«Non posso promettere a voi tifosi il titolo della Premier, ma capisco la vostra ambizione. Siamo una squadra forte, pronta per combattere per raggiungere i nostri sogni». Parola di José Mourinho, fresco vincitore della Champions League con il Porto e nuovo allenatore del club guidato del patron Abramovich. Ora vi spieghiamo perché il Chelsea 2004/2005 era una squadra pazzesca.
Il calcio è uno sport antico, fatto di emozioni del passato. Il problema è che dalle parti di Stamford Bridge i ricordi sono sbiaditi da un pezzo, considerando che all’inizio della stagione 2004/2005 il Chelsea avrebbe potuto festeggiare un’amara ricorrenza: 50 anni esatti dall’ultimo (e unico) titolo di Campione d’Inghilterra conquistato. Decisamente troppo per le sconfinate ambizioni del magnate russo Roman Abramovich, il quale decide di acquisire il club con la volontà di riversare decine di milioni di sterline nel mercato internazionale pet rimpinguare la spoglia bacheca dei Blues.
Dopo un anno di assestamento, la svolta arriva nell’estate 2004. Calciatori acquistabili a peso d’oro ce ne sono tanti, ma è fondamentale non sbagliare la scelta dell’allenatore, il condottiero, il braccio destro della proprietà. Serve un profilo differente da quelli scelti fino a quel momento: un leone affamato ma già vincente, non un polveroso dinosauro con la pancia piena. Gli occhi di mezza Europa scintillano di fronte alle prodezze del mago di Setubal, in grado di salire sul tetto d’Europa con il Porto vincendo Coppa Uefa e Champions League in due stagioni. Assolutamente incredibile. Firma un contratto che per il primo anno gli assicura 5 milioni di euro, per poi salire il secondo a 6 e il terzo a 7,5. Ma soprattutto riceve la massima investitura, la possibilità di avere carta bianca sulle scelte di mercato.
Prende così il via la costruzione di una squadra pazzesca.
I PORTIERI
Petr Čech è un portiere che si sta facendo spazio nel panorama internazionale ma è anni luce dall’essere un crack assoluto. Almeno prima dell’Europeo del 2004 al quale partecipa con la Repubblica Ceca. Le prestazione del n.1 del Rennes non passano inosservate e, anche grazie alle sue parate, il cammino della Nazionale prosegue fino alle semifinali. Così è deciso, Petr è pronto per far parte della rosa del nuovo Chelsea. Si gioca il posto da titolare nel precampionato con Carlo Cudicini, ma alcuni errori del portiere italiano e l’occhio clinico di Mourinho gli consegnano i gradi praticamente dalla prima partita ufficiale. Dal 12 dicembre 2004 fino al 5 marzo 2005 stabilisce un nuovo record di imbattibilità: 1024 minuti senza prendere gol.
IL PACCHETTO DIFENSIVO
Il Chelsea del 2004/2005 ha appena salutato il suo leader storico, il capitano Marcel Desailly. Il testimone viene raccolto da John Terry, roccioso difensore già veterano della squadra nonostante la giovane età, che all’alba della sua ottava stagione con la maglia dei Blues dichiara: «Ho imparato molto da Marcel, come comportarmi in campo e nello spogliatoio, quello che devo fare e ciò che devo dire. Ora mi sento pronto ed orgoglioso». Confermato dalla stagione precedente anche il duttile William Gallas, centrale francese che all’occorrenza si destreggia molto bene anche da terzino. La linea difensiva si arricchisce con Wayne Bridge, Celestine Babayaro, Robert Huth (il quale nel 2015/2016 vincerà il titolo con il Leicester di Ranieri) e Glen Johnson, anche loro già integrati da anni nella squadra e pronti a mettersi a disposizione del nuovo mister.
Che, però, chiede esplicitamente alla proprietà di acquisire i cartellini di due suoi fidati scudieri del Porto e un connazionale meno conosciuto: il fortissimo centrale Ricardo Carvalho, il terzino Paulo Ferreira e il versatile Nuno Morais (dal Penafiel). Detto, fatto. Ecco che si compone una linea difensiva di livello mondiale.
LA LINEA MEDIANA
Poche squadre possono fregiarsi della presenza di un centrocampista del livello di Frank Lampard. Un capitano aggiunto, un maratoneta dai piedi buoni, un formidabile realizzatore (è ad oggi il miglior marcatore della storia del Chelsea con 211 reti segnate). Bene, affiancategli la forza animalesca di Claude Makélélé, l’estro smisurato del folletto Joe Cole, la concretezza di Geremi, il fosforo di Tiago e la velocità di Damien Duff e del nuovo arrivato Arjen Robben (prelevato dal PSV Eindhoven per 18 milioni), ed il gioco è fatto.
A completare il reparto segnaliamo Alexey Smertin, Scott Parker, Jiri Jarosik e Filipe Oliveira. Gamba, dinamismo, intelligenza. Il centrocampo del Chelsea 2004/2005 di Mourinho è pronto a competere ai massimi livelli.
GLI ATTACCANTI
Discorso a parte merita il reparto avanzato, che possiamo descrivere in pochissime parole: 4 grandi calciatori e un fenomeno assoluto. Andiamo per ordine: Adrian Mutu ha avuto la possibilità di far parte della rosa solo fino a settembre 2004, quando venne riscontrato positivo alla cocaina e licenziato il 29 ottobre seguente dalla dirigenza. Quello che avrebbe potuto fare sotto la guida di Mourinho resterà per sempre un grande rimpianto per chi è innamorato del calcio. Eidur Gudjohnsen, capitano dell’Islanda, affronta la sua prima stagione senza il suo ex grande partner d’attacco, Jimmy Floyd Hasselbaink, passato al Middlesbrough a parametro zero. Mateja Kezman, acquistato dal PSV (come Robben) per 5 milioni di sterline, che nell’arco della stagione collezionerà 41 presenze segnando 7 reti in tutte le competizioni. Mikeal Forssell, praticamente un comprimario. E poi lui: Didier Drogba. «Quando lo osservai per la prima volta nel Guingamp, mi sembrava di vedere Henry», così disse di lui Frank Leboeuf, ex difensore del Chelsea e Campione del Mondo nel 1998 con la Francia.
«La gente mi chiede se sono pazzo a voler spendere 24 milioni di sterline per comprare Drogba. Bene, ne riparleremo quando lascerà questo club». Basta questa frase per raccontare cosa è stato Didier per il Chelsea. Un leader, l’uomo simbolo di tante battaglie vinte, a partire dalla Premier League 2004/2005. Il primo grande trofeo di quella squadra straordinaria.