9 ottobre 1988 – La Serie A riparte con uno straniero in più per ciascuna squadra

by Redazione Cronache
platini maradona

«Cosa resterà degli anni ’80» cantava Raf al Festival di Sanremo del 1989. Se lo chiedevano in molti in quel momento, nel mondo, ma anche in Italia. Se lo saranno chiesto, molto probabilmente, anche gli appassionati e i tifosi della nostra Serie A.

Qualche mese prima infatti, precisamente il 9 ottobre del 1988, ovvero trentadue anni esatti fa, cominciava la 57° edizione a girone unico del massimo campionato italiano.
Nello specifico vengono cambiati alcuni aspetti e regole. Si torna a 18 squadre partecipanti: non accadeva dalla stagione 1966-1967, l’ultima prima di passare a 16.

Ma la decisione che rivoluziona il campionato, e che è un chiaro segnale verso un futuro sempre più internazionale e globalizzato, è l’apertura all’arrivo di un terzo giocatore straniero in rosa. Così facendo i club di A sfruttano la situazione per pescare talenti e campioni dall’estero.

Premessa

Il primo passo verso il calcio moderno, come lo conosciamo noi oggi, era stato fatto nel 1980 con la famosa ‘riapertura delle frontiere’ dopo ben sedici anni. Ciascuna delle squadre di A può tesserare un giocatore straniero (e con ‘straniero’, in questi anni, non esiste il concetto di ‘extra-comunitario’, unico vincolo presente oggi). Il ‘problema’ nasce dopo la cocente eliminazione dal Mondiale del 1966, per mano della Corea del Nord e del gol di Pak-doo-Ik. Come reazione alla disfatta, la Federazione pone il veto sull’ingaggio di calciatori stranieri, che fino a quel momento avevano alzato il tasso tecnico del campionato, ma che, allo stesso tempo, avevano impedito a molti giovani italiani di emergere. In pratica, gli stranieri già ingaggiati prima del ’66 possono restare, perché la decisione non ha effetto retroattivo, ma non possono arrivarne di nuovi.

Nel 1982 si passa alla possibilità di avere un secondo straniero in rosa, prima di arrivare al blocco (durato tre stagioni) del mercato in entrata dall’estero, istituito ufficialmente a partire dal 1° luglio 1984.

Ma torniamo al 1988 e alla nuova Serie A…

next page

In totale, in quella stagione, gli stranieri presenti in Serie A sono esattamente 51. Per l’esattezza così distribuiti:

        • 15 dal Brasile;
        • 8 dall’Argentina;
        • 5 dalla Svezia;
        • 5 dalla Jugoslavia;
        • 4 dalla Germania;
        • 4 dall’Olanda;
        • 2 dal Belgio;
        • 2 dall’Uruguay;
        • 1 da Cile, Danimarca, Finlandia, Inghilterra, Portogallo, Spagna, Ungheria e Urss.

Ascoli

Lo storico presidente Costantino Rozzi ha nella propria rosa il difensore jugoslavo Mustafa Arslanović, e gli attaccanti Walter Casagrande, brasiliano che in Italia giocherà anche con il Torino, e Borislav Cvetković, anche lui jugoslavo. Alla fine della stagione, i marchigiani si salvano con 29 punti.

Atalanta

La Dea vola con gli svedesi Robert Prytz e Glenn Peter Strömberg, capitano e bandiera del club bergamasco. L’altro straniero è l’attaccante brasiliano Evair. I nerazzurri chiudono al sesto posto, qualificandosi in Coppa UEFA.

Bologna

Anche i felsinei sfruttano tutti gli slot disponibili. I tre stranieri sono il difensore belga Stéphane Demol, il centrocampista finlandese Mika Aaltonen, e l’attaccante cileno Hugo Rubio che però chiuderà la stagione a quota zero gol. Ci sarebbe un altro straniero in squadra, si tratta del sammarinese Massimo Bonini, ex Juventus, che però non viene conteggiato come tale. Anche i rossoblu si salvano, con 29 punti.

Cesena

I romagnoli contano due stranieri, uno jugoslavo e uno svedese: Davor JozićHans Holmqvist. Salvezza anche per i bianconeri, pure loro a quota 29.

Como

Retrocessione in riva al lago, nonostante in rosa ci siano il centrocampista brasiliano Milton e l’attaccante svedese Dan Corneliusson, al suo ultimo anno con i comaschi. La squadra termina ultima in classifica con 22 punti.

Fiorentina

I due stranieri sono lo svedese Glenn Hysén, di ruolo libero, e il mediano brasiliano Dunga che sarà poi CT della nazionale verdeoro tra il 2006 e il 2010 e poi di nuovo dal 2014 al 2016. Curioso il motivo del suo soprannome, che in patria non è altro che l’appellativo di ‘Cucciolo’, uno dei sette nani di biancaneve. I viola chiudono settimi, centrando la qualificazione in Coppa UEFA.

next page

Inter

I nerazzurri vincono lo scudetto sotto la guida di Giovanni Trapattoni. La squadra verrà ribattezzata ‘l’Inter dei record’: 26 vittorie, 6 pareggi e soltanto 2 sconfitte, 67 gol fatti e 19 subiti, miglior attacco e miglior difesa, per un totale di 58 punti, a +11 sulla seconda. Una vera e propria corazzata, dove si leggono i nomi dei tedeschi Andreas Brehme Lothar Matthäus (poi Pallone d’oro nel 1990), e dell’argentino Ramón Díaz, autore di 12 reti in 33 presenze.

Juventus

Non sono di certo gli anni migliori dei bianconeri. Il secondo portiere è l’argentino Hugo Rubini, ci sono poi il danese Michael Laudrup, l’ala sovietica Oleksandr Zavarov, e il piccolo portoghese Rui Barros. La squadra allenata da Dino Zoff conta quindi quattro stranieri in rosa: nessuno di questi ha la doppia cittadinanza. Non siamo quindi riusciti a capire perché la Juventus ha avuto la possibilità di possedere uno straniero in più. In ogni caso, quarto posto finale a quota 43 punti e qualificazione alla Coppa UEFA.

Lazio

I biancocelesti rispettano… i colori. Gli unici due uruguagi del campionato, infatti, sono entrambi nella rosa a disposizione di Giuseppe Materazzi (padre di Marco). Si tratta del difensore Nelson Gutiérrez e dell’amatissimo attaccante Rubén Sosa, che passerà all’Inter nel 1992 dopo 140 presenze e 47 gol con la maglia della Lazio. Il terzo straniero è l’argentino Gustavo Dezotti. Decimo posto finale per i capitolini.

Lecce

Per i salentini, due argentini e un ungherese: Juan Barbas, capitano, Pedro Pasculli e István Vincze. Campionato sorprendente, quello disputato dagli uomini di Carlo Mazzone: 31 punti e nono posto finale.

Milan

I rossoneri vantano gli stranieri che più di tutti sono rimasti nella memoria collettiva, anche di chi non segue il calcio con così tanto interesse. L’arrivo di Frank Rijkaard, per 5,8 miliardi di lire dallo Sporting Lisbona, va a completare il trio dei ‘tulipani olandesi’, assieme a Ruud GullitMarco van Basten. I rossoneri terminano la stagione al terzo posto, con 46 punti, ma vincono la Coppa dei Campioni a distanza di vent’anni dall’ultima volta.

Napoli

La seconda forza del torneo (47 punti), si affida al Sud America, due brasiliani e ‘un’ argentino. Stiamo parlando, ovviamente, di Alemão, Careca e Maradona. In tre segneranno 30 gol, più della metà di quelli realizzati da tutta la squadra in campionato (57).

next page

Pescara

Il Delfino di Giovanni Galeone ha a disposizione tre brasiliani: Júnior (capitano), Tita, che sarà capocannoniere della squadra, e Edmar. Ma nonostante la carica dei verdeoro, i biancazzurri retrocedono in B alla luce dei 27 punti e del sedicesimo posto finale.

Pisa

L’unico inglese del campionato gioca all’ombra della Torre: è il difensore londinese Paul Elliott. Ci sono poi Mario Been, olandese, e il belga Francis Severeyns. La squadra del presidentissimo Romeo Anconetani

Roma

Anche tra i giallorossi c’è prevalenza di brasiliani, per la precisione sono due: Andrade e Renato. L’altro slot viene occupato dal tedesco Rudi Völler. Ottavo posto finale con 34 punti.

Sampdoria

I blucerchiati del presidente Mantovani hanno già l’esperto brasiliano Toninho Cerezo, e prelevano dal Barcellona Víctor Muñoz, centrocampista spagnolo. Sono le basi per lo scudetto che arriverà tre anni più tardi. Per ora, i liguri si ‘accontentano’ del quinto posto.

Torino

Molto Brasile anche in granata. EduMüller, più lo jugoslavo Haris Škoro, ma nonostante ciò la squadra piemontese retrocede in Serie B.

Verona

Chiudiamo con gli scaligeri. Un tedesco, Thomas Berthold, e due argentini, Pedro Troglio Claudio Caniggia.