di Gabriele Codeglia
Ormai da quasi quattro anni si dedica all’academy che porta il suo nome, nonostante abbia il patentino di allenatore professionista: «Ho fatto il corso con Giampaolo, con Sarri, con Conte, ma loro sono arrivati a quello che ci eravamo prefissati tutti quanti (ride, ndr)».
Si presenta così, Stefano Eranio, con quell’autoironia e quella filosofia che sicuramente gli sarà servita durante la sua carriera da calciatore. Tanta sfortuna e qualche stop di troppo, come quando si ruppe il tendine di Achille a pochi settimane dal mondiale di USA ’94, ormai certo della convocazione di Sacchi. Infortuni che però non gli hanno negato tante grandi soddisfazioni, prima con il Genoa, squadra della sua città, dove è cresciuto, sublimando tutto nella vittoria della Serie B 1988-1989, guidato da Franco Scoglio. E poi con il Milan di Capello: tre scudetti, tre Supercoppe italiane, una europea e la Champions League vinta ad Atene contro il Barcellona di Cruijff.
A pochi giorni dal recupero di campionato tra Milan e Genoa, in programma domenica a San Siro alle 15:00, il doppio ex è intervenuto ai microfoni di Cronache.
Boban e Maldini sembrano destinati a lasciare il Milan al termine della stagione: si prospetta l’ennesima rivoluzione. Che idea si è fatto?
«Dispiace perché si era arrivati a una certa continuità dopo una partenza così così e con il mercato di gennaio si era trovata maggiore solidità. Erano stati messi a disposizione di Pioli dei giocatori validi, il quale stava facendo un ottimo lavoro. Peccato perché si pensava di essere usciti da una situazione negativa, invece dal prossimo anno, quasi certamente, si ripartirà da zero. Ripeto, peccato perché certe figure come Boban e Maldini, che hanno il Milan nel sangue, fanno bene all’ambiente, sono uomini immagine oltre a sapere di calcio: sarebbero veramente due perdite notevoli».
E su Gazidis?
«Normale che quando una persona come lui, messo lì dalla proprietà per portare qualcosa in più a livello di marketing, vede che i risultati non arrivano e la squadra non rende, si affidi poi a qualcuno che sia in linea con il pensiero di Elliott. Il problema è che Gazidis ha gestito male la situazione: non puoi fare tutto alle spalle di persone che sono state messe lì per fare il bene del Milan. Magari se ne avessero parlato prima, anche perché sapere certe cose tramite i giornali non è bello».
Milan di ieri e Milan di oggi: cosa c’era in più all’epoca e cosa manca oggi?
«Quel Milan era la squadra più forte al mondo. Berlusconi, Galliani e Braida lavoravano per il bene della società, sapendo ovviamente di quelle che erano le grandi risorse a disposizione. Era un Milan che puntava a vincere tutto in ogni stagione e che cercava sempre di assicurarsi il giocatore più forte in circolazione. In più, quando ottieni il massimo dei risultati, hai l’opportunità di reinvestire e lì si creavano un indotto e un ambiente per cui tutti, nel loro orticello, erano senza dubbio interessati a lavorare al massimo per continuare a vincere. Difficile fare un paragone col Milan attuale. Di sicuro finché non si ritorna nell’Europa che conta, diventa complicato gestire la società per quel che riguarda le sponsorizzazioni: nessuno ti vuole».
La sua prima stagione al Milan, 1992-1993, coincise anche con l’ultimo “vero” Van Basten che recentemente ha pubblicato la sua autobiografia. Che ricordi ha di lui?
«La biografia ancora non l’ho comprata (ride, ndr). Ricordo invece, con tristezza, il giorno in cui decise di operarsi. Giocammo contro il Napoli (1-5) al San Paolo, lui segnò quattro gol, io realizzai il momentaneo 1-3. Con quel poker arrivò a quota tredici gol in campionato e poi decise di fare l’intervento: fu la fine di quel giocatore immenso. Provai grande dispiacere dato che con lui c’era un grande feeling in campo. Una perdita notevole, non solo per noi ma per tutto il calcio in generale perché questi giocatori venivano amati un po’ da tutti e purtroppo da quella domenica in poi nessuno poté più ammirare le sue prodezze».
Capitolo Genoa. La svolta con Nicola è oggettiva: undici punti, tanti quanti ne avevano conquistati Andreazzoli (5) e Motta (6). Come vede la lotta salvezza? Questo Genoa ne uscirà fuori senza troppi problemi?
«Di solito quando ci si trova in certe situazioni, la squadra deve essere sempre sulle spine. Penso che il pregio di Nicola sia quello di aver ben chiara la situazione. Lui è riuscito a mettere sulla via giusta una squadra che ha avuto molte difficoltà. Nel mercato di riparazione è arrivata gente esperta che sicuramente potrà dare una grande mano. Comunque, sono convinto che questo Genoa possa salvarsi: per quello che sta facendo, partita dopo partita, è una delle squadre che penso possa avere qualcosina in più degli altri».