Riccardo Montolivo appende le scarpette al chiodo. Dopo le esperienze con Fiorentina, Milan, Atalanta e Nazionale, l’ex centrocampista ha messo la parola fine sulla sua carriera nel calcio giocato, rilasciando dichiarazioni al Corriere della Sera e al Corriere dello Sport: “Mi fermo qui. Resto a vivere a Milano con la mia famiglia, non so cosa farò. Devo pensarci”.
Quando gli si chiede di parlare della sua avventura al Milan, l’ex 18 rossonero è un fiume in piena. Oltre all’ultimo periodo negativo vissuto con Gennaro Gattuso al timone del ‘Diavolo’, Montolivo ha svelato una serie di retroscena. Episodi che, accumulati uno dopo l’altro, hanno lasciato l’ormai ex calciatore con l’amaro in bocca.
SU GATTUSO. «Quando ha fatto avanzare Calabria a centrocampo invece di farmi giocare contro la Fiorentina ho capito che il problema non ero io e che le risposte alle mie domande non sarebbero mai arrivate. Ho parlato con l’allenatore, mi ha risposto che i miei dati nel test non erano al livello dei miei compagni. Dopo il torello, mi chiamavano ad allenarmi, spesso da solo. Altre volte con Halilovic, o con i giovani della primavera».
SU BONUCCI E LA FASCIA DI CAPITANO. «Dopo l’arrivo di Bonucci, Montella e Mirabelli si presentano e mi dicono che avrei dovuto cedere la fascia di capitano. Ho risposto che non mi sembrava una buona idea perché il Milan aveva equilibri delicati. Bonaventura avrebbe gestito meglio quel ruolo. Mi hanno detto che non c’era discussione: la decisione era stata presa da quello che era l’allora presidente: Yonghong Li. Anche Bonucci mi aveva risposta nello stesso modo».
SUI MOTIVI DELLA PERMANENZA. «A fine luglio non sono stato convocato per la tournée. Mancavano pochi giorni alla fine del calciomercato. A gennaio, inoltre, iniziavano a girare delle voci. Stavo bene e sto bene, ma c’era chi iniziava a non crederci. Come se il Milan non si volesse contraddire e puntare il dito su di me. Sia chiaro, non ho mai rifiutato un trasferimento».