Joao Aroso, fitness coach di Cristiano Ronaldo sia allo Sporting – fino all’estate del 2003 – sia in nazionale – tra il 2010 e il 2014 -, ha raccontato alcuni aneddoti sui segreti fisici dell’asso portoghese ai taccuini del quotidiano La Gazzetta dello Sport.
DATI – «Ricordo i dati in Nazionale, era quello che giocava di più e che aveva meno infortuni… Un robot come lui può fare tutto perché conosce il suo corpo, lo ascolta, lo accende e lo spegne. Già adesso che si avvicina la ripresa dell’allenamento collettivo inizierà da solo a provare con più frequenza i movimenti di gioco».
FEROCIA – «Quando allo Sporting facevamo lavoro di coordinazione sembrava un cartone animato: era tanto veloce da non crederci. E poi dopo i doppi turni di allenamenti, i compagni lo vedevano fare la corda e corsa nel corridoio della loro abitazione. Tutti conoscono la celebre amichevole col Manchester, quella in cui fu scelto da Ferguson: ricordo che i compagni della sua età stavano ad ammirare Van Nistelrooy e Scholes, lui guardava dritto davanti a sé senza spostare lo sguardo. Quella ferocia è la stessa di sempre».
PALESTRA – «Ha sempre lavorato in palestra e all’inizio puntava a scatenarsi su lunghi spazi, ma forse allora non era un “atleta scientifico” come ora. Il giocatore più “esplosivo” è diventato giustamente più “conservativo”, ma non c’è alternativa tra il primo Ronaldo e questo: sono complementari».
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