Il centravanti del Brescia Alfredo Donnarumma si è raccontato a trecentosessanta gradi in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le dichiarazioni principali rilasciare del goleador di Torre Annunziata.
CORONAVIRUS – “Sono tre settimane che sono chiuso in casa qui a Brescia, l’unica nota positiva è quella di poter vivere la famiglia a tempo pieno. È un momento difficile per il Nord Italia e la città di Brescia, mando un forte abbraccio a tutte le persone che stanno combattendo contro questo virus devastante”.
FAMIGLIA – Tra me e mia moglie io sono il genitore più permissivo, mentre Luisa è un pochino più severa con Giuseppe e Noemi. Tocca a lei metterli sotto con i compiti. Giornate? La mattina mi sveglio e seguo il programma di allenamento che ci hanno dato. Pomeriggio passo un po’ di tempo alla play e gioco con i bambini. La sera qualche serie su Netflix come Elite”.
IMMOBILE – “Siamo cresciuti insieme a Torre Annunziata, da lí è partito sempre. Abbiamo la stessa età e siamo sempre stati avversari sul campo, visto che giocavamo in scuole calcio rivali anche se fuori dal campo eravamo molto amici. Sono state sfide all’ultimo gol: eravamo un po’ come Oliver Hutton e Mark Lenders. Lui sta facendo una grandissima carriera, è il centravanti della nazionale e sono orgoglioso di quanto sta facendo. Giocare insieme in futuro? Sarebbe bello, anche se difficile. Adesso lui è un top player e gioca a livelli altissimi. Sarebbe un sogno visto che ci conosciamo da bambini, già affrontarsi da avversari in Serie A è una grande soddisfazione”.
SAVOIA – “Era la mia squadra del cuore. Ci ho giocato dagli 11 ai 13 anni prima di passare al Catania. In quegli anni il Savoia faceva la B e c’erano attaccanti forti che seguivo con attenzione come Ghirardello, Carruezzo e Kanyengele”.
IDOLO – “Ronaldo il Fenomeno, mi faceva impazzire”.
CATANIA – “Mi prese a 13 anni Lo Monaco, ho fatto tutte le giovanili fino alla Primavera in cui nel 2008/09 mi laureai capocannoniere insieme a Mattia Destro. In Prima Squadra c’era il Papu Gomez: era già un campione e leader allora. A me faceva impazzire il Pitu Barrientos: faceva certi numeri in allenamento…”.
ZENGA – “Nel 2009 il Catania era già salvo, io ero aggregato in Prima Squadra e all’ultima giornata giochiamo a Bologna. Tutto l’anno facevo avanti e indietro con la Primavera. In allenamento vengo provato tra i titolari e spero di giocare. Tutta la settimana i giornali scrivono del mio esordio, invece la domenica Zenga mi manda in tribuna. È stata una delusione fortissima. Ci tenevo tantissimo a esordire in A. Quanti accidenti gli avrei mandato…”.
GUBBIO – “È stato il primo anno tra i professionisti. Una stagione importante culminata con la storica promozione in B. Ho fatto 5 gol: davanti giocavo con Galano e Juanito Gomez, peccato solo il grave infortunio a un mese dalla fine della stagione”.
LANCIANO – “Dopo il grave infortunio di Gubbio passo 5 mesi fermo e a gennaio vado al Lanciano. Vinco un altro campionato ai playoff, ma non sono stato protagonista. Ho giocato poco, peccato perché avrei potuto fare coppia con Pavoletti. Con Leo eravamo amici e c’era un bel feeling fuori dal campo”.
COMO – “L’anno della svolta. Segno 14 gol con super girone di ritorno e conquisto il titolo di capocannoniere del girone A. Ci salvammo all’ultima giornata vincendo a Carpi con un mio gol. È stato il primo campionato in cui ho giocato centravanti nei professionisti”.
TERAMO&LAPADULA – “Una stagione stupenda quella 2014/15. Lì nacque la coppia magica con Lapadula: con Gianluca siamo amici tuttora, ci siamo sentiti anche stamattina. È stata un’annata stupenda: abbiamo segnato 45 gol in due. Ogni tanto ci mandiamo delle foto per rivivere quei momenti. Stavamo sempre insieme e pure i nostri figli avevano legato: eravamo una grande famiglia allargata. Abbiamo vinto il campionato sul campo, peccato poi che qualcosa fuori ce l’abbia tolto…”.
VIVARINI – “Gli devo molto. Mi ha voluto a Teramo ed Empoli, è stato il primo allenatore a credere fortemente in me. Abbiamo avuto un grande rapporto e non smetterò mai di ringraziarlo”.
SALERNITANA – “Vado in granata all’ultimo giorno di mercato dell’estate 2015 dopo una estate turbolenta. C’erano tante richieste ma avevo aspettato fino all’ultimo di capire come sarebbe finita la questione Teramo in B. Sono contento dei due anni a Salerno, ho avuto uno splendido rapporto con la piazza. Ho trovato tifosi appassionati e calorosi, una curva fantastica. Il primo anno ci siamo salvati con una grande rimonta grazie all’arrivo di Menichini che lancia la coppia Donnarumma-Coda. Con Massimo ci siamo trovati bene. Aneddoto? Nello spogliatoio Coda ci riempiva di gavettoni, era un cecchino. E poi c’era anche Troianiello: uno spettacolo di persona. Senza dimenticare Zito e Terracciano: eravamo un bel gruppo, ci divertivamo tanto”.
STRAKOSHA – “Per un giovane a Salerno non è facile giocare e imporsi. Ci sono tante pressioni, però in allenamento si vedevano le sue qualità. Non mi sorprende che sia diventato alla Lazio uno dei migliori portieri della A. Salerno è una piazza che ti dá tanto e pretende tanto, chi passa da lì si forma al cento per cento caratterialmente. L’anno con noi alla Salernitana gli è servito tantissimo”.
SANNINO – “Il secondo anno di Salerno le cose non sono andate bene. Io venivo da anni in cui giocavo vicino alla porta e avevo fatto bene, ci sono state situazioni che vanno oltre il calcio che non sono andate a buon fine. Lui mi vedeva sulla fascia e non c’è stato feeling. La storia così è finita, ma io resto legato alla Salernitana, una società e una tifoseria che mi hanno dato tanto”.
EMPOLI – “Annata davvero importante, abbiamo stravinto il campionato di B segnando 52 gol in coppia, 23 io e 29 Caputo. Peccato che l’anno dopo la società abbia fatto altre scelte. Mi aspettavo di giocarmi le mie carte in Serie A, una categoria che mi ero conquistato con tanti sacrifici e tanto sudore. Invece hanno preferito puntare su altri attaccanti e fare cassa con la mia cessione”.
CAPUTO – “Con Ciccio è stato feeling a prima vista. È arrivato l’ultimo giorno di mercato, non abbiamo avuto neppure il tempo di affinare l’intesa. Pensa altrimenti come sarebbero potute andare le cose: scherzi a parte ci trovavamo a meraviglia in campo, ma anche fuori visto che stavamo sempre insieme con le nostre famiglie”.
DI LORENZO – “Giò é un grande amico. Le sue qualità si intravedevano già in B. Ha fatto una lunga gavetta, ma adesso è uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo e sono convito che può fare ancora di più. È titolare al Napoli e gioca in Nazionale: merita questi traguardi, sono contento per lui”.
BENNACER – “Veniva dall’Arsenal, l’abbiamo cresciuto noi a Empoli. Mi ricordo la prima volta che l’ho visto al campo: piccolino ma come trottava in mezzo al campo, è cresciuto tanto dimostrando di essere un giocatore da Milan”.
SUPER SAYAN – “È nata per gioco prima della gara di Bari. Vado da Ciccio e gli dico se faccio gol io o tu facciamo la fusione. Entrambi da ragazzini eravamo appassionati del cartone Dragon Ball e così l’abbiamo replicata in campo. Non avremmo immaginato potesse diventare così virale…”.
BRESCIA – “Il Presidente Cellino ha fatto di tutto per portarmi lì, c’era una piazza importante con una tifoseria incredibile che volevano tornare in alto. Ho fatto un’annata super e insieme abbiamo conquistato la Serie A che entrambi volevamo fortemente. La città mi ha accolto subito con grande calore, non era facile perché avevo una eredità pesante. Ero arrivato al posto di un campione come Caracciolo che per Brescia è stato qualcosa di unico. Prendendo anche la numero 9 mi sono caricato di responsabilità, però le cose sono andate nel migliore dei modi”.
TORREGROSSA – “Con Ernesto già ci conoscevamo dai tempi di Como. A Brescia ci siamo ritrovati e siamo stati una coppia davvero importante. Ci siamo completati a vicenda. Mi sono sempre trovato bene con i miei partner d’attacco”.
LUISA – “I gol li dedico a lei, quando segno esulto mimando la L di Luisa. La prima volta? Ho sfoggiato questa esultanza dopo il primo gol con l’Empoli contro il Bari al Castellani”.
COMPAGNO PIÙ FORTE – “Dico Zajc, mi piace tanto. Ha una qualità e una eleganza quando gioca davvero altissime. Punto forte anche su Traore del Sassuolo, eravamo insieme ad Empoli: farà una grande carriera”.
TATUAGGI – “Ne ho pochi e tutti per la mia famiglia. Il primo fu in spagnolo “Mi familia es mi vida”, poi ne ho uno dedicato a mia moglie Luisa e sui polpacci le iniziali di Giuseppe e Noemi, i miei bambini. Ne farò un quinto e poi stop”.
GIUSEPPE – “Gioca a calcio con gli amici, ma non ha ancora la passione che avevo io alla sua età. Io vivevo per il pallone, ho iniziato a giocare a 4 anni. Lui per ora gioca, ma spensierato con gli amici. L’importante è che faccia sport, perché fa bene”.
DONNARUMMA – “Con Gigio ci siamo scambiati la maglia a settembre dopo Milan-Brescia. Per anni su Wikipedia era stato scritto erroneamente che eravamo parenti e ogni volta chiunque me lo chiedeva per strada o nelle interviste, ci abbiamo scherzato su…”.
AVVERSARI – “De Vrij mi ha impressionato da vicino quando abbiamo giocato contro l’Inter, è il difensore più forte della A. È stato davvero dura affrontarlo. Portieri? Handanovic è fortissimo, ma mi ha colpito tanto anche Musso dell’Udinese: diventerà un top”.
PRIMO GOL IN A – “Debuttare in Serie A e fare gol è il massimo, rimarrà dentro di me per tutta. È stato il premio ai tanti sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia in tutti questi anni. Poi è valso la vittoria col Cagliari, perciò gioia doppia. Poteva essere addirittura doppietta, peccato che il Var mi hanno tolto quella soddisfazione. Sarebbe stato uno dei gol più spettacolari della mia carriera”.
PAURA – “A 16 anni ho avuto un infortunio gravissimo e ho rischiato di smettere di giocare a calcio. Da quel giorno il bicchiere lo guardo sempre mezzo pieno: essere in Serie A è un grandissimo traguardo. Sul campo invece ero un po’ scoraggiato dopo l’addio all’Empoli: fai 23 gol, sali in A, ma dopo mi sono ritrovato in B. Ancora una volta. Questa cosa poteva mandarmi ko e invece mi ha motivato tantissimo e Brescia ce l’ho nel cuore perché mi ha dato la Serie A e io l’ho ridata a loro dopo tanti anni. Insieme abbiamo raggiunto il nostro obiettivo”.
MAGLIE – “Quest’anno in A ho iniziato a scambiarle. Ci tengo molto a quelle dei miei ex compagni come Di Lorenzo, Lapadula e Ciccio Caputo. Quelle degli amici hanno un significato speciale, poi ho quelle di Lukaku, Donnarumma e Palacio che è un gran giocatore”.
SANTO DOMINGO – “Lo scorso 25 giugno era il nostro quinto anniversario di matrimonio e Luisa mi ha fatto questa sorpresa. C’era anche Terracciano che ha fatto da testimone e anche da prete. Con Pietro siamo amici da tanto: abbiamo giocato insieme a Catania, Salerno e Empoli”.
GOL ALLA JUVE – “È stata una giornata bellissima. Fare gol alla Juve in Serie A non è cosa da poco, sopratutto per chi viene dalla gavetta ed è arrivato nella massima serie a 29 anni. Esserci riuscito mi ha ripagato di tante cose”.
OBIETTIVI – “Voglio rimanere in Serie A per tanti anni. So che non è facile, ma farò del mio meglio per riuscirci attraverso il duro lavoro”.
IN CUCINA – “Meno male che c’è Luisa in questa quarantena, è una cuoca molto brava. Sa come deliziarci. Io tra i fornelli? Non mi ci metto, non è il mio forte. Do una mano ad apparecchiare e sparecchiare (ride, ndr). Qualche volta ho fatto la pasta in bianco a mio figlio…”.