Felipe Scolari, ex ct del Brasile, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
ARTHUR – «Torino è il luogo perfetto per lui. Cosa ricordo del giovane Arthur? Era già là, evidente, anche se aveva solo 18 anni: giocava a testa alta, aveva la capacità di passare la palla immediatamente, di trovare il compagno smarcato e farsi trovare smarcato. Non ha molta forza fisica, ma col senso della posizione supplisce e nel tempo è pure maturato. In quella stagione ho iniziato a portarlo in panchina e, anche senza giocare, gli ha fatto bene assaggiare l’aria della prima squadra. Poi dall’anno dopo ha trovato continuità».
RUOLO – «Per me il suo ruolo ideale è quello di secondo centrocampista che distribuisce il gioco: non è né un tradizionale regista arretrato né un trequartista avanzato. Perché ci ha messo tanto ad accettare la Juve? Beh, perché sta pur sempre giocando con il Barça, non è facile da lasciare. Aveva, però, una aspettativa diversa e per questo tentare col calcio italiano è l’opzione migliore: sono sicuro che farà benissimo, senza cambiare mai se stesso o essere costretto a snaturarsi. E’ già un top, non ci sono dubbi. Uno che vince al Gremio e poi è comprato prima dal Barça e poi dalla Juve, che cos’è? Non è vero che non ha continuità, tornerà al suo livello solito cambiando squadra».
LO SCAMBIO TRA JUVENTUS E BARCELLONA – «Chi ci guadagna? Tutti e due e nessuno dei due. Impossibile rispondere a questa domanda visto che entrambi sono destinati a essere centrali nelle loro nuove squadre. Se poi vinceranno o perderanno, non dipenderà solo da loro o dall’adattamento. I club sono sempre sistemi complessi… Se conosco Maurizio Sarri? Certo che lo conosco e mi piace tantissimo. E’ un allenatore di livello mondiale. La mentalità offensiva di Sarri è qualcosa di molto interessante per l’Italia: lui ama come me il gioco di qualità. Arthur è abile a giocare a due tocchi e ora trova l’allenatore perfetto per potersi esprimere: penso che sarà un grande matrimonio».
NAPOLI – «Everton era nello stesso gruppo di Arthur. Forse è meno conosciuto, ma è altrettanto interessante: è un giocatore veloce, che ha dribbling e, soprattutto, il gol nella testa. E’ la prima cosa che ha in mente già prima di ricevere palla: una dote che hanno pochi. Offre sempre ai compagni l’occasione di un lancio. Se finalizzerà l’affare, il Napoli farà un colpo molto importante e otterrà la profondità che forse gli manca».
CRISTIANO RONALDO – «La prima parola che mi viene in mente? Ammirazione. Io provo ammirazione sincera per lui, come uomo e come atleta. Il suo segreto è che si preoccupa di fare ogni cosa al meglio tutti i giorni. Non accetta niente che non sia il meglio e controlla tutto. Riuscirci non è facile mentalmente, ve lo assicuro. Quanto durerà ancora? Almeno per due o tre anni sarà ancora uno dei migliori del pianeta grazie all’esuberanza fisica. Lui sa esattamente cosa fare per tenersi al top, per essere in condizioni migliori degli avversari e dei compagni. E’ un bene che continui per tutti quelli che amano il calcio».