In un’intervista rilasciata a Goal.com, Mehdi Benatia ha raccontato il suo passato in bianconero e i motivi dell’addio. Il marocchino, ora all’Al-Duhail ha spiegato il suo rapporto con Allegri, parlando anche di Mandzukic, suo attuale compagno:
AL–DUHAIL – «Meglio di quanto pensassi inizialmente, onestamente. Un paese in cui si vive perfettamente, c’è grande tranquillità e rispetto. Per quanto riguarda il calcio, ovviamente, non stiamo parlando del campionato più competitivo al mondo. Ma è in crescita, specialmente in vista dei Mondiali del 2022. Le squadre stanno migliorando e, dall’estero, stanno arrivando ottimi giocatori come Mandzukic e Brahimi».
MANDZUKIC – «Come l’ho lasciato alla Juve, uguale. Mario è un po’ introverso, ma è sempre un grande professionista. Si trova bene, è una bell’esperienza anche per lui. Ovviamente il cambiamento è netto e ci vuole il tempo necessario per adattarsi. Ma è lo stesso giocatore che conoscete tutti, pronto a battagliare e a dare tutto sul campo»-
CRISTIANO RONALDO – «È il numero uno in assoluto, come calciatore e come persona. È molto intelligente, anche fuori dal rettangolo di gioco. Il suo cervello va sempre più veloce rispetto a quello degli altri. Sono contento di essere suo amico. Gli auguro sempre il meglio, perché è semplicemente infinito».
ALLEGRI – «Allegri è un grande allenatore ed è una grande persona. Non avevo problemi né con lui né con nessun altro. Ma mi ha fatto delle promesse che non ha mantenuto. In ritiro, negli States, il mister mi disse che sarei partito titolare con Chiellini. E che Bonucci avrebbe dovuto guadagnarsi il posto. Leo è un campione, però era previsto che iniziassi io e, magari, al primo errore avrebbe potuto giocare un altro al mio posto. Com’è giusto che fosse. Le cose, in quel momento, andavano piuttosto bene. Avevo realizzato una doppietta in finale di Coppa Italia e stavamo parlando di rinnovo contrattuale. Dopodiché, mi sono ritrovato a fare 4 panchine senza giocare nemmeno un minuto. Allora, evidentemente, Allegri mi aveva preso in giro; ho iniziato a perdere la testa e gli ho detto che non avrei mai più giocato alla Juve finché sarebbe stato lui l’allenatore. Ma con la società ho un rapporto straordinario, ancora adesso ci sentiamo e sono felice di aver potuto lavorare con queste persone. Perché è il massimo a cui si possa ambire».