete si gonfia e il peso delle aspettative scivola via dalla schiena. Che bomba.
Perdere la pazienza per me è come perdere la guerra. Resto lì, subisco le solite carezze dei difensori, ma aspetto. Non arriva, ma io aspetto. E poi eccolo. Lo sento, lo senti. La saliva che gioca a nascondino, le palpebre immobili e il battito che accelera. La palla viene verso di me, il telo si apre e tutto il palcoscenico è mio. Il calcio mi ha insegnato la cosa più importante: se pensi di non farcela, sicuramente fallirai, ma se invece ci credi, puoi anche fallire, ma forse ce la farai.