di Fabio Simonelli
Se ti chiami Estudiantes, a imparare a distanza, specie in questo periodo, ci sei anche abituato. Ecco, magari un po’ meno se si tratta di giocarti la partita internazionale più importante dei tuoi ultimi 20 anni. Eppure basta avere un po’ di fiducia nella tecnologia e magari nel tuo operatore telefonico. Quello di Martín Brignani ha di sicuro una buona ricezione. L’allenatore dei venezuelani dell’Estudiantes de Mérida, infatti, nell’ultimo turno di Copa Libertadores non ha diretto la sua squadra dal campo ma Mar del Plata, in Argentina. 8000 e più km di distanza da Mérida, coperti dai vocali su whatsapp.
Blocco totale
Non si trattava di un match qualunque. Dopo due sconfitte nelle prime due partite, infatti, quella contro i peruviani dell’Allianz Lima era l’ultima occasione di accorciare sul Racing Avellaneda e sul Nacional de Montevideo, rientrando in classifica nel girone F. Non proprio qualcosa che ti capita tutti i giorni, soprattutto se non partecipavi alla Libertadores dal 2003. Per questo motivo per esserci, Brignani, le aveva tentate tutte. L’allenatore era tornato a Mar del Plata, sua città natale, in maggio, d’accordo con la società, con un volo riservato a rimpatri.
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L’emergenza coronavirus in Sud America era solo all’inizio, ma campionato e Coppa erano stati sospesi. Brignani non si sarebbe mai immaginato che il lockdown sarebbe durato tanto. I vari Stati, infatti, da mesi hanno bloccato le frontiere e ridotto consistentemente i voli sul continente. Per passare da un Paese all’altro, poi, anche via terra, ci vuole un permesso speciale, quasi impossibile da ottenere. Fino a qualche giorno fa, però, la speranza di tornare a casa c’era ancora. «Una possibilità è volare sulla tratta Buenos Aires – San Paolo – Boavista. Posso entrare in Venezuela attraverso il Brasile e prendere un volo privato per Mérida» aveva spiegato a Olé. L’altra opzione avrebbe coinvolto la Colombia, ma dipendeva dalla riapertura dell’aeroporto di Bogotà agli scali internazionali.
Le piccole cose sul campo
Nel frattempo, ha allenato i suoi giocatori su Zoom. Un occhio al pc e un altro al telefono, che non ha mai squillato. Niente permesso e nessuna chiamata da Bogotà. Rispedita al mittente anche l’ultima richiesta di viaggiare con la delegazione dell’Allianz Lima. «Potrai ordinare i cambi da Mar de Plata?» gli avevano chiesto i giornalisti argentini. «Sarebbe un po’ autoritario. Non potrei vedere le piccole che succedono in campo» aveva risposto. Eppure deve aver cambiato idea perché nel secondo tempo ha stravolto la sua squadra. Sotto 2-0 al 62′, con un piede quasi fuori dalla Copa, ha inserito quattro giocatori, tra cui Wilson Mena, che ha segnato il gol del pareggio e si è procurato il rigore trasformato da Gamboa al 97′. Risultato, 3-2, partita ribaltata e qualificazione riaperta.
Moderna Odissea
Quella di Brignani assomiglia davvero a una moderna Odissea. A Ulisse gli dei riservavano una difficoltà ogni volta che si avvicinava al ritorno a casa, a Itaca. Qui non ci sono dei, ma un virus che fa davvero paura. Così tanta che il Ministero della Sanità uruguayana non gli ha concesso di entrare nel Paese. L’allenatore aveva già preso contatti con il Nacional che in settimana giocherà proprio a Mérida. Il club gli aveva permesso di viaggiare con lo staff ma il governo ha bloccato tutto. Probabile quindi che dovrà allenare ancora via whatsapp, mandando le indicazioni agli assistenti. La squadra ormai ci ha preso gusto. Si chiamano pur sempre Estudiantes e a prendere lezioni a distanza, in fondo, ci sono abituati.
El @MSPUruguay no deja que se incumpla el protocolo y Martín Brignani entrenador de @EstudiantesMEFC no podrá viajar el lunes con @Nacional en el chárter. @TelemundoUY @DIRECTVSports pic.twitter.com/z488sPQtjb
— BUYSAN (@Buysan) September 18, 2020