di Leonardo Maldini
Spesso quando le squadre che partono dal nulla, da piccoli paesi o da posizioni di classifica medio-basse, ottengono grandi risultati, vengono prese in simpatia anche dai tifosi avversari. Come nel caso di Leicester, Atalanta o altre favole del calcio di oggi. Basti pensare che solo qualche giorno fa, l’intera nazione era incollata al televisore per vedere la partita persa sciaguratamente dagli uomini di Gasperini, pronta ad urlare ad ogni finta del Papu o ad ogni incursione in area di Pasalic. Eppure in Germania non è così. O perlomeno, non con il Lipsia.
Tanti giovani e l’arrivo dal basso: perché questo odio?
La risposta è legata ai proprietari, ovvero il colosso Red Bull, la famosissima azienda produttrice della bevanda energetica conosciuta in tutto il mondo.
Il magnate austriaco, per anni, ha cercato una squadra con cui tuffarsi nel mondo del calcio e, così, la prima scelta cadde sulla Dynamo Dresda, poi nel 2009 sul Markranstädt, squadra di quinta divisione che Red Bull acquisisce e, come al solito, trasforma. In Germania le norme vietano di inserire il nome di un marchio commerciale nella denominazione societaria (a meno di deroghe come il Bayer Leverkusen) e così la nuova squadra si chiama RasenBallsport Leipzig, con le iniziali RB che ricordano comunque il nome dell’azienda.
Il successo sul campo è immediato: in 5 anni passa dalla quinta alla seconda divisione conquistando poi nel 2016 l’accesso alla Bundesliga. Un altro sogno che si realizza e che non finisce perché la squadra di Hasenhüttl dopo 13 partite si trova sola in testa alla classifica a +3 dal Bayern Monaco, dando ai suoi tifosi la speranza che quella del Leicester non resti una favola isolata. Il primo campionato il Lipsia lo conclude in seconda posizione, ma le zone alte della classifica sono ormai un must. Anche quest’anno, infatti, con Nagelsmann in panchina, si sono conquistati il posto diretto per la Champions League. Il Lipsia è una squadra giovane, la più giovane della Bundesliga per la precisione, ma questo non può bastare ai tedeschi.
Infatti in Germania i tifosi danno molta importanza alla storia, alla tradizione. Club come il Bayern Monaco, l’Amburgo, il Borussia Dortmund, lo Schalke 04, il Werder Brema o il Borussia Moenchengladbach, hanno fatto la storia del calcio tedesco, mentre il Lipsia è considerata una società calcistica creata solo per macinare denaro. Ad oggi, però, il Lipsia sta diventando una realtà importante. I ragazzi di Nagelsmann, in un progetto ambizioso come quello attuale, si stanno esaltando, arrivando a classificarsi terzi in Bundesliga e in semifinale di Champions League dopo aver battuto Tottenham e Atletico Madrid.
I tedeschi non perdonano e di contestazioni ce ne sono state davvero molte. Oltre a varie tifoserie che si sono presentate con indosso un sacchetto di plastica, simbolo di una squadra finta, quella del Borussia Dortmund, alla prima gara contro i biancorossi in Bundes, ha disertato la partita contro la neopromossa accusando il Lipsia di giocare solo per vendere un prodotto.
La curva dell’Hoffenheim, attraverso gli striscioni, si è lamentata che per colpa loro gli è stato tolto il trono di squadra più odiata della Bundesliga e infine la Dynamo Dresden si è resa protagonista di macabro episodio in cui tifosi hanno lanciato in campo una testa di toro mozzata sullo slogan di “Tradition kann man nicht kaufen”: la tradizione non può essere comprata.
Ad oggi, però, il Lipsia è ad un passo dal sogno. Siamo certi che, chiunque ami il calcio in Germania, sotto sotto, un po’ ci spera.
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