Marco Tardelli dice la sua. L’ex campione del mondo, prossimo candidato alla presidenza dell’Associazione Italiana Calciatori, in un’intervista al Corriere della Sera esprime un suo commento su tutti i grandi temi del calcio italiano.
IL CALCIO – «Sarà diverso perché senza tifosi mancherà l’anima. Lo confesso, sono curioso. Sarà un campionato nuovo, incerto, con molte incognite. E nel momento in cui si giocherà in continuazione ci sarà il rischio di qualche infortunio di troppo. Le cinque sostituzioni sono una bella idea: una responsabilità per gli allenatori che avranno la possibilità di incidere più del solito».
SI CANDIDA ALLA PRESIDENZA DELL’AIC – «Lo faccio perché credo che l’Aic in questi anni abbia commesso parecchi errori. Ha rinunciato a fare sindacato, più impegnato a fare politica che a tutelare gli interessi di chi ha bisogno. Io non voglio governare i calciatori, voglio aiutarli».
IL TAGLIO DEGLI STIPENDI – «È stato gestito male. Alla fine ognuno è andato in ordine sparso. E invece l’Aic doveva seguire tutti. Il vice presidente Calcagno tempo fa mi ha dato dello sciacallo perché ero intervenuto sull’argomento, dicendomi cose gravi, da querela. Gli rispondo che vada a controllare cosa avviene tra i Dilettanti. Certi delegati fanno campagna elettorale anziché occuparsi dei problemi».
LA RIPARTENZA – «Bene giocare, ma non mi vanno né i playoff né l’algoritmo».