Anche Antonio Conte, tecnico dell’Inter, si è dovuto adattare alla didattica a distanza, pur con qualche disagio per uno come lui che ama il lavoro sul campo. Mollare però non si può: fare il massimo è un’esigenza, specie per il tecnico nerazzurro. Così da oltre un mese il tecnico lavora per tenere il gruppo compatto e quanto più possibile “sul pezzo”. E col passare delle settimane, mentre la nuova situazione diventa routine, cresce la necessità di tenere alta la tensione. Da qualche tempo, infatti, il pensiero di una ripresa è più reale. E ricominciare non sarà facile, anche senza entrare nelle questioni delle normative, delle distanze, dei sottogruppi. Così Conte in queste settimane si è prodigato perché le virgolette intorno alla parola inattività fossero belle grosse. La base di partenza erano programmi personalizzati e scrupolosi, ci si è affidati alla professionalità dei giocatori, ma non poteva bastare. Il club ha recapitato cyclette e tapis roulant, lo staff tecnico ha fatto ricorso alla tecnologia: ogni mattina una seduta di allenamento (fisico, per forza di cose) è guidata da Conte o da un suo collaboratore.
L’altra attività in “isolamento” è stata l’analisi dei dati fisici che vengono raccolti durante tutte le tappe della stagione. Oggi Conte e lo staff tecnico, come si legge su La Gazzetta dello Sport, conoscono il “materiale umano” a disposizione molto meglio rispetto al primo ritiro di Lugano. Ma l’approfondimento al computer su rendimenti e reazioni nel periodo di massima sollecitazione (i mesi invernali in cui si giocava ugualmente con cadenza bisettimanale) può dare indicazioni utili per la gestione futura. Il resto bisognerà farlo sul campo: anche le iniziali sedute individuali verranno buone per sostenere i test atletici che diranno quanto lo stop ha fiaccato la forma di ognuno.