di Andrea Sperti
La stagione 2020/2021, seppur tra tante difficoltà ed incognite, è partita con il botto. Il campionato di Serie A, infatti, sembra tra i più equilibrati degli ultimi anni, con tante squadre pronte a lottare per i diversi obiettivi stagionali.
Numeri a confronto
Oltre alla palese ed evidente assenza del pubblico sugli spalti, a causa del Coronavirus, ciò che è cambiato rispetto agli altri anni è la facilità con la quale le squadre vanno al gol. Confrontando questo avvio di torneo con quello dello scorso anno, possiamo notare come si sia passati dai 141 gol segnati nelle prime 5 giornate del campionato 19/20 ai 177 siglati nelle prime 5 di questo campionato.
Non sono solo le 36 reti segnate in più a far riflettere, ma soprattutto il modo in cui stanno arrivando, con tanti svarioni difensivi e parecchie disattenzioni, soprattutto a livello tattico.
C’era una volta l’Italia del catenaccio
L’Italia, e nella fattispecie gli allenatori italiani, sono da sempre riconosciuti nel mondo come la patria della difesa e del catenaccio. Qualcosa, però, sta cambiando, soprattutto nella testa dei nuovi tecnici, propensi a rischiare di prendere gol pur di partire dal basso, attuando un gioco piacevole e sfrontato. La nuova generazione di mister del Bel Paese ha in mente il bel gioco, con il risultato che può essere raggiunto solo attraverso un’idea di calcio ben precisa e radicata nella testa dei calciatori.
Quanto incide il Coronavirus?
Oltre alle nuove idee, però, anche il virus e gli stadi vuoti stanno paradossalmente contribuendo ad aumentare lo spettacolo in campo. Prima, infatti, con i tifosi sugli spalti, centrocampisti ed attaccanti provavano meno spesso la giocata, per paura di fischi o mugugni da parte del pubblico. Adesso, invece, le urla dei tifosi seduti sul divano di casa non arrivano ai calciatori, che quindi si sentono più liberi di tentare la magia, con la possibilità di trovare con maggiore facilità la via del gol.
Anche i difensori, dal canto loro, avvertono minore pressione e delle volte si avventurano in giocate poco felici, che costano gol e sconfitte alla propria squadra.
Tutto questo è un bene o un male?
Se da una parte, tutto questo, ha elevato lo spettacolo e l’interesse degli appassionati, che adesso sanno di poter vedere molti gol anche nelle sfide salvezza, dall’altra ha abbassato il livello del campionato, con partite che terminano sì con tanti gol, ma che rappresentano la sagra dell’errore o, a volte, dell’orrore.
Chissà se rivedremo di nuovo il vecchio calcio italiano, fatto di provinciali arroccate in difesa con la filosofia del “prima non prenderle” marchiata sulla pelle e di big capaci di terminare il campionato con meno di 30 gol subiti a stagione, o se dovremo abituarci a questo nuovo modello, pieno di gioco, gol e sbavature difensive.
Il calcio è cambiato, ce ne siamo accorti ma non è detto che mutare sia sempre un bene. A volte è meglio lasciare tutto così com’è. In fondo quell’idea di gioco ci ha permesso di vincere 4 Campionati del Mondo.