di Gabriele Codeglia
La sua avventura nel Vecchio Continente si è conclusa dopo tredici anni, praticamente tutta la sua carriera.
Non è detto che, un domani, Gonzalo Gerardo Higuaín non faccia ritorno in Europa. Il 17 settembre rescinde il proprio contratto con la Juventus e si imbarca sull’aereo per fare ritorno in America, questa volta in quella del Nord. Il giorno successivo viene ufficializzata la sua firma con l’Inter Miami, club di Major League Soccer, di cui è proprietario anche David Beckham, e in cui ritrova l’ex compagno Blaise Matuidi.
Con Real Madrid, Napoli, i bianconeri, Milan e Chelsea, il Pipita colleziona, tra tutte le competizioni, 646 presenze e 291 gol. Una media di una rete ogni 2,21 partite o, se preferite, 0,45 marcature per match.
Ma quand’è che l’attaccante nato in Francia, a Brest, ha spiccato definitivamente il volo?
Dobbiamo tornare indietro all’8 ottobre del 2006. Esattamente quattordici anni fa.
Siamo a Buenos Aires, e non potrebbe essere altrimenti, all’Estadio Monumental ‘Antonio V. Liberti’, la casa del Club Atlético River Plate.
Sta per andare in scena il Superclásico tra i Millionarios, allenati da Daniel Alberto Passarella, leggenda del club e del calcio argentino, ex di Fiorentina e Inter tra il 1982 e il 1988; e il Boca Juniors di Ricardo La Volpe.
È la decima giornata del Torneo de transición, più comunemente noto come Apertura, in pratica il girone d’andata del campionato. Il fischio d’inizio sarà di Horacio Marcelo Elizondo, colui che ha estratto il rosso in faccia a Zidane qualche settimane prima.
Gli Xeneizes sono saldamente in testa alla classifica, con 25 punti, mentre i padroni di casa sono terzi, a -7.
Nonostante il ‘derby’ parta male per il River, visto l’infortunio al terzino sinistro Dominguez dopo soltanto nove minuti, sono proprio gli uomini di Passarella a portarsi avanti al 30′.
Punizione appena davanti al lato corto sinistro dell’area: è uno schema. Il capitano del River, Fernando Belluschi, batte rasoterra, a rimorchio per Zapata che la indirizza di esterno destro verso la porta difesa da Bobadilla. C’è una selva di gambe e, tra queste, la più rapida di tutte è quella destra di Gonzalo Higuain. Istinto puro, il sapere dove, quando e come: si chiama innatismo. Gli basta un tocco, gli basta piegare la gamba all’indietro: un colpo di tacco talmente veloce che serve il replay per capire chi, dal cuore de l’area chica, ha saputo spingere in rete quel pallone per il gol dell’1-0.
La reazione del Boca, però, è immediata e il pareggio arriva soltanto dopo due minuti. Un altro giovane, anche se più maturo, che pochi anni più tardi si presenterà nella nostra Serie A, fa vedere ciò di cui è capace fissando il risultato sull’1-1. Si chiama Rodrigo Palacio, per tutti el Trenza.
Al rientro dagli spogliatoi, il River ha bisogno di una scossa, di una nuova iniezione di adrenalina per infiammare un Monumental già rovente.