Il 6 maggio, volenti o nolenti, è stato un giorno che ha segnato l’inizio di un’era di dominio tutto bianconero. Dal 2012, infatti, nessuna altra squadra è riuscita a vincere lo scudetto in Italia, nonostante, come sappiamo, ci abbiano provato in molti. Quello del 2012 è stato un anno pieno di polemiche, ma a noi piace parlare di calcio giocato, anche se poco. Oggi, infatti, vogliamo ricordare i co-protagonisti di quello scudetto. Coloro che erano presenti in rosa, almeno in parte, ma non sono riusciti a convincere Conte ad ottenere un posto da titolare:
Eljero Elia
Arrivato appena 23enne in bianconero, all’ultimo giorno di mercato, si vocifera che abbia passato più tempo su Twitter che in campo. È stato da molti definito il flop della stagione bianconera. Arriva e s’infortuna. Torna e Conte non sa cosa farne. Quando scende in campo non incide. Non supera le 4 presenze in Serie A e a fine anno dichiarerà:«Non sento mio questo scudetto». Forse non aveva torto.
Luca Marrone
Gli juventini più appassionati forse si ricorderanno l’assist perfetto per Giaccherini ed il grande gol contro l’Atalanta. Eppure in quella stagione, complice anche l’età prematura, non riesce a convincere Conte.
Milos Krasic
Inizia la stagione come top player della passata gestione bianconera, quella della Juve di Del Neri. Arrivato Conte, non rientra più nel progetto. Segna anche un goal, a Catania, ma a conti fatti, lui non rientra nei piani di gioco del tecnico. Conte chiede ai suoi esterni sacrificio, corsa e attenzione in fase difensiva. A gennaio stava per lasciare Torino, ma decide, infelicemente, di rimanere. Il serbo conta solo 7 presenze quell’anno.
Marco Borriello
Voluto fortemente da Antonio Conte nel mercato invernale dopo una prima parte di stagione alla Roma, complice una condizione fisica poco accettabile, Borriello non riesce ad ingranare sin da subito nei nuovi schemi. Il tecnico bianconero tuttavia insiste spesso e volentieri su di lui, mostrando gran fiducia e una buona dose di coraggio, finendo per aver ragione quando, lanciato il quel di Cesena, il numero 23 bianconero sigla un gol che pesa come un macigno nella corsa scudetto, ripetendosi pochi giorni dopo contro il Novara. Questi gli unici due gol di Borriello in bianconero, in 13 presenze. E può prendere parte alla festa scudetto.
Michele Pazienza
Uno di quei giocatori all’apparenza anonimi, ma che agli allenatori fanno veramente comodo. Con Conte, a causa della concorrenza spietata a centrocampo (Vidal, Marchisio, Pirlo), trova poco spazio. Nonostante le buone prestazioni nelle poche presenze (8), a gennaio torna all’Udinese. La medaglia della cerimonia gli viene poi recapitata a casa per posta.
Marcelo Estigarribia
Arrivato a Torino tra lo scetticismo generale, si è conquistato l’affetto dei tifosi con prestazioni piene di impegno, ma forse non del tutto ai livelli di una squadra che vuole lottare per lo scudetto. L’esterno però non si è mai fatto trovare impreparato e, nel corso delle sue 14 presenze, di cui solo 2 da titolare, ha dimostrato attaccamento alla maglia e voglia di prendersi il posto. In estate la Juventus lo rimanda al mittente.
Fabio Grosso
Dopo essere stato messo fuori rosa da Del Neri, Conte lo reintegra in parte nella squadra, ma solo per poco. Gioca da titolare a Siena e, successivamente, contro il Catania, salvo poi non essere più presente nemmeno in distinta per il resto del campionato. Vince, di fatto, lo scudetto, ma fu l’unico della rosa juventina a non partecipare alla cerimonia di premiazione avvenuta allo Stadium. A fine stagione rimase svincolato, per poi ritirarsi dal calcio nel dicembre successivo.
Frederik Sørensen
Il danesino, sorpresa della stagione precedente, non vede mai il campo se non per una manciata di minuti in Coppa italia, a metà stagione fa le valigie destinazione Bologna.
Amauri, Iaquinta, Toni
3 attaccanti di lustro, 2 di loro hanno vinto un mondiale mentre l’altro conta già 57 gol in Serie A. Eppure in 3 contano ben 0 presenze nella Juve di Conte. Oscurati dai vari Matri, Vucinic e Quagliarella, tutti e tre vengono ceduti in inverno, dopo 5 mesi di allenamenti senza frutti. È la conferma che, con Conte, il nome non conta.
Reto Ziegler
Questo, forse, è solo per i più romantici. Solo presenze nelle amichevoli precampionato per lo svizzero. Dopo 5 anni passati alla Sampdoria, la dirigenza juventina fiuta l’occasione a parametro zero e gli offre un contratto. Tuttavia, Conte non sembra soddisfatto del giocatore e da il via libera per la cessione. A settembre, dopo due mesi in bianconero e 0 presenze ufficiali, va al Fenerbache.
Volutamente, non citiamo i nomi, ormai abusati di Padoin e De Ceglie, poiché i due confermano che il duro lavoro, almeno con Conte, paga sempre. Il primo, con sole 6 presenze nella prima stagione, rimane in bianconero per 5 stagioni, mentre il secondo, nella stagione dello scudetto 2011-2012 conta ben 21 presenze, una in meno di Del Piero.