Nelle ultime ore stanno facendo discutere le dichiarazioni di Antonio Conte nel post-partita di Atalanta-Inter. Il suo futuro in nerazzurro torna ad essere in dubbio e chissà che all’orizzonte non possa esserci il ritorno alla Juventus.
Per lui il club bianconero è l’eccellenza, tanto da sembrare a volte ossessionato dal club che lo ha reso grande da calciatore prima e da tecnico poi. Ha vinto tutto ciò che c’era da vincere in bianconero e quasi tutto con la fascia di capitano al braccio. Ed è stato lui a porre le basi della dinastia bianconera degli ultimi nove anni. Che ci sia qualcosa di più di una semplice stima verso un certo modo di intendere la cultura della vittoria? A pensar male si fa sempre peccato, però i maligni cominciano a sospettare che in fondo i continui attacchi alla società, gli inviti a prendere spunto dalla gestione della Juventus per puntare all’eccellenza, non siano buttati lì a caso. Sembra il modo per riagganciarsi a quel cordone ombelicale tagliato sei anni fa in fretta e furia per divergenze sul mercato e sul progetto.
Il fatto che lo strappo potente con l’Inter arrivi proprio adesso, nel momento più difficile della gestione Sarri a Torino, con un divorzio tra il tecnico toscano e la Juventus che non sembra più utopia, apre a prospettive impensabili fino a poche settimane fa. Forse è presto, come si legge su La Gazzetta dello Sport, per parlare di un possibile ritorno di Conte in bianconero, eppure la prospettiva non appare così fantascientifica.
Il futuro è un grande punto interrogativo, ciò che è sicuro è che l’attacco di Conte non ha risparmiato nessuno dei vertici societari. Non ha fatto nomi, ma non serviva per immaginare a chi fosse indirizzato lo sfogo in mondovisione post Atalanta. Prima di prendere una decisione vuole parlare con Steven Zhang, che da queste parti non si vede da 4 mesi e da cui vorrebbe capire i reali programmi per il futuro: non solo mercato, conta la gestione.