La raccolta dei gol di Dries Mertens è un’opera d’arte. Un insieme di perle assolute, di pallonetti, di giochi di prestigio. Ma tutto questo poteva non arrivare ai nostri occhi. E sì, tutti noi dobbiamo ringraziare una persona: Michel Sablon. Anzi, la Teoria di Sablon.
L’ecosistema calcistico belga è improntato negli anni ’90 su una forte rigidità del sistema tecnico-tattico. Dipendente dalla marcatura a uomo, puntuale utilizzo del libero. Georges Leekens arriva nel 1997 sulla panchina della Nazionale dopo un’esperienza maturata nei campionati locali, l’ultima delle quali al Mouscron. Porterà il Belgio al Mondiale 1998, al termine del quale viene esonerato dopo l’eliminazione ai gironi. Ma il nostro uomo rescinde con i vecchi canoni e proietta il paese delle Fiandre verso il futuro.
A mettere in pratica le sue teorie per rivoluzionare il sistema è un altro personaggio: Michel Sablon, appunto. Direttore Tecnico della Federazione belga a inizio millennio, dà il via a quello che, se fosse un film, si chiamerebbe: Educazione belga. Niente a che vedere con la rigida Russia, anzi. La parola libertà è più forte che mai. Ridisegna totalmente i concetti alla base del calcio e dei settori giovanili: un lavoro coeso che rivede i principi chiave, che si pone come obiettivo di coordinare i club e la stessa Federazione.
Un terreno minato, soprattutto perché – spiega Medium.com – i risultati sono scioccanti. I giovani calciatori belgi non toccano il pallone per più di quattro volte in un’intera ora di allenamento. Il sistema di crescita ruota attorno ad obiettivi del campo e sviluppo fisico, penalizzando fortemente lo sviluppo degli atleti e sacrificando i bambini nati nella seconda metà dell’anno (il 66% delle selezioni regionali era formato da giovani calciatori nati tra gennaio e giugno). Sono dati che facilitano il lavoro di Sablon nel convincere i club di come il cambiamento non sia soltanto preferibile ma necessario, danno il via libera per la rivoluzione. Nasce da qui un sistema scientifico, metodologico, di insegnamento e gestione del capitale umano oltre che tecnico, e che passa attraverso un nuovo approccio all’allenamento e all’istituzione di centri tecnici federali responsabili del coordinamento del progetto.
Nasce un metodo basato sul 4-3-3 e su tutta una serie di cavilli tattici estremamente moderni e futuribili. Tra i 5 e i 7 anni – prosegue lo studio di Medium – l’attenzione è posta sulla familiarità con il pallone, sul divertimento. L’allenamento ruota principalmente attorno a dei due contro due volti a facilitare l’apprendimento dei fondamentali più spontanei per ogni bambino, il dribbling ed il tiro. Tra i 7 e i 17 anni avviene la formazione completa dell’individuo nella tecnica di base così come nei principi tattici di squadra. L’obiettivo di questa fase è lo sviluppo delle capacità del singolo giocatore di applicare le qualità individuali all’interno di un contesto collettivo, cercando di formarne l’attitudine ad intepretare le diverse situazioni di gioco.
Altra figura chiave della rivoluzione è il braccio destro di Sablon, Bob Browaeys, ex difensore. Vengono create selezioni regionali e nazionali, i centri di formazione dislocati in tutto il territorio per non perdere i migliori talenti. Un sistema federale che segue lo sviluppo attraverso 8 Topsport schools dove allenatori Uefa A-B seguono i calciatori. Nello sviluppo del giovane calciatore belga le capacità mentali hanno tanta importanza quanto quelle fisiche. È così che nascono giocatori come Nainggolan, capaci di combinare potenza, coordinazione e velocità, o come Kevin De Bruyne, la cui intelligenza nell’interpretare l’evoluzione del gioco ha fatto innamorare Pep Guardiola.
E poi c’è Dries Mertens. Ed è Bob Browaeys, al Guerin Sportivo, a spiegare come quel sistema abbia ‘salvato’ Dries: «Mertens venne scaricato dall’Anderlecht. Dissi loro che vedevo potenziale in quel ragazzo e mi risero in faccia: ‘Dove vuoi che vada quel nano?’. La fortuna di Dries fu quella di avere fu uno dei suoi insegnanti a scuola, che allenava in terza divisione l’Eendracht Aalst. Lo portò nella sua squadra e Mertens, a 17 anni, diventò il miglior giocatore del campionato, passò all’Agovv in Olanda e il resto è storia nota».