L’SOS del calcio è arrivato. Non da solo, naturalmente, in una giornata drammatica come quella di ieri. Ma il messaggio della Serie A è chiaro: «Siamo a rischio default», dicono sia Gravina che Dal Pino, presidenti di Figc e Lega di Serie A. La prospettiva spaventa: come si legge su La Gazzetta dello Sport, si calcola si calcola che dallo stop di marzo fino alla fine della stagione in corso si possano perdere 600 milioni di euro per l’assenza di pubblico e i mancati ricavi da sponsorizzazioni.
La situazione
Gli stadi resteranno chiusi per tanto tempo, visto che è impossibile immaginare una data per una piccola apertura degli impianti. Rimangono i diritti tv, un ambito che dovrebbe portare un futuro migliore anche grazie all’ingresso dei fondi, ma non sarà facile arrivarci. Il problema di liquidità riguarda tutte le società: non solo le medio-piccole, ma anche le big. Per questo il calcio ha chiesto aiuti al Governo, almeno indiretti. La richiesta: adeguate forme di ristoro o almeno sospensione dei versamenti da adesso alla fine dell’emergenza.
In tal senso sono piuttosto chiare – e preoccupanti – le parole di Dal Pino: il numero uno della Lega di A ha espresso la «forte preoccupazione per la grave situazione finanziaria delle società a rischio collasso ed anche per gli effetti collaterali che le misure del Governo produrranno sul sistema economico e sociale».
Come usare gli aiuti
Gli aiuti che entrerebbero nelle casse dei club non servirebbero a pagare lo stipendio di star milionarie, ma a mettere in sicurezza la base del sistema. Ecco perché nei prossimi giorni verrà avviata una discussione con tutte le componenti, calciatori compresi.
La situazione in corso ha fatto dimenticare anche la ricerca del famoso piano B, quella da attuare in caso di sospensione del campionato. Nonostante la risalita dei contagi, non si è ancora discusso di alcunché a proposito.
I problemi dell’altro calcio
Intanto anche l’altro calcio si lecca le ferite, che per il momento sono maggiori del calcio dei professionisti. Dopo aver salvato una parte della sua attività la scorsa settimana (si erano fermati solo la Terza Categoria e i campionati giovanili di livello provinciale), ora si fanno i conti con una chiusura vicina alla totalità dell’attività. Di fatto, oltre alle tre categorie professionistiche (A, B e C), si salva solo la serie D. Ma oggi si farà il punto e ci sono diverse ipotesi che si discuteranno con i club: c’è anche la possibilità di fermarsi e di riempire queste settimane fino alla scadenza del Dpcm per recuperare tutte le partite saltate, oppure di bloccare il campionato. Possibilità che invece è diventata certezza dall’Eccellenza in giù.
«Spero che il calcio venga considerato e tutelato – dice Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente federale – al pari di tutte le altre categorie produttive». Insomma, è tutto il calcio a chiedere aiuto.