Attualmente allenatore del Sudtirol, Stefano Vecchi si è raccontato in una intervista a 360 gradi sul canale Instagram di Nicolò Schira. Di seguito le principali dichiarazioni rilasciate dall’ex tecnico dell’Inter.
GIOCATORI CHE L’HANNO COLPITO – «Ce ne sono tanti, a dir la verità. I nomi più conosciuti sono Pinamonti, Zaniolo e Vanheusden, ma sicuramente ne dimentico qualcuno. Qualche giorno fa, scherzando con il direttore Samaden, abbiamo stilato la formazione dei migliori talenti che io abbia mai allenato. Penso a gente come Radu, Bettella, Dimarco, Kouamé, Manaj, Colidio… Purtroppo Gnoukouri ha dovuto smettere per dei problemi al cuore: mi spiace davvero tanto, mi emoziono ancora ricordandolo in campo a San Siro. Alcuni miei ex giocatori si sono “persi” per modo di dire, nel senso che adesso giocano in Lega Pro».
ZANIOLO – «Io l’ho sempre detto, conservo anche un’intervista. Non lo convocai per una partita, mi chiesero il motivo: dissi che avrebbe dovuto giocare con la squadra e non per se stesso. Secondo me diventerà un giocatore di fama internazionale. Gli scivola tutto addosso, sa reggere le pressioni, da giocatore di alto livello internazionale. Da subito si sono viste le sue qualità enormi e non sempre è riuscito ad esprimerle al 100%. Non era facile per lui cimentarsi in una realtà giovanile, visto che aveva già giocato nel calcio dei grandi, e soprattutto avendo la prospettiva di allenarsi con la prima squadra. Ma lui si è calato nella nostra realtà, è riuscito a crescere e si è fatto trovare pronto per la Serie A l’anno successivo»
ALLENATORI – «Da ragazzo ho fatto un ritiro e qualche allenamento con Trapattoni: ricordo la grande energia che metteva ad allenare noi ragazzi a fine allenamento. Aveva una passione incredibile. Bagnoli, invece, era molto più compassato. Ma aveva un grande carisma, ho un ottimo ricordo per come trattava tutti allo stesso modo: anche noi ragazzi. Cercava, con grande calma e serenità, di mettere tutti nelle stesse condizioni».
PARTITE DA PROFESSIONISTA – «Sono bellissimi ricordi, che magari vivi meglio adesso rispetto al momento in cui stavano succedendo. Mi sono trovato lì, in un ambiente che conoscevo benissimo, e mi sembrava una cosa normale allenare dei giocatori che si allenavano con noi ad Appiano Gentile. Un altro bellissimo ricordo è la partita con il Southampton in Europa League, anche se non andò benissimo».
ALLENARE L’INTER – «Io sapevo già che dopo De Boer sarebbe arrivato un altro allenatore: mi avevano già parlato di Pioli. La squadra aveva comunque grande disponibilità: abbiamo dovuto fare in sei giorni due partite, ho fatto pochi allenamenti. Ma ho cercato di dare un’idea di gioco diversa. Anche nel finale di stagione (2016/17, ndr) sapevo già che per il futuro sarebbe stato scelto qualcun altro. Dovevamo salvare la stagione e alla fine non siamo entrati nella storia per la striscia di sconfitte consecutive».
GIOCATORI – «Era un’Inter esagerata a livello di nomi. Quando siamo usciti dall’Europa League e ci era rimasto solo il campionato, c’erano 20 giocatori di spessore internazionale. Banega era un calciatore di grandissimo talento, che all’Inter faceva fatica a giocare. Joao Mario era titolare con il Portogallo, c’era Eder che non sempre giocava perché non era semplice farlo giocare con Icardi».
PERISIC – «Se riuscisse ad esprimere tutto il suo potenziale, non vi sarebbero tanti difensori che riuscirebbero ad arrestare la sua forza e imprevedibilità. Sarebbe uno dei migliori al mondo. Purtroppo è un po’ discontinuo».
ICARDI – «Viene dipinto in maniera molto, molto diversa. Lui è un ragazzo disponibilissimo, un professionista serio. A me ha dato una grande mano: nel confrontarmi con lui, è sempre stato molto disponibile. Ha sempre avuto a cuore i colori nerazzurri. È sempre stato visto come un finalizzatore, potrebbe diventare un grande trascinatore se migliorasse sul piano della partecipazione al gioco di squadra come diceva Spalletti. Dal punto di vista umano è un bravissimo ragazzo».
RADU – «Ha avuto qualche infortunio ad inizio carriera, ma poi ha fatto molto bene ad Avellino, così come a Genoa: in Liguria hanno fatto una scelta non comprensibile, scegliendo Perin, nonostante Radu fosse uno degli ultimi responsabili della situazione difficile. Credo che abbia bisogno di un altro step per affermarsi come un portiere affermato. Questa situazione può, forse, creargli un ostacolo, ma può proporsi come vice-Handanovic».
HANDANOVIC – «Samir è un leader silenzioso. Parla poco nello spogliatoio, ma si fa rispettare con i comportamenti. È un esempio per come lavora sodo. È l’emblema di come a volte contino più i fatti delle parole».
JOAO MARIO – «Tecnicamente è forte, c’è poco da dire. Probabilmente come tanti portoghesi preferisce giocare sotto ritmo e con meno intensità. È più adatto ad altri tipi di campionati rispetto a quello italiano, mi spiego così le sue difficoltà all’Inter».