Il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, tramite i canali ufficiali del club, ha fatto il punto sulla stagione della viola, tornando anche sugli episodi arbitrali:
«Il momento più bello è il primo giorno, con l’accoglienza avuta da me e dalla mia famiglia. Poi abbiamo incominciato a prendere soldi dall’America, dall’Italia, aiutando gli ospedali a Firenze. Ricordo le mascherine che abbiamo mandato a Gioia Marina. E poi quando ci siamo salvati dalla possibilità di andare in B. Nelle ultime sette partite abbiamo giocato bene, siamo arrivati al posto che la Fiorentina si merita».
OBIETTIVI E COSA C’È DI POSITIVO – «La tifoseria, non lo avevo capito prima di venire a Firenze, non conoscevo l’importanza della Fiorentina per i suoi cittadini. Negativa era la situazione della squadra, abbiamo accelerato molto per comprare la Fiorentina nello spazio di due-tre settimane. Pensando a Milan, Inter o Roma… Gli accordi si fanno in mesi e non vanno avanti. Prima del nostro arrivo i ricavi della Fiorentina erano andati giù, in dieci anni. Oggi un giocatore che potevi comprare a 20 milioni ora costa il doppio, minimo. Con i ricavi andati indietro e con i costi del calcio e dei giocatori, siamo molto molto più messi male rispetto a dieci anni fa. Abbiamo ancora quaranta giocatori, non lo sapevo precisamente che dobbiamo fare questo grande grande lavoro per potere aiutare la squadra a ridurre i costi dell’ingaggio e portare questi in qualche altro posto oppure venderli. Il management è stato tutto cambiato, con Joe Barone, Pradè, altra gente se n’è andata, c’è stata una rivoluzione manageriale e stiamo andando avanti».
LE DICHIARAZIONI DOPO JUVE-FIORENTINA – «Forse avrei dovuto parlare più piano e non gridare, ma il concetto è che andando nello spogliatoio ho visto i ragazzi depressi e arrabbiatissimi. Parlo tipo Dragowski. Come ex capitano della mia squadra, 50 anni fa, mi andava di prendere le difese della squadra e dei giocatori. Ho visto molte cose, dall’arbitraggio incominciato con il Napoli – e i tifosi lo ricordano, con Mertens – ed è continuato, continuato, continuato. Sia Pezzella, Ribery, Chiesa, ci hanno menato e non è piaciuto affatto. Ho sbottato. Volevo ricordare che la legge sugli arbitraggi dev’essere uguale per tutti. Come me, come la Juventus, come il Napoli, come il Lecce, come il Genoa. Tutti devono essere trattati lo stesso. Io questo non l’ho visto. Faremo raccomandazioni pubbliche per far sì che il calcio italiano vada avanti. Le televisioni parlano male del calcio italiano, della quantità di rigori, perché l’arbitro alle volte va al Var e altre no. Manderò delle raccomandazioni scritte a Gravina e Nicchi, responsabili degli arbitri in Italia».
MEDIACOM O FIORENTINA – «Tra quattro giorni noi pubblichiamo i risultati di Mediacom del secondo bimestre. Sono buonissimi, sarà il novantaquattresimo trimestre consecutivo dove abbiamo migliorato il fatturato rispetto all’anno scorso, in un clima economico che è il peggiore della mia vita. Mediacom è come un orologio svizzero, è facile progettare e ricevere risultati, non so se è fortuna oppure è sapere fare, penso tutte e due. È considerata come una delle migliori società per risultati ottenuti in qualsiasi ramo. Se poi parliamo di telecomunicazioni e dell’intrattenimento, molte compagnie più grandi non hanno fatto bene come noi. Siamo un’eccezione nei nostri campi. Nella Serie A, o nella Fiorentina, io sto spendendo il 97% del mio tempo. La Fiorentina, rispetto alla Mediacom, è piccolissima: ma prende molto del mio tempo perché questo è il calcio. Speriamo di potere andare in vacanza nel futuro, quando so che tutto va bene…».
ALLENATORI – «Io ho questa predisposizione di ritenere di non mandare via le persone. Io non sono qui come manager, come leader, come capitano, come vuoi chiamarmi, Ceo, presidente, Rocco. Non mi piace mandare via gente, non mi piace rovinare la carriera a nessuno. So che le decisioni che prendo io avranno un potenziale risultato per le famiglie di quelli che lavorano per me. Il calcio è differente, lo sto vedendo. Solo quest’anno ci sono stati dieci esoneri, in certe squadre come il Brescia e il Genoa ci sono stati più di un cambio. Abbiamo comprato la Fiorentina velocemente, cambiato il direttore sportivo: non ho incontrato nessun altro, sono contento di Daniele, lo abbiamo preso, ha detto sì. Due settimane dopo, siccome Montella era in vacanza in Tibet, lui è venuto da me a New York e abbiamo riconfermato Montella perché io voglio dare opportunità e che lavorando per me si può stare bene. E poi c’era un contratto di tre anni. Poi è successo quel che è successo, a dicembre noi avevamo 17 punti in 17 partite, media di 1. Quello che si vedeva era che Montella aveva inanellato 4-5 partite molto molto negative, specie quella con la Roma dove abbiamo perso 4-1 che non mi è piaciuta affatto. Mi hanno portato 2-3 nomi, Pradè e Joe Barone, io ho deciso di andare avanti con Iachini. Grazie al Signore, le cose sono andate benissimo. Parliamo di Iachini e la decisione fatta su Iachini: alle volte leggo cose non vere, almeno non tutte. Prima di tutto Iachini, in 21 partite, ha preso solamente 20 gol, ha avuto la miglior difesa della Lega di A, una cosa che mi fa molto molto piacere. Otto volte non ha preso gol. La differenza gol era -7, con Iachini siamo arrivati a +3, meglio del Verona di Juric. La cosa bellissima è che Iachini ha perso 5 partite: la Juventus 6 partite, la Lazio 6 partite, il Napoli 7 e la Roma 8. Due o tre squadre hanno fatto meglio. Posso continuare ma la differenza è stata sostanziale, molto importante. Quando uno ha l’opportunità di venire a lavorare con me e ottiene i risultati è giusto tenerlo. C’è gente che lo critica, è vero che c’è stato un sondaggio che il 55% sono in favore, 45% no. Ma voglio domandare: quelli contrari quali idee hanno? Sapendo Firenze e sapendo le critiche, forse il 45% ci sono cinque-dieci nomi. Vuol dire che la decisione su Iachini convince la maggioranza dei tifosi».
OBIETTIVI – «Voglio essere la prima squadra nel mondo, contenti? Sto scherzando. Noi abbiamo studiato scrupolosamente quello che han fatto i presidenti il primo anno. Perché non possiamo fare come l’Atalanta? Ragazzi e ragazze, Percassi ha giocato a pallone, sa molto più di me. Il primo anno era in B, poi è salito in Serie A. Poi dodicesimo, quindicesimo, diciassettesimo, sedicesimo… Nel caso di Percassi ci sono voluti sei anni per arrivare al quarto posto. Nel caso di Saputo, a Bologna, fino a oggi non ha mai fatto 49 punti come quest’anno. E Saputo è la più ricca famiglia italiana in Canada. Vuol dire che Rocco ha fatto meglio di Atalanta e Bologna. Parliamo di Lazio e Napoli? La Lazio è stata presa e Lotito l’ha portata al decimo posto, poi diciassettesimo, poi terzo posto, dodicesimo, decimo, dodicesimo: una media di undicesimo, dodicesimo, nello spazio di sei anni. Rocco lo ha portato al decimo. Poi il Napoli era in C, in B, non so cos’è stata per 2-3 anni: poi ottavo e dodicesimo. Io posso continuare. Il Sassuolo ha fatto 2 punti in più di noi, ma Squinzi è stato in C e in B. Il Torino di Cairo… Parliamo della Fiorentina, visto che qualcuno dice che Rocco non sta andando come i Della Valle. Loro hanno comprato la Fiorentina con niente, o forse con poco più di niente. In Serie A, al primo anno, ha fatto 42 punti e sedicesimo posto. Perché tutti questi grandi presidenti, queste grandi aziende, sono più bravi di noi? Perché i giornali non scrivono che è un successone, pure con la disgrazia dei tre mesi di Montella, pure con il Covid. Sei ragazzi lo hanno avuto, il nostro allenatore ha avuto il Covid. Perché non si dice la verità? I dati sono quelli che sono. Qualcuno che fa il giornalaio, che parla in radio, che fa il tifoso. Io non so quello che so io, se dico qualcosa di sbagliato viene a dirmi. Nessuno può farsi i fatti suoi senza quelli veri. Pochissimi presidenti, pochissimi cambiamenti di proprietà hanno fatto i risultati di Rocco. Io non ho i legali della Juventus, non ho i ricavi dell’Inter, Roma, Napoli, Milan, Atalanta e Lazio, è difficoltoso arrivare in certi livelli. L’Inter ne ha 400, noi meno di 100: se uno è intelligente e capisce come cammina il calcio, con il fair play finanziario. Non è un buon business perdendo 50 milioni di euro all’anno, non lo farò mai. I soldi non sono un problema? Sì, è vero. Ma non li butto. Quando i Della Valle mi han chiesto i soldi, sono arrivati in 24 ore. I soldi sono pronti per investire, non per perderli. Nel centro sportivo, nello stadio. I soldi sono messi a disposizione per fare la squadra più forte a gennaio: a oggi, lascia che lo dica, sono stati portati in Italia cash sono 200 milioni. Poi ci sono i calciatori a gennaio, più il centro sportivo. Poi ce ne sono 70-80 spesi a gennaio, 280. Poi il centro che costa 70-80. Certo sono sicuro che i giocatori siano forti e bisogna aspettarli. Devo dire ai nostri tifosi che nessun presidente, al primo anno, li ha portati in Italia. Forse forse Suning dell’Inter. La voglia è di fare meglio, vorrei vincere domani. Però sono pure pratico e capisco che è difficile arrivare al secondo anno nei primissimi posti perché c’è competizione. Ci sono anche gli altri, non posso rassicurare nessuno che saremo sempre vincitori. Io voglio stare nel lato sinistro della classifica, a questo siamo arrivati, poi di fare meglio. Poi tutti quanti abbiamo i sogni, non è quello di arrivare al nono, ma di fare meglio».
MERCATO – «Non dirò niente. Perché gli incontri con Joe Barone e Pradè non sono ancora stati fatti. Se io voglio un calciatore e lo dico, poi il prezzo raddoppia. Non sono stupido».
SU CHIESA – «Io non l’ho mai criticato, ci vogliamo bene ed è un ragazzo in gamba. Io l’ho tenuto e credevo fosse la cosa migliore da fare l’anno passato. Non potevo presentarmi a Firenze vendendo il mio più grande asset. È stata la decisione giusta, qualcuno capisce quanto fosse importante mettere il piede giusto a Firenze. Abbiamo parlato con Chiesa, con suo padre: ora può andare, se i soldi sono giusti per noi. Dobbiamo parlare con lui e capire cosa vuole fare lui, ora non voglio più parlare di questo».
SU AMRABAT – «Ho detto a Pradè di prendere questo ragazzo, se possibile, e lo ha fatto. È stato l’unico che ho detto “andate a prenderlo perché lo voglio”. Gli altri li scelgono Barone e Pradè. Per il resto sono errori loro. Forse sono stati fatti due sbagli, tipo Pedro, ma anche buoni acquisti fatti. Nei report vedo che ogni settimana viene dato alla squadra, sul lavoro di Pradè, di Joe, non lo annuncio pubblicamente. Me lo tengo io».
SU CASTROVILLI – «Se la deve meritare chi la porta, visto che l’ha avuta Antognoni. Non è giusto che sia una mia decisione, dev’essere di Iachini con Pradè e Joe. Tutti credono che la maglia vada a Castrovilli io sono contentissimo».