di Andrea Sperti
È il 4 settembre 1994. Lo stadio Olimpico è gremito per la sfida di campionato tra Roma e Foggia. In campo si destreggia un ragazzino. Ha 17 anni e la maglia numero 9 sulle spalle. Ha personalità, si vede. Chiede palla spesso ed i compagni lo servono, si fidano di lui, nonostante sia il più piccolo di tutti.
Quel ragazzo, giovane ma già promettente, si chiama Francesco Totti e di lì a poco segnerà la prima di 307 reti con la maglia della Roma, la sua Roma, quella squadra che ha dovuto lasciare senza volerlo davvero.
Mazzone e Zeman: gli allenatori del destino
L’allenatore che ha creduto in lui è un certo Carletto Mazzone, mentre il mister avversario viene dalla Boemia ed all’anagrafe è registrato Zdenek Zeman. Totti segna, batte l’incolpevole Mancini con un fendente preciso e potente e realizza il suo sogno. Non lo sa ancora, ma quella diventerà la sua seconda pelle e quello stadio si alzerà in piedi tantissime volte per lui. Per omaggiarlo, per dirgli grazie, per ammirare le sue prodezze.
È il 4 settembre 1994. Lo stadio Olimpico è gremito e Francesco Totti si presenta alla sua gente con un gol. Ha tutta la carriera davanti, ma i romanisti hanno già capito tutto. Quel ragazzino è un predestinato, quella maglia numero 9 presto diventerà la 10 e la fascia al braccio sarà la normale conseguenza di una lunga ed infinita storia d’amore.