Via dalla Juve per un sms e in prigione per una bugia: l’incredibile storia di Vincent Pericard

by Redazione Cronache

La storia di Vincent Péricard è di quelle che lasciano a bocca aperta. Cacciato dalla Juventus per un sms ad una professoressa e in galera per aver mentito: non proprio la storia del vostro normale vicino di casa. Come racconta goal.com, tutto comincia in bianconero, dove nel 2000 il nativo di Efok, in Camerun, viene scelto a 18 per andare alla corte di Ancelotti.

Maledette lezioni di italiano

L’inghippo accade durante le lezioni di italiano che lui, Bonnefoi e Trezeguet prendevano come da prassi. L’insegnante è bellissima e Pericard decide di provare a scriverle di uscire insieme. Non l’avesse mai fatto: «Un’ora dopo squillò il telefono. Era Roberto Bettega, il vicepresidente della Juventus. Ci fece una bella strigliata e ci chiese chi pensavamo di essere per mandare dei messaggini alla sua compagna. Noi però non sapevamo che fosse la sua fidanzata. Fatto sta che mi hanno mandato in prestito al Portsmouth. Mi sono rovinato la carriera alla Juve per colpa di un sms sfortunato. Non ho dubbi che se non fosse successe quello, la mia vita sarebbe stata diversa».

In galera

Altra sliding door della sua vita e carriera è quando nel 2007 a Stoke-on-Trent – la città inglese – Pericard viene fermato dalla polizia e mente sul guidatore dell’auto: cinque settimane in prigione. E così la depressione si impossessa di lui: «Stoke è un posto orrendo e molte persone pensavano al suicidio. Pure io. Pensavo le cose più brutte. Lì nella zona non sono poche le persone con tendenze suicide. Stavo male, ma trovai la forza di parlarne con il manager». Sull’esperienza in cella racconta: «La prigione è un mondo totalmente a parte, un posto dove nessuno vorrebbe mai finirci perché è il regno dei criminali, che hanno un modo di pensare tutto loro e leggi e regole proprie. Io ho imparato che la tua vita può davvero cambiare in un attimo. Avrei dovuto essere felice, con i miei amici e la mia libertà, invece, improvvisamente, mi hanno tolto tutto: nessun contatto, niente telefono, nulla di nulla».